La busta paga più gonfia è quella che arriva ogni mese ai cinque dirigenti di prima fascia dei Monopoli di Stato, che nel 2007 hanno guadagnato in media 250mila euro all'anno.
Guardando alla dinamica, però, a scoppiare di salute sono le retribuzioni dei dirigenti ministeriali, che tra 2005 e 2007 sono aumentate del 16,7% nel caso dei vertici apicali (portando a un consuntivo medio di 173mila euro) e addirittura del 23% per i dirigenti di seconda fascia (giungendo a quota 80.500 euro l'anno). Nei ministeri, però, la corsa non è stata confinata ai livelli dirigenziali ma ha coinvolto anche i 190mila impiegati «semplici», che a fine 2007 hanno messo insieme in media l'11,8% in più di quanto guadagnato due anni prima. Uno sprint di tutto rispetto, secondo solo al +16,8% fatto registrare dal personale diplomatico, che però naturalmente ha dinamiche retributive non confrontabili con gli altri comparti pubblici.
I dati emergono dal conto annuale del personale diffuso la scorsa settimana dalla Ragioneria generale dello Stato, che ha dedicato un capitolo all'analisi delle buste paga dei 3,36 milioni di dipendenti pubblici a tempo indeterminato. Il costo totale del personale nel 2007 si è attestato a 156 miliardi di euro, il 4% in meno nel 2006. Ma su questa dinamica incide l'altalena degli arretrati contrattuali (rispetto al 2005, l'aumento è del 5,6%), mentre le retribuzioni effettive, depurate da questo fattore, puntano tutte all'insù. E la fotografia arriva alla vigilia di una stagione fitta di rinnovi contrattuali, aperta mercoledì scorso proprio dai ministeriali (si veda anche l'articolo nella pagina a fianco) e proseguita in questi giorni con una pioggia di atti di indirizzo, che fanno seguito al Protocollo firmato due settimane fa a Palazzo Chigi.
E le firme in calce ai contratti spiegano anche le dinamiche rilevate dalla Ragioneria nei diversi comparti, che in una stagione contraddistinta da ritardi cronici hanno seguito ritmi diversi nella stipula delle intese. Via XX Settembre spiega però che a influire sui valori della «retribuzione effettiva», vale a dire sulle somme reali lorde percepite dai dipendenti pubblici, è anche «la variabilità di alcune componenti della remunerazione» (cioè la diffusione di voci accessorie) e la «movimentazione del personale» (cioè, oltre al turn over, il tasso di generosità nelle promozioni)
È l'insieme di questi fattori, insomma, a premiare i 2.700 dipendenti della presidenza del Consiglio, che lontano dai ruoli dirigenziali sfiorano i 37.500 euro l'anno (sono anche il comparto più "anziano", anche se di poco, all'interno di una Pubblica amministrazione in progressivo invecchiamento) e hanno visto aumentare del 10,3% le proprie entrate medie (grazie anche a un turno di rinnovo, contro i due che hanno caratterizzato il triennio dei ministeriali). Con la loro somma, i dipendenti di Palazzo Chigi staccano tutti gli altri settori pubblici confrontabili, a partire dalle agenzie fiscali che si piazzano al secondo posto con 33.300 euro alimentati anche dai premi frutto della lotta all'evasione. Le buste dimagriscono invece dalle parti della scuola e degli enti territoriali, per arrivare sotto i 25mila euro l'anno nel caso del personale tecnico delle università. Il cui contratto sul 2006/07 è però arrivato in forte ritardo (è stato siglato a fine ottobre), viziato anche da una serie di automatismi su stabilizzazioni e part time che hanno attirato l'attenzione di Corte dei conti e Funzione pubblica ma non hanno fermato l'intesa. Sulle cattedre, invece, la Ragioneria indica una cifra di 56mila euro, che però è frutto della media di docenti (il cui costo annuo viaggia intorno ai 110mila euro se ordinari e 74.500 se associati) e ricercatori (fermi invece a quota 50mila).