Via libera carico di tensione per il ddl sul processo breve, mentre Berlusconi annuncia che sta valutando la possibilità di non presentarsi in tribunale per i processi che lo riguardano. «I miei avvocati - ha detto il premier - insistono a dire che mi troverei di fronte a dei plotoni di esecuzione. Non so se andrò, stiamo discutendo». Intanto l'aula del Senato ha approvato il provvedimento con 163 sì, 130 no. Due gli astenuti. Il ddl passa ora all'esame della Camera. È subito bagarre in aula, sia al termine degli interventi, sia dopo il voto: i senatori dell'Idv hanno esposto cartelli con le scritte: «Berlusconi fatti processare», «muoiono processi Cirio-Parmalat». Uno è listato a lutto con scritto «La giustizia è morta». Il senatore del Pdl, Domenico Gramazio, dal centro dell'emiciclo ha tirato il fascicolo degli emendamenti contro i banchi dell'Idv. Poi anche lui è stato allontanato dai commessi.
Notte in aula per i senatori dell'Idv. I senatori dell'Italia dei valori hanno trascorso la notte nell'aula di palazzo Madama. «Un'azione di resistenza istituzionale - ha spiegato Leoluca Orlando, portavoce nazionale dell'Italia dei valori - nei confronti di una legge di eversione istituzionale ipocritamente denominata "processo breve"». Una «legge-vergogna» che rappresenta «un colpo mortale inferto alla cultura della legalità e a uno Stato di diritto che l'attuale maggioranza sta trasformando in stato di impunità per i criminali». Il segretario del Pd Pier Luigi Bersani ha ribadito che il suo partito si batterà con tutte le sue forze contro il provvedimento, che rappresenta «un'amnistia per i colletti bianchi» e ha accusato il centrodestra di essere una succursale dell'ufficio di difesa del presidente del Consiglio.
Le dichiarazioni di voto. «Ma è davvero breve questo processo? Nel ddl la parola breve non c'è. La legge che noi proponiamo - ha detto il capogruppo dei senatori Pdl, Maurizio Gasparri, annunciando nelle dichiarazioni di voto finali il sì del suo gruppo al processo breve - non cancellerà i processi. Riguarderà solo l'1% dei processi». Per i reati «di mafia e terrorismo arriviamo ad oltre 15 anni di durata. È questo un processo breve?». Gasparri ha anche sottolineato che l'articolo 111 della Costituzione prevede il giusto processo e l'articolo 6 della Convenzione europea per i diritti dell'uomo prevedono la ragionevole durata dei processi. «Con il processo breve - ha detto la presidente dei senatori Pd, Anna Finocchiaro - viene decretate la fine di migliaia di processi penali e quindi ci sarà una denegata giustizia per migliaia di cittadini». Per la senatrice la maggioranza fissa «in due ore la durata di una tratta ferroviaria, ben sapendo che la vecchia locomotiva potrà farcela solo in tre ore», «dite di essere interessati a un processo riformatore, ma continuate ad avvelenare i pozzi e tentate di spacciare questa come riforma. Su di voi grava la responsabilità del clima politico». Finocchiaro ha ribadito la disponibilità del Pd a confrontarsi nell'ambito di una riforma di sistema della giustizia. Annunciando il voto favorevole del Carroccio il capogruppo della Lega, Federico Bricolo, rivolgendosi all'opposizione ha detto: «Fino a pochi mesi fa eravate d'accordo con questa riforma. Quando vi siete accorti che questa riforma avrebbe riguardato anche il presidente Berlusconi, avete cambiato idea e vi siete contraddetti. Siete voi che vi dovreste vergognare». Duro intervento dell''Idv per ribadire il no al provvedimento. «Si vuole salvare Berlusconi dai suoi processi. Approvate così una norma che non esiste in nessuna parte del mondo. L'Italia, culla del diritto, rinnega il diritto», ha detto Luigi Li Gotti (Idv). «Non sapete cosa significhi l'interesse collettivo - ha aggiunto -. Il Parlamento è smarrito e asservito». Poi rivolto alla maggioranza: «I delinquenti vi ringraziano e potranno tornare all'opera». Il disegno di legge sul processo breve, ha detto il senatore dell'Udc Gianpiero D'Alia annunciando il no del suo partito, «serve a poco o a nulla. Approfitta per fare un'amnista e ha il fiato corto» perchè contiene norme «incostituzionali». Claudio Gustavino (Alleanza per l'Italia- gruppo misto) e Giuseppe Astore (gruppo misto), hanno annunciato il no al provvedimento.
Le nuove regole sulla durata dei giudizi. Le modifiche apportate al provvedimento nel corso dell'esame al Senato hanno innalzato il tetto della durata massima di un giudizio penale per reati puniti con pene fino a 10 anni, portandolo a 3 anni per il primo grado, due per il secondo grado e 18 mesi per la Cassazione. Nella versione iniziale del provvedimento il tetto massimo complessivo per i primi due gradi di giudizio e per il ricorso in Cassazione era fissato in 6 anni. Aumentato anche il limite massimo di durata del processo per reati puniti con oltre 10 anni di carcere: 4 anni per il primo grado, 2 per l'appello e 18 mesi per il ricorso in Cassazione. Per i casi di mafia e terrorismo sono previsti 5 anni per il primo grado, 3 per l'appello e 2 per il ricorso in Cassazione. Solo per questi ultimi è possibile una dilatazione di un terzo dei tempi processuali. Le norme si applicano anche ai processi in corso: destinati all'estinzione tutti i processi per reati coperti da indulto con pene massime inferiori a 10 anni, che non arrivano a sentenza entro 2 anni dalla richiesta di rinvio a giudizio. È previsto un aumento dei termini fino a 2 anni e 3 mesi in caso di nuove contestazioni del Pm. Sul fronte delle aziende è prevista l'estinzione dei processi per reati commessi prima del 2006 per i quali non si sia ancora giunti a sentenza entro 2 anni. Per i processi da celebrare equiparazione dei tempi previsti per i procedimenti a carico delle persone fisiche.