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Hp taglia 24.600 posti di lavoro. Ma la sfida nei servizi continuadi Gianni Rusconi |
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16 settembre 2008
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Il gigante informatico americano ha annunciato tagli in vari ambiti aziendali a valle del recente perfezionamento dell'acquisizione di Eds. Circa metà degli esuberi è negli Stati Uniti. Fragorosa ma prevedibile. Hp, il più grande costruttore di personal computer al mondo e aspirante prima forza (ma c'è di mezzo una certa Ibm) nell'ambito dei servizi It, ha calato la scure su 24.600 posti di lavoro, di cui la metà circa negli Stati Uniti. Il sacrificio, annunciato ieri in serata dal Ceo della società californiana Mark Hurd, i materializzerà in tre anni in vari ambiti aziendali e arriva a valle del recente perfezionamento dell'acquisizione da oltre 13 miliardi di dollari di Eds (Electronic Data Systems, altro grande nome nel panorama dei servizi e della consulenza informatica): a perdere il posto sarà il 7,5% del totale degli occupati delle due aziende. Hp ha altresì confermato che a bilancio potrà iscrivere risparmi pari a 1,8 miliardi di dollari l'anno, da reinvestire in altre attività. La prima risposta avuta dal mercato finanziario è stata positiva: dopo l'annuncio, il titolo ha guadagnato ieri 37 centesimi a Wall Street, arrivando a 45.70 dollari (la flessione delle azioni Hp è stata però del 10% dall'inizio dell'anno). Niente di nuovo sotto il sole, all'apparenza. La cura dimagrante a cui la società si è sottoposta dal 2005 in avanti trova quindi nella forbice di cui sopra il suo culmine: meno macchine (server) e meno applicazioni per alimentare i propri sistemi e più efficienza nei reparti amministrazione e procurement liberano persone da dedicare ad attività a più elevato valore aggiunto. Una filosofia che Hp vuole replicare pari pari nelle grandi aziende sue clienti con un'offerta di servizi e soluzioni It (compresa la gestione in outsourcing di reti e data center) mai stata così ampia. Il dato combinato, invece, è stimato nell'ordine del 10% alla fine dell'esercizio 2009 e intorno al 15% in proiezione, mentre i ricavi dovrebbero crescere anno su anno dal 4 al 6%. Obiettivi più che ambiziosi, quindi. Oggi i servizi incidono sul business di Hp nella misura del 17% (i dati si riferiscono all'ultimo trimestre fiscale) e con gli asset di Eds il gigante di Palo Alto si trova catapultata in seconda posizione nel mercato dei servizi informatici alle spalle di Ibm. Ma il punto è proprio questo: Hp riuscirà a scalzare Big Blue dal trono? La domanda ricorre da tempo nelle discussioni degli analisti di settore e sono molti coloro che ricordano come la società californiana abbia perso otto anni fa la grande occasione – forse l'errore più grande della Fiorina - di mettere le mani su PricewaterhouseCoopers, poi passata due anni più tardi sotto il cappello di Ibm per 3,5 miliardi di dollari. Oggi la casa di Armonk ha un'identità di "service company" che Hp ancora non può vantare nonostante tutti gli sforzi fatti. Il jolly Eds è forse l'ultima chance per fare il definitivo salto in avanti in questa direzione ma le inevitabili difficoltà legate all'integrazione (e al dover riportare in auge conti non esattamente brillantissimi, come sono stati quelli della compagnia texana negli ultimi quattro anni) non sono un impegno da poco. Mark Hurd ha comunque dimostrato di avere i giusti attributi e quanto fatto con la divisione software (margini incrementati di 14 punti grazie ad acquisizioni mirate per 6,5 miliardi di dollari) ne è una prova evidente. La strada di Hp, questo è altrettanto certo, è quella dei servizi. Quello che non si può sapere è quanto tempo impiegherà per colmare il gap che la separa da Ibm, in quanto tempo riuscirà parimenti a guadagnare quote di mercato rispetto a un concorrente che ha un indubbio vantaggio: quello di essersi focalizzato su questo business otto anni fa..
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