Come sarà l'automobile tra mezzo secolo? È la domanda posta dagli organizzatori del Design Challenge Robocar giunto alla quarta edizione, durante l'annuale conferenza di design nell'ambito del Salone internazionale dell'auto di Los Angeles.
A rendere rilevante la sfida di Robocar 2057, il tema di quest'anno, i team californiani dei designer di otto importanti costruttori: Volkswagen, Nissan, Audi, Mercedes-Benz, General Motors, Toyota, Mazda e Honda, che hanno immaginato come potrebbe essere l'auto all'orizzonte tra 50 anni. «Difficile fare previsioni su un periodo così lungo», diceva qualcuno. Poco importa: l'esercizio era riservato ai designer e non agli ingegneri, che hanno comunque metà secolo davanti per concretizzarle. Ma come era l'auto del futuro di cinquant'anni fa? A cavallo degli anni cinquanta è esploso il fenomeno tutto americano delle Dream Cars impegnato a fantasticare sulla macchina del 2000. Risultato: vetture dalle forme stravaganti, a volte proprio delle astronavi su quattro ruote. L'emblema della trasgressione stilistica dell'epoca era rappresentato dalla Firebird III di General Motors del 1958.
Robocar 2057 segna una svolta significativa. I designer rimasti piuttosto misurati nelle tre edizioni precedenti hanno lasciato libero corso alla propria fantasia e creatività, non essendo tenuti a rispettare i costringenti criteri di fattibilità, come avviene nei concept car attuali, che devono tenere conto delle tecnologie esistenti a disposizione. La creatività sganciata da vincoli tecnici di fattibilità, si colloca in un'ottica in prospettiva e genera soluzioni estremamente avanzate, innovative e visionarie. Risultato? Progetti da fantascienza, degni dei migliori scrittori di questa nobile disciplina. Dall'auto che si nutre dell'inquinamento per muoversi pulendo l'ambiente, a quella che si trasforma a seconda delle necessità come un camaleonte, con la carrozzeria estensibile, o che si liquefa arrivata a destinazione. Ogni progetto sarebbe degno di figurare in Blade Runner.
Quali criteri hanno ispirato i designer delle varie case automobilistiche? Una visione futurista che fa passare in secondo piano l'aspetto formale dei veicoli declinato a più non posso negli ultimi decenni, e privilegia invece preoccupazioni più impellenti e strutturali come il rispetto dell'ambiente e delle risorse naturali, la sicurezza, le difficoltà di traffico, la sovrappopolazione e una modularità evolutiva dei veicoli.
Il design formale lascia il posto a un design concettuale più elaborato, di maggior valore d'uso e flessibilità. Vengono adoperate le nanotecnologie e i nanomateriali, l'intelligenza artificiale, la robotica e quant'altro ancora di là da venire.
Il progetto vincitore Slipstream targato Volkswagen si erige come un articolato e intelligente sistema integrato di trasporto individuale da scenario di fantascienza. Nissan vede il suo veicolo OneOne come un robot amico al servizio della famiglia, pronto in ogni occasione, in grado di muoversi autonomamente senza conducente, col sistema integrato Gps, e di assumere diverse posizioni di guida. La SilverFlow Mercedes composta da microparticelle metalliche tenute insieme da un campo elettromagnetico può assumere diverse forme predefinite al semplice tocco di un pulsante. Allo stesso modo, arrivata a destinazione è la prima vettura che si liquefa con un clic del telecomando, trovando posto in uno speciale contenitore, risolvendo in maniera definitiva il problema del parcheggio. Il veicolo a geometria variabile 14 di Honda invece, può assumere quattro configurazioni diverse, grazie a un'"ingegneria molecolare" e alla sua intelligenza artificiale integrata: versione corta cittadina e versione lunga fuori città.
Creati all'insegna della modularità, i veicoli OnStar Ant di General Motors assomigliano a un origami con i loro pannelli articolati, che si muovono con muscoli sintetici, e possono persino piegarsi del tutto. Le tre ruote robotizzate sono indipendenti. Completamente automatici, i veicoli sono guidati dal computer e comunicano tra di loro via radio per rendere più scorrevole il traffico. La Toyota Biomobile Mecha, a metà tra un grosso insetto e la macchina di Batman, contribuisce a risanare l'ambiente e limitare l'effetto serra: ispirandosi alle piante utilizza come fonte di energia la CO2 presente nell'aria. Le sue quattro ruote a raggi nano-laser le consentono di adattarsi a qualsiasi tipo di terreno, non toccando fisicamente il suolo, mentre la carrozzeria è estensibile grazie alle nanotecnologie. Più concentrata sulla macchina come oggetto del desiderio, l'Audi Virtuea Quattro consente di cambiare la carrozzeria olografica secondo l'umore del momento. La visione più folle è firmata dal costruttore giapponese Mazda. Il conducente si indossa la Motonari Rx realizzata con nanotubi di carbonio a memoria di forma, come un exoscheletro in grado di comunicare con la pelle e la sua muscolatura, attraverso milioni di microsensori, dandogli una precisa percezione della strada e dell'ambiente circostante: un'interfaccia psicosomatica. La guida avviene tramite speciali "gusci" che avvolgono mani e piedi, mentre le quattro ruote possono girare a 360 gradi azionate da nanomotori elettrostatici. Volendo però proiettarsi ancora più nel futuro, l'avvento del teletrasporto renderebbe addirittura inutile l'automobile!