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La fabbrica delle cattedre, le risposte dei professori

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Ho letto l'articolo pubblicato oggi e ne sono sconcertato.
Mi presento: sono un professore associato, ho 52 anni, insegno diritto del lavoro nella facoltà di giurisprudenza di Reggio Calabria. Sono titolare della cattedra nel corso di laurea in giurisprudenza, ho la supplenza (a titolo gratutito!) di diritto del lavoro nel corso di laurea in scienze economiche della medesima facoltà e per di più dell'insegnamento complementare (in entrambi i corsi di laurea) di diritto comunitario del lavoro (sempre a titolo gratuito). Per una cifra sostanzialmente simbolica (4000 euro annui) sono anche responsabile dell'insegnamento nella Scuola di specializzazione. Il mio stipendio, essendo a tempo definito, è di 1.400 euro circa; vivo a 500 km di distanza e viaggio ogni settimana o quasi alla volta di Reggio. Sono fra quelli che ha fatto domanda per il concorso di ordinario, poiché il mio ateneo ha ritenuto di bandire un posto grazie al decreto "milleproroghe" del Governo Prodi. E mi sembra di avere i titoli, ho scritto due libri, vari articoli scientifici e dell'impegno didattico ho detto.
[…] Io insegno in una facoltà molto giovane, sorta in territorio martoriato della nostra Repubblica, e l'aumento in percentuale del numero di ordinari nella facoltà dal 2000 al 2008 probabilmente sarà anche del 100% o superiore; ma solo perché lentamente la facoltà, che è ancora sotto-organico con vari insegnamenti scoperti, sta tentando di coprire i ruoli vacanti. Il numero di studenti, dimenticavo: siamo la facoltà più numerosa dell'ateneo. La sua tabellina non è in grado di discriminare queste situazioni da quelle in cui si realizzano effettivamente sprechi; così come gli strali in realtà non fanno altro che gettare fango su chi, come me, lavora sodo nella propria università (l'anno scorso il mio insegnamento è stato valutato come il migliore dagli studenti in tutto l'ateneo) e lo fa per passione più che per altri motivi. […]
prof. Giorgio Fontana, Università di Reggio Calabria


IL RIENTRO DEI CERVELLI
Vorrei sapere se nel Decreto Gelmini viene affrontato il problema del "rientro dei cervelli". Molti giovani sono rientrati in Italia con la promessa di una stabilizzazione lasciando spesso promettenti carriere. Riusciremo ad offrire loro una qualche sistemazione per trattenerli, dando loro la possibilità di proseguire le loro ricerche?
M.T. Franciosi


FOGGIA E LE CATTEDRE
Ho letto con interesse l'articolo "L'Università moltiplica i professori" che indica l'Università di Foggia, di cui sono diventato rettore da pochi giorni, come caso eclatante di "moltiplicazione" dei docenti; il dato, come può immaginare, è stato ripreso, senza esagerazioni e strumentalizzazione, da numerosi organi di stampa, data anche l'autorevolezza della fonte.
L'analisi tiene conto, in minima parte, del fatto che si tratta di una università giovane, diventata autonoma solo nel 1999: in tal senso ritengo che la crescita sia non solo ovvia ma opportuna; abbiamo cercato di creare un corpo docente stabile e strutturato […] ponendo fine alla fase caratterizzata da un eccesso di docenti a contratto o supplenti. Abbiamo anche investito molto sui giovani ricercatori, raddoppiati in pochi anni (e, anzi, io avrei maggiormente investito in tal senso); attualmente sono attive 6 facoltà e abbiano circa 11.000 studenti, con un incremento costante delle immatricolazioni e iscrizioni: un corpo docente costituito da 350 unità è, a mio parere, appena sufficiente per stabilire un rapporto più equilibrato tra docenti e studenti, superando, appunto, il forte e insostenibile squilibrio iniziale.
È ovvio che la crescita degli studenti non abbia potuto seguire una linea di sviluppo analoga. […]
Peraltro il nostro bilancio è sano e ho personalmente avviato una rigorosa azione di razionalizzazione, che porterà, ad esempio, alla disattivazione dei corsi di laurea triennali presenti finora in alcune sedi decentrate nel territorio.
Prof. Giuliano Volpe, rettore dell'Università di Foggia


L'EVOLUZIONE DI NAPOLI PARTHENOPE
[…] Ritengo che l'articolo meriti, per la parte che riguarda l'Università Parthenope, un approfondimento. […]
Il numero complessivo di iscritti all'Istituto Universitario Navale (dal quale è derivata l'Università Parthenope) nell'a.a. 1987/88 era pari a 3.213. A seguito di un radicale adeguamento dei due corsi di laurea presenti (economia marittima e scienze nautiche) richiesto dai cambiamenti avvenuti nel settore del trasporto marittimo e del commercio internazionale con l'istituzione di nuove facoltà (ingegneria, giurisprudenza e scienze motorie), il numero degli studenti iscritti nell'a.a. 2000/01 era divenuto pari a 13.702 unità. A questo risultato si era pervenuto attuando una precisa strategia di miglioramento e potenziamento individuata fin dal lontano 1986/87.
A fronte della straordinaria crescita dei percorsi formativi e di studenti, il numero dei docenti ordinari, associati e ricercatori, che era rispettivamente di 29, 31 e 47, era diventato appena di 29, 33 e 38 nel periodo considerato.
  CONTINUA ...»

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