ITALIA

 
 
 

 
HOME DEL DOSSIER

8 Maggio 2010

7 Maggio 2010

6 Maggio 2010

5 Maggio 2010

4 Maggio

3 Maggio 2010

1 Maggio 2010

30 Aprile 2010

29 Aprile 2010

28 Aprile-2010

26 Aprile 2010

25 Aprile 2010

24 Aprile 2010

23 Aprile 2010

22 Aprile 2010

21 Aprile 2010

20 Aprile 2010

19 Aprile 2010

18 aprile 2010

17 Aprile 2010

16 Aprile 2010

15 Aprile 2010

14 Aprile 2010

13 Aprile 2010

12 Aprile 2010

11 Aprile 2010

10 Aprile 2010

9 Aprile 2010

8 Aprile 2010

7 Aprile 2010

6 Aprile 2010

4 Aprile 2010

3 Aprile 2010

2 Aprile 2010

1 Aprile 2010

Nel debito Usa i semi della decadenza

di Niall Ferguson

Pagina: 1 2 3 4 di 4 pagina successiva
commenti - |  Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci
6 aprile 2010
Nel debito Usa i semi della decadenza

Secondo tutti gli scenari futuri, il debito americano è destinato a salire, anche in modo straordinario. E malgrado l'ottimismo ostentato dai keynesiani, questa è una brutta notizia, perché gli Stati Uniti non possono dichiararsi insolventi, ma onorare il debito li costringerebbe a ridurre le spese per la difesa. Mettendo a rischio la propria sicurezza e il proprio status nel mondo.

Sorvolando l'Atlantico in un giornata limpida e serena, si può osservare lo stesso fenomeno in quattro scale molto diverse. A un capo sta la minuscola Islanda; poi c'è la piccola Irlanda, seguita dalla Gran Bretagna, leggermente più grande. Sono tutte notevolmente più piccole dei potenti Stati Uniti. In tutti i casi, però, la crisi economica ha assunto la medesima forma: una gravissima crisi bancaria, seguita da un'altrettanto grave crisi fiscale dopo che il governo è intervenuto per salvare il sistema finanziario privato.

Le dimensioni contano, naturalmente. Per i paesi più piccoli, le perdite finanziarie, se misurate in rapporto al Pil, sono molto più pesanti di quelle subite dagli Usa. Per l'America la posta in gioco è però ben più alta. Diciamolo francamente: nel grande schema delle cose non conta granché se l'Islanda, o l'Irlanda, barcollano sull'orlo del baratro fiscale. Le popolazioni locali soffrono, ma il mondo continua ad andare avanti. Ma se gli Usa dovessero precipitare in una crisi fiscale – come teme un numero sempre maggiore di economisti – allora l'intero assetto dei rapporti di forza nell'economia mondiale potrebbe subire un profondo rivolgimento.

Gli esperti militari sono convinti che il successo o il fallimento della presidenza Obama dipenda dalla decisione d'inviare o meno altri 40mila soldati in Afghanistan. In realtà, la sua indecisione sul problema del deficit potrebbe avere conseguenze ben più gravi, a lungo termine, per la sicurezza nazionale. Comunque si vogliano definire gli Stati Uniti – superpotenza, stato egemone, impero – la loro capacità di gestire le finanze è direttamente proporzionale alla loro capacità di continuare a essere la potenza militare dominante.

L'escalation del debito Usa
I discepoli di John Maynard Keynes sostengono che l'aumento del debito federale – di circa un terzo – è stato necessario per evitare una nuova Grande depressione. Forse è vero, anche se si potrebbe replicare che i presunti vantaggi della manovra di stimolo sono stati esagerati e che il “magico moltiplicatore” (che dovrebbe trasformare ogni dollaro di spesa pubblica in una cifra molto più alta in termini di domanda aggregata di mercato) si è rivelato d'insignificanti proporzioni. Bisogna però riconoscere anche i giusti meriti. L'indice positivo di crescita per il terzo quadrimestre sarebbe stato ben più basso senza gli stimoli fiscali. Tra la metà e i due terzi dell'aumento reale del Pil sono attribuibili a programmi governativi, in particolare al piano d'incentivi per la rottamazione delle auto e ai sussidi per l'acquisto della prima casa. Ma siamo ancora lontani da una ripresa capace di autoalimentarsi.

La stessa crescita del terzo quadrimestre è stata recentemente ridimensionata dal 3,5% al 2,8 per cento. Cosa che non deve sorprendere: non dimentichiamoci che ciò che determina il successo di un piano di stimolo è il cambiamento che si realizza nel processo d'indebitamento da parte dell'intero settore pubblico. Poiché il governo federale aveva già un consistente deficit – e considerando che diversi stati dell'Unione stanno aumentando le tasse e tagliando le spese – la portata concreta dello stimolo si avvicina al 4% del Pil nell'arco del quadriennio 2007-2010, ossia molto meno dell'eclatante deficit dell'11,2 per cento. Nel frattempo consideriamo il costo di questo stimolo “in sordina”. Il deficit per l'anno fiscale 2009 si è attestato attorno a 1,4 trilioni di dollari, appunto circa l'11,2% del Pil, secondo i dati del Congressional Budget Office (Cbo). Si tratta del deficit più alto registrato negli ultimi sessant'anni, leggermente superiore, in proporzione, anche a quello del 1942.

Abbiamo la politica fiscale di un paese impegnato in una guerra mondiale, ma senza la guerra. È vero che gli Usa sono in guerra in Afghanistan e hanno un folto contingente di truppe in Iraq, ma sono conflitti di poco conto in confronto a una guerra mondiale, e il loro contributo all'addensarsi della tempesta fiscale che incombe sul paese è stato piuttosto modesto (poco più dell'1,8% del Pil, anche accettando il costo complessivo di 3,2 trilioni di dollari stimato da Joseph Stiglitz nel febbraio 2008). E questo buco da 1,4 trilioni di dollari è solo l'antipasto. Secondo le più recenti proiezioni del Cbo, il deficit federale scenderà al 9,6% nel 2010, al 6,1 nel 2011 e al 3,7 nel 2012. Dopodiché dovrebbe attestarsi più o meno stabilmente a poco più del 3 per cento. Nel frattempo, in termini monetari, il debito pubblico (escludendo quello delle agenzie governative, ma includendo quello contratto con investitori stranieri) salirà dai 5,8 trilioni di dollari del 2008 a 14,3 trilioni nel 2019, vale a dire dal 41 al 68 per cento.

  CONTINUA ...»

6 aprile 2010
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Pagina: 1 2 3 4 di 4 pagina successiva
RISULTATI
0
0 VOTI
Stampa l'articoloInvia l'articolo | DiminuisciIngrandisci Condividi su: Facebook FacebookTwitter Twitter|Vota su OkNotizie OKNOtizie|Altri YahooLinkedInWikio

L'informazione del Sole 24 Ore sul tuo cellulare
Abbonati a
Inserisci qui il tuo numero
   
L'informazione del Sole 24 Ore nella tua e-mail
Inscriviti alla NEWSLETTER
Effettua il login o avvia la registrazione.
 
 
 
 
 
 
Cerca quotazione - Tempo Reale  
- Listino personale
- Portfolio
- Euribor
 
 
 
Oggi + Inviati + Visti + Votati
 

-Annunci-