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Il declino dell'impero
Ecco come si verifica il declino di un impero. Inizia con un'esplosione del debito e termina con un'inesorabile riduzione delle risorse per le forze armate. Ed è per questo che gli elettori fanno bene a preoccuparsi per la crisi del debito Usa. Secondo un recente rapporto Rasmussen, il 42% degli americani oggi è convinto che dimezzare il deficit entro la fine del primo mandato presidenziale sia il compito più importante dell'amministrazione Obama: è una percentuale ben più alta del 24% di quanti consideravano una priorità la riforma del sistema sanitario. Ma dimezzare il deficit non è sufficiente. Se gli Usa non elaborano speditamente un piano credibile per riportare in pareggio il bilancio federale entro cinque-dieci anni, c'è il rischio concreto che una crisi del debito possa determinare un drastico indebolimento della potenza americana. I precedenti non mancano. La Spagna degli Asburgo si dichiarò in parte o totalmente inadempiente per 14 volte tra il 1557 e il 1696, e poi fu anche travolta dall'inflazione, dovuta alla sovrabbondanza delle importazioni d'argento dal nuovo mondo. Attorno al 1788, la Francia prerivoluzionaria spendeva il 62% delle entrate per il servizio del debito. L'impero ottomano subì la stessa sorte: pagamenti degli interessi e ammortamenti salirono dal 15% del bilancio nel 1860 al 50% nel 1875. E non dimentichiamo l'ultimo grande impero di lingua inglese: negli anni tra le due guerre, il pagamento degli interessi consumava il 44% del bilancio britannico, rendendo sempre più difficile il riarmo necessario alla luce della minaccia tedesca. Possiamo chiamarla la fatale aritmetica del declino imperiale.