Oggi in via ufficiale a Copenaghen sono chiuse le trattative sul clima per la pausa domenicale. In via ufficiale. In realtà negli alberghi della capitale danese sono continuati gli incontri tra le delegazioni presenti alla Cop15, la conference of parts organizzata dalle Nazioni Unite per ridurre il rischio di cambiamenti del clima. Si cerca un'intesa di massima, che pare difficile. Nei prossimi giorni deve essere presentato ai capi di stato e di governo che arriveranno a Copenaghen un documento già metabolizzato. Ma fino a stasera sembra remota un'intesa che veda tutti i paesi impegnarsi per contenere le emissioni di anidride carbonica, il gas prodotto dai processi di combustione, come motori e centali elettriche, e accusato di cambiare il clima del mondo.
Nelle hall degli alberghi (il centro congressi vicino all'aeroporto di Kastrup è chiuso) ogni delegazione si dice a parole disponibile a ridurre molto le emissioni, però tutti (statunitensi, cinesi e così via) dicono: che comincino gli altri, noi li seguiremo volentieri.
Non è solamente il caso dei due paesi che emettono più CO2 al mondo, Cina e Usa. Accade perfino con la Svizzera, che non vuole essere la prima a sforbiciare le sue – pur piccole – emissioni: «Se la Ue innalza i suoi obiettivi di riduzione, noi faremo lo stesso».
Martedì già ci potrebbe essere un nuovo testo della presidenza danese che dovrebbe dare più chiarezza e definire meglio i contorni del testo base sul quale i ministri da martedì dovranno confrontarsi ufficialmente.
Per l'Italia, ad accelerare i tempi, è stato il ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, che, al suo arrivo al vertice, ieri, ha detto che «nella partita ci siamo dentro e lotteremo perchè il testo sia più equo possibile».
Domani a Copenhagen, a margine della riunione della Cop 15, Prestigiacomo parteciperà, assieme al Segretario di Stato Usa all'Energia Steven Chu, al lancio della global partnership del Mef (Major Economies Forum), organizzato dalla delegazione Usa. L'Italia finanzia l'iniziativa, per un periodo di 5 anni, con un contributo di 30 milioni di dollari.
Intanto, oggi nella capitale danse si sono verificati nuovi scontri che seguono quelli di ieri in cui furono fermati un migliaio di manifestanti poi quasi tutti rilasciati. Stamani la polizia danese ha infatti disperso una dimostrazione collaterale di manifestanti davanti alla stazione ferroviaria di Østerport, a poche centinaia di metri dalla sede della Mærsk. Con lo slogan "Hit the production" (Colpisci la produzione), i dimostranti tentavano di bloccare la parte turistica del porto.