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Questo articolo è stato pubblicato il 15 settembre 2011 alle ore 07:27.
L'ultima modifica è del 15 settembre 2011 alle ore 08:07.

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Il decreto correttivo di Ferragosto approda alla Gazzetta ufficiale con un impianto complessivo decisamente rafforzato rispetto al testo di partenza: 54,2 miliardi per raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013, con una scomposizione della manovra che nella versione definitiva vede le maggiori entrate attestarsi a quota 36 miliardi (14 miliardi nel 2012 e 22 miliardi nel 2013), e i tagli alla spesa a 18,1 miliardi (10,4 miliardi nel 2012 e 7,7 miliardi nel 2013).

Nel testo originario, il contributo delle maggiori entrate era di 7,9 miliardi nel 2012 e di 17,7 miliardi nel 2013. È l'effetto per gran parte dell'aumento di un punto dell'aliquota ordinaria dell'Iva, inserito dal governo nel corso dell'esame al Senato. A rafforzare ulteriormente l'intera correzione (oltre 59 miliardi a regime del 2014) c'è ora la decisione del governo di inserire nell'assestamento di bilancio all'esame del Senato il taglio di 2,4 miliardi, previsto dalla manovra di luglio, sotto forma di clausola di salvaguardia in caso di mancato incasso delle entrate attese dall'asta per le frequenze. A farne le spese è il ministero dello Sviluppo economico con oltre un miliardo (951 milioni di fondi Fas), seguito dall'Economia con 579 milioni e dalla Difesa con 235 milioni.
La domanda ora, anche al di là della risposta a caldo dei mercati, è se una correzione così imponente basterà a centrare gli obiettivi, a partire appunto dal pareggio di bilancio. Al momento, la parola d'ordine nel governo e nella maggioranza è che non sono previsti ulteriori interventi correttivi a breve.

Tuttavia, sono almeno tre gli elementi che impongono quanto meno cautela: la minore crescita rispetto allo scenario sul quale è costruita la doppia manovra di luglio e agosto; l'andamento della spesa per interessi nel momento in cui si sconterà l'effetto dell'aumento dei rendimenti offerti ai sottoscrittori del debito pubblico; le poste potenzialmente a rischio della manovra.
In attesa dell'aggiornamento delle previsioni di aprile, le variabili sulle quali si basa l'impianto della manovra restano quelle del «Def»: per ridurre il deficit all'1,3% nel 2012, allo 0,2% nel 2013 e 0,5% nel 2014, il Pil dovrebbe attestarsi all'1,1% nel 2011, all'1,3% nel 2012, all'1,5% nel 2013 e 1,6% nel 2014. In realtà, si va verso un drastico ridimensionamento delle stime, in gran parte a causa del peggioramento della congiuntura internazionale. Poi occorre mettere nel conto anche un inevitabile (si spera contenuto) effetto recessivo della manovra. Già quest'anno, con una crescita allo 0,6-0,7% il deficit crescerà al 4,1-4,2 per cento. Nel 2012 si potrà scendere poco al di sotto del 2% e nel 2013, in mancanza di ulteriori correzioni, si mancherebbe l'appuntamento con il pareggio di bilancio.

Con il differenziale tra btp e bund pericolosamente vicino a 400 punti base, l'inevitabile conseguenza è l'aumento dei rendimenti. La politica di allungamento delle scadenze dei titoli del debito pubblico, messa in atto ormai da anni dal Tesoro, consente di spalmare nel medio periodo l'impatto della maggiore spesa per interessi, che tuttavia è da mettere nel conto fin d'ora. L'auspicato recupero di fiducia sui mercati potrà consentire di assorbire tale incremento, a patto che l'avanzo primario si attesti su un livello di tutto rispetto (quando entrammo nell'euro era oltre il 5% del Pil).

Quanto all'effettiva realizzabilità della manovra, l'aumento dell'Iva assicura 4,2 miliardi l'anno, ma gli oltre 2 miliardi del pacchetto antievasione non possono che essere valutati a consuntivo. I tagli lineari alle agevolazioni fiscali e assistenziali, che scatteranno qualora la delega fiscale non giunga in porto, sono magna pars della manovra. Sarà tutt'altro che agevole ridurre per 20 miliardi sconti e detrazioni, anche in vista delle elezioni del 2012. Infine, la cura dimagrante imposta alle amministrazioni centrali: "vale" oltre 24 miliardi a regime. Per gli enti locali siamo a quota 11,4 miliardi. Cifre di tutto rispetto: s'imporrà quanto meno una verifica in corso d'opera.

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