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Perché la Fed ha preferito non correre troppi rischi

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Perché la Fed ha preferito non correre troppi rischi

Disse Keynes: «Quel che ci si aspetta non succede mai: è sempre l’inatteso che accade». Di solito le esternazioni del grande economista vengono citate per esaltarle, ma questa volta è diverso. Quel che è successo - la Fed ha lasciato i tassi vicini a zero - è quel che la maggioranza si aspettava. Ma la battuta di Keynes rientra dalla finestra perché quella che lui chiamava “irriducibile incertezza” colora l’analisi della Banca centrale americana sul sentiero futuro dei tassi-guida. Ed è da notare che, più che nel passato, l’incertezza si estende a quel che succede nel resto del pianeta. L’analisi del comunicato non lascia dubbi sul fatto che la decisione della Fed di lasciare i tassi a minimi storici riposa sui timori di avversi sviluppi all’estero, specie nelle economie emergenti. La Fed non è ancora la “Banca centrale del mondo», ma certo tiene conto più che nel passato di quel che succede fuori dai confini. Come è normale, specie da quando l’America ha perso, a vantaggio della Cina, la qualifica di “la più grande economia del mondo”.

La decisione della Fed riflette una “asimmetria dei rischi”. La Fed poteva alzare i tassi o poteva lasciarli invariati. Ma alzarli voleva dire correre un rischio maggiore (turbolenza nei mercati e/o rallentamento dell’economia) rispetto al rischio di lasciarli bassi (in quest’ultimo caso si può sempre intervenire più tardi).

Si può anche argomentare che i mercati hanno già fatto opera di restrizione. Le condizioni monetarie non sono influenzate solo dai tassi: bisogna anche prendere in considerazione gli andamenti valutari (il dollaro forte degli ultimi mesi è restrittivo per l’economia), gli andamenti della Borsa (un mercato azionario più debole innalza il costo del capitale di rischio) e gli spread fra tassi-guida e tassi di mercato. Indici che tengono conto di tutto questo rivelano già da qualche tempo un irrigidimento nei mercati del credito.

Quel che è importante, tuttavia, è che l’economia americana è solidamente installata su un sentiero di crescita, e che possibili futuri aumenti dei tassi saranno in presa diretta con ulteriori conferme di una espansione che fa da locomotiva al resto del mondo.

fabrizio@bigpond.net.au

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