Napolitano ha ragione. La guerra sul referendum non ha senso. Ma non è detto che per salvare la riforma costituzionale si debba cancellare il ballottaggio dall’Italicum. Questo è infatti uno dei messaggi che si colgono nella sua intervista uscita ieri su Repubblica. La riforma costituzionale da sola non basta a favorire la stabilità dei governi. Ci vuole un sistema elettorale efficace. L’Italicum lo è. Il che non significa che non possa essere modificato. Ma la cancellazione del ballottaggio non è una modifica qualsiasi. Equivale alla introduzione di un sistema elettorale completamente diverso.
Lo abbiamo scritto domenica scorsa sulle pagine di questo giornale e lo ripetiamo. La tesi dell’ex presidente, e di molti altri, che in un sistema tripolare esiste il rischio di «consegnare il 54% dei seggi a chi al primo turno ha preso molto meno del 40% dei voti» è sbagliata. Lasciamo perdere il fatto che abolire il ballottaggio ora verrebbe considerata una manipolazione delle regole del gioco per impedire la vittoria del M5S, qualunque siano le vere intenzioni dei proponenti. Il punto che interessa ribadire è che una tesi del genere è sbagliata perché delegittima completamente il secondo voto degli elettori previsto dall’Italicum. Al ballottaggio, chi vince deve ottenere il 50% dei voti. Questo è il punto. Ed è per questo che il ballottaggio è proprio il meccanismo più adatto, in un sistema tripolare, per risolvere il problema del governo affidando agli elettori, e non ai partiti, la scelta tra i due candidati e le due liste più competitive. Per quale motivo il secondo voto e le seconde preferenze dovrebbero essere considerate irrilevanti?
Come alternativa all’Italicum l’ex presidente cita la proposta di Speranza e della minoranza Pd. Si tratta di una proposta che assomiglia molto al sistema in vigore tra il 1994 e il 2001, cioè la legge Mattarella. Il perno sono i collegi uninominali a un turno. In un contesto tripolare non è forse vero che molti seggi verrebbero vinti da candidati con meno del 40% dei voti e forse addirittura meno del 30%? Come si fa a sostenere che è più legittima una vittoria ottenuta in un turno solo con il 40% dei voti, o meno, rispetto a una vittoria ottenuta con un ballottaggio in cui comunque chi vince deve avere il 50%? Sono i misteri della retorica politica.
In realtà la vera alternativa all’Italicum cui molti pensano non sono i collegi uninominali, né quelli a un turno né quelli a due turni. Sono sistemi elettorali proporzionali con soglia oppure sistemi proporzionali con premio e soglia. Con la frammentazione attuale, gli uni e gli altri ci porterebbero dritti dritti verso una situazione di tipo spagnolo. A Madrid dopo dieci mesi di trattative e due elezioni non si riesce ancora a fare un governo. Magari da noi i governi si farebbero –forse- ma certamente durerebbero poco.
Un premio di governabilità da solo non basta a favorire la stabilità. Dovrebbe essere troppo elevato e questo non è possibile, stante la sentenza della Consulta del 2015. Ne discende che con un premio limitato chi vince, cioè chi arriva primo, sarebbe costretto a fare una coalizione di governo con uno o più tra i perdenti. Chi? Se vincesse il Pd dovrebbe allearsi con Forza Italia e forse non basterebbe neppure. E se invece il premio andasse al M5s ? C’è chi pensa che i cinque stelle si alleerebbero con il Pd o con Forza Italia? Forse Bersani. E se quindi l’unico governo possibile fosse un governo “tutti contro il M5s”, che legittimità avrebbe e soprattutto quanto sarebbe stabile e funzionale ? E quanto favorirebbe la crescita elettorale del Movimento? Sono domande fastidiose, ma questo è il quadro con cui si deve fare i conti. E la situazione non cambierebbe significativamente se i premi fossero due invece di uno, come vorrebbe il ministro Orlando.
La via maestra per favorire la creazione di governi stabili è quella di dare agli elettori due voti. Il primo per esprimere la loro preferenza per il partito che piace di più, il secondo per esprimere la loro preferenza per il partito che preferiscono vedere al governo. La paura di una possibile vittoria del M5s non deve essere il grimaldello per far saltare questo meccanismo virtuoso. Ne va di mezzo non solo la stabilità dei governi ma anche la loro responsabilità davanti agli elettori. Non ci può essere responsabilità senza stabilità. Governi instabili sono governi irresponsabili. Il paese ha già pagato un prezzo elevato a instabilità e irresponsabilità. La montagna del debito pubblico è lì a ricordarcelo. Italicum e riforma costituzionale servono a impedire che questo accada di nuovo. Ma bisogna avere il coraggio di accettare che siano gli elettori a decidere nell’urna chi debba governare. Con due voti e non con uno. Il vero referendum è su questo. Il problema è che gli elettori ancora non lo sanno. E a tanti non interessa farglielo sapere.
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