Se l'apparenza inganna, in Campania inganna ancora di più. La Guardia di finanza, però, fa di tutto per saperla più lunga dei contrabbandieri di sigarette e così, all'aumentare dell'ingegno criminale, eleva al massimo l'attenzione per svelare trucchi e trucchetti dei re delle “bionde”.
La Campania - in particolare Napoli e Caserta - è tornata ad essere da alcuni anni a questa parte l'epicentro di un traffico importante che, come sottolineano tanto le grandi multinazionali (British american tobacco e Altria group ex Philip Morris) quanto le Fiamme Gialle, è pesantemente condizionato dalla crisi economica.
Questo aspetto lo sottolineano al Sole-24 Ore tanto Giovanni Salerno, comandante del Nucleo di polizia economica e finanziaria di Napoli, quanto il suo omologo a Caserta Luca Cioffi. Entrambi sono alle prese con continue operazioni, spesso in collegamento con nuclei sparsi nel resto d'Italia e organi investigativi in mezza Europa, che svelano la fervida fantasia dei contrabbandieri.
Trucchi e trucchetti, no solo “banchini”
Non c'è più solo Adelina – interpretata da Sofia Loren nel film “Ieri, oggi, domani” – a piazzare un banchetto e vendere sigarette
di contrabbando per i vicoli di Napoli. Non c'è nemmeno bisogno di ricorrere a maternità in serie, come nel suo caso, pur
di non finire in carcere.
Oggi il contrabbando non ha bisogno di Adelina ma dei tanti Gheorghe, Stanislaw, Li, Hao, Biko o Azizi che si trovano nei Paesi dell'Est, in Cina o in Africa e che portano i loro traffici in Italia e, da qui, li dirigono in tutta Europa. Anche se neppure oggi mancano, nel centro di Napoli, i famosi “banchini”.
Le marche che contrabbandano – oltre a quelle dei colossi multinazionali – hanno spesso nomi accattivanti o esotici: Regal, Palace, Karelia, Richman, Capital, Boss, Jin ling, Legend, Marble. Mark 1, America legend.
Ad acquistare le “bionde” non sono solo connazionali ma – sempre che non prendano le vie d'Europa – gli stranieri delle tante
etnie che popolano l'Italia e il rischio maggiore in questa prepotente ripresa del contrabbando di sigarette. Facile profeta
fu, alcuni anni fa, l'ex direttore dell'Agenzia delle Dogane, Giuseppe Peleggi, a prevedere l'ondata asiatica di sigarette
apparentemente legali ma in realtà contraffatte e tossiche.
I contrabbandieri ne sanno una più del diavolo. Quasi tutte le organizzazioni criminali fanno ricorso ad autisti provenienti
dai Paesi dell'Est. Non è un caso, visto che da Bielorussia e Ucraina provengono buina parte delle sigarette di contrabbando
e dato che, sempre nei Paesi dell'Est, si trovano gli hub – a partire dalla Polonia e dalla Romania – dai quali poi partono
i tir carichi di bionde che raggiungono non solo l'Italia ma tutti gli Stati europei. In primis quelli come l'Inghilterra
e la Norvegia, nei quali il prezzo medio oscilla intorno agli 11 euro a pacchetto.
Le sigarette vengono celate ovunque
Nei bunker segreti e sotterranei del quartiere napoletano di Scampia, dove comunque le Fiamme Gialle sono arrivate. Nei mattoni
trasportati da un camion, in un camper che anziché trasportare turisti nascondeva tonnellate di sigarette provenienti dall'Est.
Tra le scatole di scarpe, nei refrigeratori svuotati, nei bracci delle gru e perfino nelle bobine di cavi elettrici. Tutto
vero, tutto documentato e filmato dalla Guardia di finanza.
Non solo tir e scafi
Il 10 aprile di quest'anno le Fiamme gialle di Palermo hanno sgominato un'organizzazione criminale di carattere transnazionale
dedita al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e al contrabbando di tabacchi lavorati esteri. Già , perché spesso
chi traffica in “bionde” non disdegna di coniugarvi altri traffici illeciti, come esseri umani, armi e molto più spesso droga,
Del resto i canali di approvvigionamento sono quasi sempre gli stessi.
Così come le stesse sono le mafie nazionali che fanno del traffico di bionde un business. In primis la camorra ma, in questa
speciale classifica del crimine, non sfigurano né la Sacra corona unità (divisa dai Paesi balcanici solo da un breve tratto
di mare) né Cosa nostra, seppure in maniera ridotta rispetto alle altre. Strano ma vero, la ‘ndrangheta sembra disinteressata
a questi affari, forse perché sono briciole rispetto alla totalità di traffici illecito, forse per non disturbare i manovratori
criminali campani e pugliesi che di questo da sempre fanno un punto di orgoglio.
L'associazione sgominata ad aprile, capeggiata da pericolosi pregiudicati tunisini, operava prevalentemente mediante trasporti veloci, per i quali utilizzava gommoni carenati con potenti motori fuoribordo ed esperti scafisti, nel braccio di mare tra la provincia tunisina di Nabeul e quella di Trapani, consentendo agli immigrati clandestini di raggiungere, in poco meno di quattro ore di navigazione, le coste italiane.
Quella degli scafi è un'antica tradizione. Negli anni Settanta i mari italiani a largo di Campania, Puglia e Sicilia venivano
solcati da grandi navi chiamate «mamme» e potentissimi motoscafi blu le raggiungevano in acque extraterritoriali per rifornirsi
e scaricarle a terra. Poi cambiarono le rotte e arrivarono gli albanesi in affari con la Sacra corona unita, con i loro fuoristrada
trasformati, blindati, che non si fermavano neppure ai semafori. Viaggiavano soprattutto di notte preceduti e seguiti da auto
civetta. Non mancarono, negli anni, incidenti mortali nei quali persero la vita anche appartenenti alle Forze dell'ordine.
La fantasia galoppa oltre l'immaginazione. A metà marzo il comando provinciale della Gdf di Reggio Calabria, ha arrestato
in flagranza di reato un ventiquattrenne in viaggio su un bus di linea diretto Palermo, sottoposto a controllo nei pressi
degli imbarchi dei traghetti di Villa San Giovanni diretti in Sicilia. Questa volta è stato il fiuto del cane anticontrabbando
“kimba” ha segnalato la presenza di 171 stecche di tabacchi lavorati esteri di contrabbando, marca “Chesterfield”, pari a
circa 40 kg.
La via aerea
La tentazione di trasportare piccoli (ma anche grandi quantitativi, imbarcandoli direttamente) quantitativi di sigarette a
bordo di un aereo (o anche di un elicottero) resiste.
Il 13 ottobre 2016 la Gdf dell'aeroporto di Malpensa in collaborazione con i funzionari dell'Agenzia delle Dogane, portò a
termine l'operazione denominata “Tobacco Road”. Le Fiamme gialle, con quell'operazione,
controllarono e verbalizzarono, 161 passeggeri in arrivo, di varie nazionalità e con ingenti quantitativi di tabacchi lavorati
esteri al seguito, per un totale di 3 tonnellate sequestrate, in violazione ai limiti previsti dalla normativa doganale.
Il record di Napoli
Un dato che balza agli occhi dall'analisi delle sigarette sequestrate nel biennio 2015-2016 è che a Napoli è illecito quasi
un pacchetto su tre (28%); seguono nella classifica dell'”illegalità ”Palermo (12%), Giugliano (provincia di Napoli, 10%) e
Salerno (più del 6%). L'unica città del Nord Italia a posizionarsi nei primi posti è Trieste (4,4%): un dato che conferma
il ruolo strategico giocato dalle zone di confine nel commercio illegale di sigarette. Trieste è seguita da Milano e Torino
(entrambe con il 2,1%).
Gli studi evidenziano una stretta correlazione tra il tasso di disoccupazione e il consumo di sigarette illecite. Non solo. Anche la presenza sul territorio del crimine organizzato spinge il traffico di “bionde” illegali. Il prezzo medio del mercato illegale napoletano è fra i più bassi tra i capoluoghi italiani e si attesta intorno a 2,80 euro a pacchetto. Anche la proporzione fra le “illicit white” e i brand noti è sbilanciata verso le prime, con una quota di oltre il 50%. Tra i marchi più venduti di “illicit white” nel capoluogo campano ci sono le Regina, le American Legend, le Email, le Minsk, le Mark 1 e le 821.
Secondo i dati del rapporto “Project sun” realizzato da Kpmg, Napoli continua a essere la città dei record: qui si effettua
il 45% delle vendite di sigarette illecite sul territorio italiano.
La Guardia di Finanza di Napoli ha calcolato che il prezzo all'ingrosso di una cassa di sigarette - che contiene 50 stecche
- è di circa 100 euro. Le casse vengono poi introdotte sul mercato clandestino a un prezzo che oscilla tra i 500 e gli oltre
1.000 euro a seconda della tipologia di tabacco e della qualità delle sigarette. Normalmente il prezzo al dettaglio sul mercato
clandestino oscilla tra i 2,50 e i 3,50 euro al pacchetto.
Il confronto tra Napoli e Milano
Se a Napoli i pressi della stazione sono popolati da più o meno improbabili venditori di “stecche”, con i loro immancabili
“banchini”, a Milano ad essere interessata dal fenomeno del contrabbando è innanzitutto la via della movida, Corso Como e
vie adiacenti, piene di locali e discoteche che il fine settimana brulicano di giovani disposti a tutto quando sono a secco
di sigarette.
La vendita è gestita dai cingalesi e cittadini del Bangladesh. Vendono rose, aste per selfie e hanno in mano sigarette originali,
che acquistano presso i tabaccai all'orario di chiusura nei distributori automatici. Le sigarette sono originali con tanto
di talloncino fiscale, ma cambia il prezzo di vendita. Partono dal prezzo originale del pacchetto con una richiesta di mancia
per “l'operatore”. Quindi 5,20 euro il pacchetto di Malboro Gold con la mancia le paghi 6 euro. Dopo le 24 il prezzo di base
passa a 6 euro con relativa mancia le paghi 7 euro. Non hanno mai “spicci” se non pezzi da 1/2 euro (quindi tutto calcolato).
Altro luogo di ritrovo a Milano sono le Colonne di San Lorenzo. Qui sono gli egiziani a farla da padrone e hanno anche la
gestione della vendita di sigarette che spesso sono illicit white.
Lungo i Navigli e vie adiacenti si riaffacciano cingalesi e cittadini del Bangladesh. Dopo le 2 di notte le sigarette di qualsiasi
marchio si pagano normalmente 10 euro.
Non solo movida a Milano
A Milano non sono solo le vie del divertimento ad attrarre gli acquirenti. A Piazzale Cuoco c'è il Mercatino delle Pulci di
Corvetto che la domenica apre intorno alle 10. In realtà sarebbe chiuso in quanto l'area è stata posta sotto sequestro ma
si trova ancora di tutto. Sigarette comprese. Qui pullulano ucraini, moldavi, polacchi e rumeni che vendono Malboro Rosse
e Gold con talloncino di Stato ucraino. Il resto è gestito da magrebini, marocchini ed egiziani che vendono illicit white
a marchio Marble, Regina, American Legend e marche del mercato Libico e degli Emirati Arabi.
Ci sono poi i mercati rionali – via Giovanni da Cermenate, via Calvi, via Fauché, via Ciccotti, piazzale Martini, viale Puglie – dove egiziani, bulgari, rumeni, moldavi, magrebini e polacchi hanno i loro strapuntini e un pubblico (quasi sempre connazionali) affezionato.
Ovunque i prezzi delle stecche di Marlboro ucraine oscillano dai 15 ai 25 euro. Per arrivare ai 15 euro bisogna saper contrattare,
coinvolgere ed ingolosire il venditore, dicendo ad esempio che si è interessati ad acquisti importanti (100 stecche è il minimo)
ed allora in quel caso c'è chi lascia perfino imprudentemente il numero di cellulare per pianificare i successivi acquisti.
Le sigarette “illicit white” oscillano tra i 15/20 euro a stecca ma la qualità lascia molto a desiderare.
Il mercato italiano
Quasi 6 sigarette ogni 100 fumate in Italia sono di provenienza illecita (il 5,8% circa). Una percentuale inferiore ad altri
Stati europei dove in alcuni casi si supera il 15% (come in Irlanda, Grecia e Regno Unito) o addirittura il 20% (come in Lettonia
e Norvegia) ma pur sempre in grado di creare un consistente danno al Fisco. I 4,4 miliardi di “bionde” illegali fumate nel
2016 hanno provocato un mancato introito di 809 milioni di euro per le casse dello Stato. I numeri di questo fenomeno sono
elencati nello studio “L'Italia del contrabbando di sigarette. Le rotte, i punti di transito e i luoghi di consumo”, curato
da Andrea Di Nicola e Giuseppe Espa, fondatori di “Intellegit”, la start-up sulla sicurezza dell'Università degli Studi di
Trento, e realizzato con il contributo di British American Tobacco Italia (Bat). Ulteriori approfondimenti sono presenti nel
rapporto “Project Sun” di Kpmg.
In Italia il 50% del mercato clandestino è rappresentato dalle “illicit white”, cioé da marchi prodotti lecitamente in Paesi
extra Ue che poi prendono la via del mercato illegale nei paesi dell'Unione europea. Solo il 34% è rappresentato dal commercio
illecito di brand noti.
Le “illicit white” più consumate sono le Regina (con una quota del 25,6%), seguite dalle Yesmoke (9,5%) e dalle Pine (9,3%);
mentre il marchio noto più diffuso nel mercato illecito è Marlboro (36,7%), seguito da Winston (10%) e Chesterfield (6,9%).
I flussi e lo “spread”
I dati sui sequestri di sigarette illecite in Italia offrono uno spaccato significativo della provenienza delle “bionde” illegali.
Il 26% arriva dagli Emirati arabi (paese di transito ma sempre più di produzione), il 13,9% dalla Grecia (anche in questo
caso si tratta prevalentemente di un paese di passaggio), il 12,1% dall'Ucraina, l'11,5% dall'Ungheria e l'8,4% dalla Romania.
E' l'Est europeo, invece, a farla da padrone se si prendono come riferimento le vendite e non i sequestri di sigarette illegali in Italia. Le ricerche condotte sul campo dagli investigatori delle grandi multinazionali del tabacco, che analizzano continuamente il mercato clandestino, evidenziano come le sigarette provenienti dall'Ucraina abbiano conquistato più del 30% del mercato illecito italiano, seguite dalla Bielorussia (con poco meno del 10%) e dalla Moldova (circa il 5%). Sono questi i tre paesi nei quali il differenziale di prezzo delle sigarette sul mercato legale è più alto: un pacchetto di “bionde” costa 4,08 euro in meno in Ucraina e in Bielorussia rispetto all'Italia. Per la Moldova il differenziale scende soltanto di poco a 4 euro al pacchetto. È questo “spread” tra i prezzi nei diversi paesi a rendere sempre più remunerativo il commercio di sigarette illegali.
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