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Su rischio Italia e credito non basta giocare in difesa

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L'Analisi |banche

Su rischio Italia e credito non basta giocare in difesa

La Vigilanza bancaria europea riconosce che le banche italiane hanno già fatto abbastanza per sistemare il nodo dei crediti deteriorati e in particolare di quelli in sofferenza (Npl). Nel lasciare la guida dell’Ssm madame Nouy si autocompiace per l’avvenuto derisking dei non performing loans, che di fatto ha monopolizzato l’azione della Vigilanza unica nel suo primo mandato. Certificando che l’Italia delle banche ha già fatto i compiti a casa e che il nodo degli Npl non è più una priorità, in teoria Nouy traccia anche la rotta per il suo successore designato Andrea Enria che in prospettiva dovrebbe indirizzare l’azione di Vigilanza più sui rischi di mercato che su quelli di credito.

Si vedrà nei prossimi mesi se la svolta indicata da Nouy sarà recepita davvero dal nuovo board dell’Ssm, che inizierà ad operare in una fase di frenata dell’economia europea. Nuovi provvedimenti di Vigilanza dall’impatto restrittivo sul credito alle imprese (come l’addendum varato lo scorso aprile), avrebbero l’effetto di rallentare ulteriormente l’economia che, in particolare in Italia, è in fase di rapida decelerazione. Se i mercati in questa fase guardano alle mosse di politica monetaria della Banca centrale europea presieduta da Mario Draghi, è essenziale che l’altra Bce - ovvero quella della Vigilanza bancaria - non adotti nuovi provvedimenti anti-credito. E tenga nel dovuto conto quanto sta avvenendo negli Stati Uniti, dove sia la Federal Reserve che l’amministrazione Trump sono impegnate nella deregulation del sistema bancario.

In questo scenario, l’Italia si avvia all’inizio di un 2019 difficile per l’economia con banche che nella stragrande maggioranza - per ammissione della stessa Nouy - possono dire di aver concluso con successo la accelerata azione di derisking del portafoglio Npl.

Se l’Europa ci riconosce i meriti del percorso fatto negli ultimi anni, l’Italia rischia di complicarsi la vita da sola. La politica economica del Governo sta compromettendo la fiducia delle imprese e degli investitori, con impatto negativo sulla crescita dell’economia. Il riaffacciarsi del rischio Italia - che potrebbe accentuarsi a inizio febbraio con i dati sul Pil del quarto trimestre 2018 e il successivo pronunciamento delle agenzie di rating - sta già gravando sul capitale di Vigilanza delle banche che pagano l’effetto contabile dello spread sui titoli di Stato in portafoglio.

Giocare in difesa, come il Governo sta facendo col rinvio della riforma delle Popolari o la controriforma delle Banche di credito cooperativo, è uno schema di dubbia efficacia. L’idea che si trasmette agli investitori esteri è che si punti a fare a meno di loro, confidando nel fatto che il fabbisogno di capitale delle banche locali possa essere sottoscritto all’infinito dai risparmiatori italiani.

Ma come dimostra il recente flop del Btp Italia, i risparmiatori italiani sono più realisti che sovranisti. E anche quando comprano azioni delle banche locali puntano a essere considerati investitori e non ostaggi, come capita in alcuni casi a partire dalla Popolare di Bari.

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