Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 15 novembre 2012 alle ore 15:18.

My24

Leggiamo nelle enciclopedie che nel suo significato originario cultura è l'insieme delle cognizioni intellettuali acquisite da ciascuno attraverso lo studio, l'esperienza, il rapporto con l'ambiente e con gli altri e che solo in secoli recenti essa è passata altresì a significare la oggettiva sedimentazione del patrimonio culturale che un popolo eredita dalla sua storia e che ancora si esprime attraverso ciò che esso è e fa.

I due significati convivono e interagiscono fra loro, ma la loro convivenza e la loro interazione non seguono nella storia i medesimi percorsi e a volte quelli che seguono si allontanano sorprendentemente dalle strade più battute. E' questo il caso di noi italiani e dell'osmosi fra cultura individuale e cultura collettiva intervenuta nella nostra storia.

Chi questa storia la racconta ci dice che da noi, come del resto negli altri paesi europei, la cultura è stata a lungo riservata alle élites, tanto come formazione individuale, quanto come fruizione di quella che si considera la parte alta dei patrimoni culturali, vale a dire le opere artistiche, si tratti di musica o di arti figurative, riservata essa stessa alle élites.

Questa seconda cosa è vera sino ad un certo punto, se pensiamo alla quantità d'arte che si è riversata storicamente nelle nostre cattedrali e nelle nostre chiese, risultando così esposta alla fruizione di chiunque le frequentasse. Ma è certo vero che per secoli la musica migliore la si faceva a corte e le collezioni d'arte le potevano vedere soltanto i pochi ammessi ai palazzi dei nobili che le avevano formate per sé. Per non parlare del rapporto, ovvio ed innegabile, fra l'acculturamento individuale e la piena capacità di capire l'arte e di coglierne tutta la bellezza.
Perché il patrimonio culturale, almeno in questa sua parte, fosse esteso ai più si dovette arrivare al XVIII secolo, in Italia a difesa dalle spoliazioni straniere delle nostre opere d'arte e più tardi in Francia come estrinsecazione della libertà portata dalla Rivoluzione. E' stato un libro recente di Salvatore Settis a farmi conoscere la convenzione di famiglia che l'ultima dei Medici, Anna Maria Luisa, fece firmare nel 1737 ai Lorena, quando a loro fu assegnata la Toscana. La convenzione li impegnava a "conservare sempre nella città capitale di Firenze e nello Stato le suppellettili più preziose raccolte dai passati sovrani, per l'ornamento dello Stato, per l'utilità del pubblico e per attirare la curiosità dei forestieri". Con la stessa impostazione erano nati nel 1734 i Musei Capitolini a Roma, e si diffusero poi ovunque i musei. E sulla stessa scia – se mi è permesso un lungo salto storico- finirà per collocarsi l'interpretazione che inizialmente verrà data all'art.9 della nostra Costituzione, a norma del quale la Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e della ricerca scientifica e tecnica e tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.

L'idea che nei primi anni venne letta nell'art.9 era che l'attenzione pubblica alla cultura dovesse corrispondere all'emergere su larga scala del bisogno, appunto, di cultura, a seguito e in qualche modo a coronamento del soddisfacimento dei bisogni primari. Insomma, la cultura come abbellimento, prima riservato ai pochi, ed ora da allargare anche ai più. Donde gli incentivi al teatro, al cinema, e alla musica e il sostegno finanziario dei musei.

Ciò che mancava, in quella interpretazione, era la consapevolezza dell'osmosi che nel corso della nostra lunga storia era avvenuta fra la cultura riservata ai pochi e la cultura diffusasi tra i più, una osmosi che per un verso poggiava, per altro verso generava essa stessa un patrimonio ben più largo di quello costituito dalle opere d'arte e tuttavia nutrito dallo stesso patrimonio genetico. Noi sappiamo dei Leonardo, dei Raffaello, dei Michelangelo e dei lavori da essi fatti per i loro altolocati committenti. Sappiamo molto meno dei tanti artigiani che lavoravano con loro o accanto a loro in quei complessi di botteghe artigiane, legate da una circolarità che non conosceva paratie. Che da quelle botteghe uscissero quadri, o suppellettili, o addirittura oggetti utili per la casa non fa alcuna differenza. Il DNA era lo stesso e tutti quegli oggetti, ciascuno a suo modo, ne portavano traccia.

Sono in questo fenomeno le radici di quella qualità italiana che Carlo Maria Cipolla avrebbe definito come la nostra capacità di fare le cose belle che piacciono al mondo. Le cose belle, con una bellezza che investe le opere pittoriche come gli edifici, gli arredi come gli abiti, le rubinetterie come gli utensili. E ciò accade non per doti trascendenti che di sicuro noi non possediamo, ma per due fondamentali ragioni: la prima è quella appena messa in luce, la circolarità ad ampio raggio della nostra cultura, che certo non ha mai investito tutta la popolazione italiana, ma ha sempre coinvolto una fascia ben più larga delle fasce elitarie, raggiungendo tanti piccoli artigiani, manutentori, capimastri, sarti, giardinieri, falegnami, che delle élites non sono mai entrati a far parte e per le élites non hanno mai lavorato. La seconda ragione è quella che spiega questa stessa circolarità allargata, al di là della contiguità delle botteghe, che ci ha permesso di coglierla in atto. La scintilla della rinomata creatività italiana e quindi della capacità di creare le cose belle che piacciono al mondo è l'incontro fra culture e tradizioni diverse, che nelle nostre città come nei nostri villaggi si è reiterato per secoli e secoli, grazie ai continui afflussi di popolazioni provenienti da altri paesi e al conseguente mescolarsi delle lingue, degli stili di vita, dei metodi e degli stili di lavoro e di produzione. Lo testimoniano le diversificate provenienze di tante parole della nostra lingua, di tanti piatti della nostra cucina, e lo testimonia ancor più la meravigliosa fusione fra stili architettonici nazionali e stili ora nordici ora orientali in tante chiese e in tanti edifici. E' chiarissimo qui come il nuovo, ed anche il bello, emergano proprio da questo incontro di stili diversi e trovino anzi in esso la propria matrice.

Commenta la notizia

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi

301 Moved Permanently

Moved Permanently

The document has moved here.