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Questo articolo è stato pubblicato il 18 novembre 2012 alle ore 14:17.

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Infine – ma non entro nel merito e spero che oggi pomeriggio si sviluppi anche questa dimensione del dibattito – i soggetti: quali sono i soggetti che debbono entrare in campo per portare avanti una nuova politica, una nuova visione del ruolo della cultura in tutte le sue espressioni? Il ministro Barca ha detto provocatoriamente – però ha fatto bene – che non è questione di soldi, o non è solo questione di soldi. Penso che se io vi avessi detto: "non esiste nessuna questione di soldi", non mi sareste stati a sentire, perché una questione di soldi esiste, per la cultura, per la scuola, per l'università e per la ricerca; esiste, e l'ho già detto. Però esiste anche una questione fondamentale che si chiama capacità progettuale, realizzatrice e gestionale. Questo significa innanzitutto che abbiamo bisogno in questo senso di una nuova qualificazione delle istituzioni pubbliche. Per esempio le Regioni: non getto l'anatema sulle Regioni – ci mancherebbe altro – però dell'esperienza dei fondi europei per il Mezzogiorno dobbiamo sentire tutto il peso – stavo per dire la vergogna, ma non voglio esagerare – per non avere utilizzate risorse preziose o per averle utilizzate male. Credo che l'impegno con cui il ministro Barca si è messo all'opera per perseguire il recupero e la riprogrammazione delle risorse dei fondi europei determinando delle scelte sapienti – che hanno dato un posto di grande rilievo, per esempio, a progetti per la cultura, come per Pompei – sia uno dei segni positivi venuti da questo Governo, e dobbiamo incoraggiarlo. Soggetti istituzionali da riqualificare e soggetti del privato e del privato sociale da chiamare a raccolta, da stimolare: lei lo sa presidente Squinzi, io dico sempre che c'è un problema di più forte impegno negli investimenti pubblici e privati per la ricerca, e quindi anche da parte delle aziende, soprattutto di quelle maggiori, ma delle stesse medie aziende che oggi competono sul piano internazionale con successo in quanto hanno alle spalle non solo un'eredità – quella di cui ci ha parlato Giuliano Amato, il grande background della creatività italiana – ma perché hanno investito in ricerca e innovazione.

Abbiamo bisogno di investimenti privati, abbiamo bisogno di investimenti pubblici, abbiamo bisogno di mobilitazione nuova di soggetti sociali e cooperativi, anche adeguando – come ha detto la signora Buitoni – la legislazione italiana all'esigenza di valorizzare questi apporti.
Io capisco – voglio dirlo francamente – tante impazienze. Naturalmente, io ho fatto nel passato il "comiziante", e quindi sono abituato anche ad affrontare battibecchi in piazza, non soltanto cioè parlando io e prendendo gli applausi di chi mi ascolta. Ma oggi faccio un altro mestiere, e vorrei dire con molta pacatezza e senso di responsabilità: fate valere le vostre legittime preoccupazioni, esigenze, insofferenze, proteste, fatele valere con il massimo sforzo di razionalità e di responsabilità perché solo così potremo portare la cultura più avanti e il Paese fuori dalla crisi.

il discorso e il manifesto
Pubblichiamo il testo integrale dell'intervento pronunciato dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, giovedì 15 al Teatro Eliseo di Roma in conclusione della prima parte dei lavori degli Stati Generali della Cultura, organizzati da Sole 24 Ore, Accademia dei Lincei e Istituto dell'Enciclopedia Italiana Treccani. Gli Stati Generali hanno rilanciato i 5 punti del Manifesto per una Costituente della cultura, pubblicato su Domenica il 19 febbraio, per riscrivere l'agenda politica e porre la cultura al centro dell'azione di governo.

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