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Questo articolo è stato pubblicato il 18 ottobre 2014 alle ore 15:41.
L'ultima modifica è del 20 ottobre 2014 alle ore 09:32.

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Papa Paolo VI (Olycom)Papa Paolo VI (Olycom)

Al termine della messa di beatificazione di Paolo VI in tutte le chiese della diocesi di Milano le campane hanno suonato in segno di festa. Nel capoluogo lombardo è la prima volta che una messa viene trasmessa in Galleria Vittorio Emanuele II. La cerimonia di beatificazione dell'ex arcivescovo di Milano, Giovanni Battista Montini, poi diventato papa Paolo VI, è stata trasmessa su quattro maxi schermi posizionati per l'occasione sul ponteggio montato in Galleria per i restauri.

Giovanni Battista Montini è il Papa che portò a termine il Concilio Vaticano II iniziato da Roncalli, il Papa umile e riservato che però diede il via ai viaggi apostolici, ma anche quello che affrontò il Sessantotto e i primi effetti della secolarizzazione.

Nacque a Concesio, in provincia di Brescia, il 26 settembre del 1897 e fu ordinato sacerdote il 29 maggio 1920. L'elezione a Pontefice avvenne il 21 giugno 1963, quando Montini assunse il nome di Paolo VI. A lui si deve l'incoraggiamento all'apertura della Chiesa verso il mondo moderno ma anche il rispetto della tradizione. Iniziò la prassi dei viaggi, non solo in Italia, arrivando in tutti i continenti e visitando, a partire dalla Terra Santa, India, Colombia, Turchia fino a spingersi in estremo Oriente e in Oceania. Di lui si ricorda anche il discorso all'assemblea dell'Onu nel 1965. Nel viaggio nelle Filippine del 1970 fu anche bersaglio dell'attentato di uno squilibrato, che si scagliò contro di lui con un pugnale, dal quale uscì indenne. Nella cattedrale di Manila è ancora conservata la Croce Astile, dono del Pontefice in segno di riconoscenza.
Proprio una delle due maglie che indossava quel giorno Paolo VI, insanguinata, sarà portata domani alla celebrazione in una teca di vetro, come ha fatto sapere padre Antonio Marrazzo, postulatore della causa di beatificazione.

Tanta fu l'attenzione che Paolo VI rivolse durante il suo pontificato al mondo sociale e del lavoro, partecipando con la lettera apostolica “Octogesima adveniens” del 1971. Difese i valori della famiglia e della vita, opponendosi a divorzio (che in Italia venne introdotto con il referendum del 1974) e aborto. Ma soprattutto si trovò ad affrontare gli anni delle tensioni sociali che poi sfociarono nel terrorismo, contro cui si oppose con appelli che commossero tutto il mondo: il 21 aprile del 1978, in particolare, si rivolse ai rapitori di Aldo Moro con una lettera pubblicata su tutti i quotidiani in cui implorava la liberazione «senza condizioni» di quello che oltre a essere un uomo politico era anche un suo caro amico
Papa Montini morì pochi mesi dopo, debilitato da una breve e intensa malattia: si spense a Castel Gandolfo il 6 agosto 1978 per edema polmonare, mentre recitava il Padre Nostro. Di quelle ultime settimane restano il “Pensiero alla morte” e un Testamento considerati «un capolavoro di spiritualità e amore alla Chiesa».

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