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Giovanna d’Arco alla Scala: undici minuti di applausi per Netrebko e…

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prima blindatissima alla scala di milano

Giovanna d’Arco alla Scala: undici minuti di applausi per Netrebko e Chailly

Anna Netrebko durante la “Giovanna d’Arco”, di Giuseppe Verdi (Afp)
Anna Netrebko durante la “Giovanna d’Arco”, di Giuseppe Verdi (Afp)

MILANO - Si è conclusa con una ovazione per Anna Netrebko e per il maestro Riccardo Chailly questa Giovanna d'Arco e con ben undici minuti di applausi. Un trionfo convinto per tutti, e per di più con un’opera che non è certo uno dei massimi, come non si vedeva da anni. Ma andiamo con ordine nel raccontare questa prima di Sant’Ambrogio.

Mancava da 150 anni eppure il suo ritorno non avrebbe potuto essere più blindato. È stata una serata davvero poco mondana questa della Giovanna d'Arco di Giuseppe Verdi alla Scala con le misure di sicurezza a livello massimo e la piazza asserragliata dalle forze dell'ordine, con cecchini appostati sui tetti e metal detector in azione all'arrivo che hanno rallentato l'ingresso degli ospiti.

Le esigenze di sicurezza prima di tutto dunque, mentre sul palco nel ruolo dei protagonisti della Prima delle prime si sono alternati Carlo VII, Francesco Meli, e Giovanna, una strepitosa Anna Netrebko che ha modulato in maniera controllatissima le proprie qualità senza sbavature o cedimento alcuno, men che meno inutili esibizionismi che pure le sarebbero risultati assai facili. A dirigere, e finalmente a non prevalere pur con una direzione possente e valorizzando al massimo i cantanti, la bacchetta esemplare e nobile di Riccardo Chailly che ha creduto fino in fondo in questa Giovanna d’Arco. Ineccepibile come sempre il coro diretto da Bruno Casoni, mentre la regia imbrigliata forse dalle molte contraddizioni da oleografia del libretto, affidata a Moshe Leiser e Patrice Caurier, ha lasciato qualche perplessità a partire dalla madonnina di Lourdes. Quanto alle scene sono di Christian Fenouillat mentre i costumi sono di Agostino Cavalca.

A dare forfait per motivi di salute è stato il baritono Carlos Alvarez, sostituito nel ruolo di Giacomo da Devid Cecconi che ha fatto tutto il possibile. Prima dell'inizio dell'Inno di Mameli è stato il sovrintendente in persona, Alexander Pereira, ad annunciare la sostituzione.

In sala per questa prima davvero sottotono sul palco reale il presidente del consiglio Matteo Renzi con la moglie Agnese e con il sindaco Pisapia a fare gli onori di casa, il ministro Dario Franceschini, il ministro Del Rio, il presidente della Regione Roberto Maroni, l'ambasciatrice di Francia Catherine Colonna, il nuovo prefetto di Milano Alessandro Marangoni .
«Non dobbiamo sottovalutare niente, ma non ci faremo rinchiudere in casa» ha commentato alla fine del primo atto il premier. «Sarebbe la risposta più sbagliata - ha poi proseguito». Mentre il ministro Franceschini, ha detto: «Questa è la prima più importante al mondo. Tutti gli occhi sono puntanti su Milano e sull'Italia e per altro dimostra che la centralità della città non è finita con Expo, anzi Milano sarà sicuramente la città europea di tendenza dei prossimi anni».

Fra le presenze in platea l'ex presidente del consiglio Mario Monti e signora, Gianni Letta con la moglie. Poi l'onorevole Santanché in verde speranza al braccio del compagno, il direttore de Il Giornale, Alessandro Sallusti e subito ribattezzati in sala come “I coniugi Arnolfini”, vista la scelta dei colori - che le signore in sala non hanno del tutto apprezzato - in sintonia con il celebre capolavoro di Jan van Eyck . Poi l'immancabile e sempre suprema Carla Fracci con il marito. E ancora l’etoile Roberto Bolle e la vip più attesa dai cronisti e non solo, la cantante Patti Smith.

A protestare fuori dal teatro i centri sociali e il comitato per la salute e l'ambiente. Alcuni fumogeni sono stati accesi nella piazza antistante il teatro dai manifestanti dei Cub (Confederazione unitaria di base) in memoria delle vittime dell'amianto. Tra le persone decedute per questo motivo negli anni passati ci sarebbero stati anche alcuni dipendenti del teatro che hanno inalato le polveri prima dei lavori di bonifica. Ad accompagnare i fumogeni, una banda di ottoni.

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