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Dossier L’epitaffio del Cnel (senza rimpianti)

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Dossier | N. 118 articoliReferendum costituzionale

L’epitaffio del Cnel (senza rimpianti)

  • –di Frosini e G.E. Vigevani
La sede del Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro. (Imagoeconomica)
La sede del Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro. (Imagoeconomica)

Non di solo Senato vive la riforma costituzionale. Vi è, come noto, la rivisitazione del Titolo Quinto, relativamente alla distribuzione delle competenze legislative fra Stato e Regioni. E vi sono altre modifiche, spesso fagocitate dal dibattito sul bicameralismo, ma certo da conoscere bene «per formulare una valutazione complessiva di tutte le ragioni a favore e di quelle contrarie di tutte le parti di cui è composta la riforma», come ha scritto il tribunale di Milano rigettando il ricorso che mirava a “spacchettare” il quesito referendario.

Alcune novità attengono ai rapporti fra governanti e governati. Tra esse, l’introduzione nell’art. 118 dei principi di semplificazione e, soprattutto, di trasparenza dell’azione amministrativa, già vigenti nella legislazione e ora codificati in Costituzione, anche allo scopo di rafforzarne l’attuazione. Di tali principi, quello relativo alla semplificazione appare più generico e suscettibile di essere interpretato anche in modo diversificato. Semplificare, infatti, non vuole dire solo tagliare, ridurre, sopprimere, ma piuttosto rendere maggiormente fruibile al cittadino l’attività della pubblica amministrazione. E già sarebbe un successo se si riuscisse a semplificare il linguaggio burocratico e legislativo.

Il principio di trasparenza è, invece, più limpido nella sua applicazione: significa che tutti gli atti delle amministrazioni statali e territoriali devono essere resi conoscibili all’interessato e a terzi, anche per consentire un controllo generalizzato sull’esercizio dei pubblici poteri. Ovviamente, questa sorta di trasformazione della P.A. in casa di vetro passa attraverso Internet e, quindi, postula il libero accesso dei cittadini sul web dove tutto, privacy permettendo, deve essere reso noto: come dicono gli americani, from need to know to right to know.

Altre modifiche incidono sull’esercizio dei diritti elettorali sanciti nella prima parte della Costituzione. Così, la riforma compie un ulteriore passo a favore della pari opportunità nell’accesso alle cariche elettive, prevedendo anche per le leggi elettorali di Camera e Senato l’obbligo di promuovere l’equilibrio tra donne e uomini nella rappresentanza.

Più numerose, ovviamente, le innovazioni che riguardano la struttura organizzativa costituzionale. Tra le più importanti, l’elezione del Presidente della Repubblica, che viene prevista con un corpo elettorale più ristretto (il numero dei senatori è drasticamente ridotto e non vi sono più i delegati regionali) ma con maggioranze più elevate delle attuali, allo scopo di favorire la scelta di una personalità ampiamente condivisa. Infatti, dal quarto scrutinio occorreranno i voti dei tre quinti dei componenti del Parlamento in seduta comune - e non più della sola metà, come ora - e dalla settima i tre quinti dei votanti. Tale previsione neutralizza il rischio che la maggioranza possa eleggersi un proprio Presidente, come accaduto anche di recente. Non è infatti immaginabile che i parlamentari di minoranza disertino in massa l’aula, lasciando il campo libero agli altri. Il pericolo è semmai quello di una impasse, di una catena di veti reciproci che potrebbe impedire per mesi l’elezione del nuovo Capo dello Stato.

Altre novità riguardano la Corte costituzionale. L’elezione dei cinque giudici di nomina parlamentare viene distribuita fra la Camera dei deputati, che ne designerà tre, e il Senato, che ne sceglierà due. Si è sostenuto che se si fosse lasciata l’elezione al Parlamento in seduta comune, i senatori non avrebbero avuto una voce significativa in quanto sono solo 100 rispetto ai 630 deputati. Argomento poco convincente, a dire il vero. Ed è auspicabile che i futuri giudici eletti dal Senato non siano mera espressione delle Regioni o peggio loro “avvocati” all’interno della Corte, perché anche a essi spetta il compito di tutelare l’intera Costituzione e non una parte di essa.

Il nuovo testo estende anche i poteri della Corte. Ad essa viene attribuita la funzione di controllare in via preventiva, su richiesta di una minoranza, la costituzionalità delle leggi elettorali. Si tratta di una novità assoluta per il nostro ordinamento, volta a evitare che, come nel recente passato, le Camere siano elette con un sistema per più aspetti incostituzionale.

Infine, c’è la soppressione del Cnel (e delle Province), di cui si può fare l’epitaffio, crediamo, senza grandi rimpianti. E non solo come risparmio della spesa pubblica.

Insomma, ritornando al nostro giudice milanese, l’elettore sarà davvero libero se conoscerà la riforma nella sua interezza e riuscirà a comprendere le connessioni tra le tutte le sue parti, quelle più note e quelle ai più ancora oscure.

6 - continua (le altre puntate sono state pubblicate dalla Domenica
tra il 2 ottobre e il 13 novembre)

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