La storia potrebbe cominciare da una frase di Totò, tratta dal film Chi si ferma è perduto. È del 1960. Il comico interpretava la parte del ragioniere Antonio Guardalavecchia: «Lei vuol fare il facente funzione? Ebbene, lo voglio fare anch'io. Modestamente, funziono benissimo».
Potremmo dedicarla agli impiegati del cinema e della letteratura, a quelli descritti e satireggiati da Gogol o, appunto, da Totò. Il motivo è semplice: torna in libreria un classico sull'argomento di Honoré de Balzac, Fisiologia dell'impiegato (Editore Elliot, pp. 96, euro 12,50).
Questo trattato semiserio del grande scrittore francese può essere ancora utilizzato per capire l'onnipotenza della burocrazia, un'invenzione perfezionata dal mondo moderno, in grado di impedire o ritardare qualsiasi cosa. Una congrega che soprattutto alimenta se stessa e si è resa indispensabile al funzionamento degli Stati. Balzac nel suo libretto non risparmia colpi: «L'impiegato dev'essere un tale che scrive seduto in ufficio. L'ufficio è il guscio dell'impiegato. Niente impiegato senza ufficio: niente ufficio senza impiegato».
L'opera, tradotta da Marco Diani (e con illustrazioni di Louis Joseph Trimolet), risale al 1841 e fece da modello alla successiva di Balzac, Gli impiegati del 1844. Lo scrittore francese si può considerare uno specialista sull'argomento. Anticipa notevolmente le analisi di Kafka, le denunce contemporanee, le maledizioni che ogni cittadino, prima o poi, rivolge all'infernale macchina della burocrazia. Anche - e per taluni casi, soprattutto - in Italia, Paese in cui l'87 per cento dei contribuenti non riesce a compilare nemmeno la propria dichiarazione dei redditi, talmente è complicata; per questo ricorre, in genere, a un professionista e gli paga un onorario. Insomma, da noi occorre mettere in conto l'esborso di una parcella per pagare le tasse.
Nel III capitolo Balzac offre una «Storia filosofica e trascendentale degli impiegati», dove pone in evidenza alcuni assiomi attualissimi. Qualche esempio: «La protezione è prova di potenza», oppure «Oggigiorno il peggior stato è lo Stato!». Un altro di essi, al VI capitolo, rivolto ai politici: «Un segretario privato è un amico offerto dal Governo».
Nel testo non mancano battute, considerazioni varie che possono sembrare estranee all'argomento, ma sono tutte da meditare: «O Francia, Paese più acuto del mondo, potrai esser conquistata, mai ingannata… proprio mai! Sei troppo donna» (p. 13); «La Camera vuole amministrare e gli amministratori legiferare. Il Governo vuole amministrare e l'Amministrazione governare. Per questo le leggi sono regolamenti e le ordinanze a volte diventano leggi» (p. 91).
© Riproduzione riservata