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La Commedia di Dante tra miti e varianti

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La Commedia di Dante tra miti e varianti

Si narra che Dante, di ritorno dal suo viaggio a Venezia una ventina di giorni prima della morte avvenuta a Ravenna, lasciasse all'abbazia di Pomposa gli ultimi tredici canti del Paradiso, parte finale della “Commedia”. E questi sarebbero stati recuperati - misteriosamente - un anno dopo dal figlio Jacopo.

La notizia, non proveniente da filologi o storici della letteratura, è possibile ascoltarla in una visita a Pomposa. Del resto, chi scrive ebbe modo di incontrare in quel fascinoso luogo un insolito monsignore austriaco, dai lunghi capelli bianchi, simile a una comparsa ottocentesca, che si aggirava tra le mura con una macchina fotografica degli anni Venti e scattava istantanee ai muri.

Sosteneva che Dante avrebbe avuto con sé ben più di quei tredici canti e che, malato, li nascose in qualche pertugio dell'abbazia. Chissà chi lo aveva (o come si era) convinto della cosa. E chissà cosa sperava di scoprire con le foto. Di certo si può dire soltanto che monsignore scomparve all'inizio degli anni Ottanta. E che non ci sono pervenuti autografi o apografi (copie di originali manoscritti) della “Commedia”.

Queste storie vengono alla mente pensando alle iniziative già cominciate per il 2021, settimo anniversario della morte di Dante. Ne vedremo di ogni genere, tra convegni, pubblicazioni e altro. Per restare nell'ambito dei libri e fare un paio di esempi, diremo che in autunno è annunciata una “Commedia” dalla casa editrice Salerno di Roma (nella collana “Diamanti”) con un testo corretto, o “migliorato”, in due o tre centinaia di casi. A essa seguirà l'edizione maggiore commentata in cinque volumi.

Intanto - passiamo al secondo - il Melangolo di Genova ha appena pubblicato il primo di sei tomi di un'”edizione critica alla luce del più antico codice di sicura fiorentinità” dell'immortale poema. Si tratta di “Paradiso I-XVII”, a cura di Eleonisia Mandola, con una premessa di Federico Sanguineti (pp. 272, euro 14).

Non faremo l'elenco delle edizioni della “Commedia”, di quelle ora utilizzate o delle discussioni che le possibili varianti hanno suscitato nel corso dei secoli, aggiungiamo soltanto che dal Melangolo è uscito un testo che risale a “non più di un decennio successivo alla morte del Poeta”. Ed è di circa una decina d'anni più antico del “fin troppo a lungo celebrato” codice Trivulziano 1080.

Per conoscere le ragioni di questa edizione si possono leggere le pagine della prefazione (scritta dalla curatrice Mandola e da Sanguineti) e della premessa, dovuta allo stesso Sanguineti. Il quale è ordinario di Filologia Dantesca all'Università di Salerno, nel 2001 è stato curatore di “Dantis Alagherii Comedia”, un testo critico uscito dalle Edizioni del Galluzzo. In tal caso, per la prima volta nella storia degli studi danteschi, Sanguineti realizzò l'impresa di verifica dei “loci critici” su tutti i quasi 600 codici non frammentari della “Commedia”.

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