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Questo articolo è stato pubblicato il 10 agosto 2011 alle ore 08:10.

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ROMA. Licenziamenti più facili e maggior spazio alla contrattazione aziendale. Sono le due direzioni di marcia delle misure che saranno annunciate oggi dal ministro del Lavoro e Politiche sociali Maurizio Sacconi alle parti sociali. Nei decreti legislativi dello Statuto dei lavori verrà individuato un nucleo di diritti universali e indisponibili.

Tutte le altre tutele - tra queste, la disciplina sui licenziamenti - saranno nella disponibilità delle parti sociali che potranno decidere attraverso la contrattazione: il caso tipico è quello dello start-up di un imprenditore del Sud che chiede per un certo numero di anni la non applicazione dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Inoltre il ministro intende potenziare il ruolo della contrattazione aziendale, attraverso i contratti di 'prossimità', alternativi rispetto ai contratti nazionali, sul modello di quanto fatto con le intese separate per la Fiat di Pomigliano e di Mirafiori.
In questo modo il ministro Sacconi intende rispondere alla Bce che ha sollecitato il superamento dell'attuale dualismo del mercato del lavoro, con minori rigidità nelle norme sui licenziamenti. Sacconi oggi pomeriggio rilancerà la richiesta - già avanzata a sindacati e imprese con la lettera dello scorso 11 novembre - affinché promuovano un avviso comune sullo Statuto dei lavori. I contenuti verrebbero recepiti dal ministro nei decreti legislativi che serviranno per la redazione dello Statuto dei lavori, il testo unico che sostituirà lo Statuto dei lavoratori, la legge 300 del 1970.
Nel Ddl, che si compone di due articoli, è contenuta la delega al governo per la «razionalizzazione e semplificazione» del diritto del lavoro con «l'obiettivo di ridurre almeno del 50% la normativa vigente», anche con «l'abolizione delle normative risalenti nel tempo».

Come già detto, è prevista l'identificazione di un nucleo di diritti universali e indisponibili - di rilevanza costituzionale e coerenti con la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea - da applicare ai rapporti di lavoro dipendente e alle collaborazioni a progetto in regime di sostanziale monocommittenza. La parte rimanente di tutele potrà essere modulata dalle parti sociali con la contrattazione collettiva «valorizzando il ruolo e le funzioni degli organismi bilaterali». Si terrà conto dell'andamento economico dell'impresa, del territorio o del settore di riferimento. Con un riguardo particolare per le crisi aziendali e occupazionali, l'avvio di nuove attività, la realizzazione di significativi investimenti e gli obiettivi di incremento della competitività e di emersione del lavoro nero e irregolare. È prevista anche l'estensione degli ammortizzatori sociali mediante contribuzioni corrispondenti alle prestazioni, senza oneri aggiuntivi di finanza pubblica.

Con il secondo intervento il ministro Sacconi intende, invece, consolidare gli effetti dell contrattazione aziendale, dando forza di legge alle novità contenute nell'accordo interconfederale firmato unitariamente dalle parti sociali lo scorso 28 giugno. L'intesa prevede l'efficacia erga omnes dei contratti aziendali, vincolanti per tutte le sigle firmatarie, se approvati dalla maggioranza delle rappresentanze sindacali. Inoltre i contratti aziendali per aderire alle esigenze di specifici contesti produttivi, possono modificare la disciplina del contratto nazionale sulla prestazione lavorativa, gli orari e l'organizzazione del lavoro, avendo efficacia per tutti, in situazioni di crisi, di investimenti significativi per lo sviluppo economico-occupazionale.

Tuttavia il piano del ministro Sacconi si scontra con l'ostilità del sindacato che, come ha detto il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, non vuole «interferenze della politica su un terreno che è proprio delle parti sociali», soprattutto dopo che è stato raggiunto un accordo unitario lo scorso 28 giugno. Sull'articolo 18 Bonanni rileva che «non c'è richiesta da parte di nessuno tra le parti sociali».

Ancora più dura la Cgil, ostile a qualsiasi intervento che contempli il superamento dell'articolo 18 dello Statuto del 1970. «Il ministro punta a manomettere lo Statuto dei lavoratori ‐ sostiene il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso ‐, sulla scia dell'emergenza cerca di fare quello che non è riuscito a fare a novembre per la nostra opposizione. Intende anche appropriarsi di un accordo trasferendolo in legge, cambiandone il senso. Tutto ciò è inaccettabile».

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