Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 28 agosto 2011 alle ore 14:59.

My24

Limature e nuove mediazioni. Pdl e Lega continuano a trattare per trovare la totale quadratura del cerchio sulle modifiche alla manovra e lasciare poi a Silvio Berlusconi e Umberto Bossi il compito di perfezionare nel vertice di domani l'accordo e di ottenere l'ok dal ministro Giulio Tremonti.

L'Abc della manovra

Il responsabile del Tesoro non si è ancora ufficialmente pronunciato sulle misure su cui convergono Pdl e Carroccio e, soprattutto, sul ritocco dell'Iva. La soluzione che si sta profilando è l'aumento di un punto dell'Iva ordinaria facendo confluire la fetta più consistente del gettito in un fondo per la riforma fiscale da utilizzare nell'ambito dell'apposita delega e una quota più ridotta per alleggerire il contributo di solidarietà e coprire parte dei tagli agli enti locali previsti dal decreto sulla manovra.

A confermare che le distanze nella maggioranza si sono quasi annullate è il sottosegretario alla Presidenza, Paolo Bonaiuti: «L'intesa è vicina e rispetta quei due paletti fondamentali, che sono tempi rapidi e saldi invariati». Intanto la maggioranza valuta altre opzioni. A cominciare da quella delle dismissioni, sostenuta soprattutto dal Pdl, e della patrimoniale anti-evasione, proposta dal Carroccio, che potrebbe essere inserita nella manovra ma con una delega (magari collegandola a un concordato di massa) e quindi non sarebbe immediatamente operativa.

Nel primo caso il Pdl insiste su una fase di vendite del patrimonio immobiliare dello Stato (caserme e immobili adibiti a uffici pubblici) e anche sulla cessione di una parte delle quote azionarie di società partecipate ancora in mano al Tesoro. Soprattutto su questo secondo versante, come ha confermato il Governatore della Lombardia, Roberto Formigioni, l'istruttoria tra Pdl e Lega starebbe andando avanti. Sulla patrimoniale anti-evasione, dalla quale sarebbe esentata la prima casa, si sta studiando un meccanismo che consenta di inserire la misura in manovra prevedendone un'attuazione ritardata, probabilmente attraverso una delega da esercitare prima del 2012, per affinare meglio il meccanismo.

Per la maggioranza, comunque, la priorità resta la definizione dell'intervento sull'Iva tenendo anche conto delle perplessità di Tremonti. Il ministro dell'Economia non ha mai bocciato l'ipotesi dell'aumento di una o più aliquote dell'imposta sui consumi ma ha ripetutamente lasciato intendere di preferire il ricorso a un eventuale ritocco dell'Iva nell'ambito della delega fiscale. Di qui l'idea che sta prendendo corpo nella maggioranza: utilizzazione della dote in parte per la manovra e per una fetta più consistente per la delega fiscale.

In altre parole, i 4-4,3 miliardi che secondo il Tesoro arriverebbero dal passaggio dal 20% al 21% dell'Iva ordinaria verrebbero utilizzati per non meno di 2,5 miliardi per la riforma del fisco e per 1,5-1,8 miliardi per super Irpef e capitolo enti locali. Risorse che non sarebbero però sufficienti a garantire il dimezzamento dei tagli a Comuni e Province su cui Pdl e Lega hanno raggiunto un'intesa di massima. Ecco allora la necessità di valutare altri interventi: da un leggero ritocco (0,5%) anche dell'aliquota Iva del 10% alle dismissioni fino al rafforzamento della stretta sui ministeri e alle entrate dalla Robin Hood tax.

Sul fronte del contributo di solidarietà, il Pdl continua a puntare all'azzeramento del prelievo. Che però potrebbe avvenire solo nel caso in cui scattasse la patrimoniale anti-evasori, che potrebbe essere accompagnata da un ulteriore abbassamento da 2.500 a 1.500 o mille euro della soglia per la tracciabilità. A breve l'opzione più gettonata resta quella di un alleggerimento della super-Irpef, che scatterebbe con l'aliquota del 5% sopra i 200mila euro o dai 150mila euro ma con l'aggancio al quoziente familiare e l'esclusione da questa procedura agevolata di alcune categorie come ad esempio i parlamentari. Confermato il salvataggio dei piccoli comuni e lo stralcio dell'abolizione delle Province che confluirà in un disegno di legge costituzionale di cui farà parte anche il dimezzamento dei parlamentari.

Sulle pensioni ieri c'è stato un ultimo tentativo di trattativa ma l'intesa non è stata trovata su nessuna delle tre ipotesi sul tappeto: anticipo secco di quota 97 per le anzianità; incentivi per favorire il rinvio dei pensionamenti anticipati (fino a quota 100) e di vecchiaia; aumento immediato a 65 anni della soglia di vecchiaia delle lavoratrici private mantenendo la possibilità con disincentivi di uscire dal lavoro anche prima fino a 60 anni. Alla fine il compromesso sarebbe stato raggiunto sull'ipotesi di aprire un tavolo previdenziale, anche con le parti sociali, subito dopo la manovra per affrontare la questione dell'allungamento dell'età pensionabile.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi

301 Moved Permanently

Moved Permanently

The document has moved here.