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Piazza Affari «paga» 15 miliardi di dividendi

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Piazza Affari «paga» 15 miliardi di dividendi

di Andrea Franceschi

È pari a 15,3 miliardi di euro, in crescita dai 13,7 miliardi dell'anno passato, l'ammontare complessivo dei dividendi che le società quotate alla Borsa di Milano distribuiranno quest'anno agli azionisti sotto forma di cedola. La spinta arriva dalle big ma anche dalle medie aziende del nostro listino.

Agli azionisti dell'Eni, primo gruppo per capitalizzazione, andranno circa 4 miliardi quest'anno. Le azioni Eni sono tra le più redditizie in questo momento nel paniere “Ftse Mib” dato che possono garantire un rendimento di quasi il 7 per cento. Il dividend yield (rapporto tra cedola e prezzo dell'azione) è particolarmente alto rispetto alla media degli ultimi cinque anni (6% circa). Questo è dovuto al fatto che la cifra al denominatore che determina il rendimento (il prezzo dell'azione) negli ultimi sei mesi è sceso del 12,7 per cento in linea con tutto il settore Oil&Gas. La flessione dei ricavi dovuta alle oscillazioni del greggio ha peraltro costretto il Cane a sei zampe a tagliare a 80 centesimi la cedola che la società pagherà il prossimo anno in base ai risultati 2015.
Rendimento inferiore alla media dell'ultimo quinquennio invece per Enel. Il dividend yield si attesta al 3,3%, al di sotto della media degli ultimi 5 anni (6,47%). Questo in parte si deve al fatto che le azioni Enel hanno ripreso quota in questi mesi (come tutto il listino) e in parte al fatto che la cedola (ora a 14 centesimi) è ancora ben lontana dai livelli pre-crisi. La società comunque dovrebbe essere più generosa nei prossimi anni: il piano strategico per il periodo 2015-2019, prevede che sia distribuito sotto forma di cedola il 50% dei profitti per il 2015. Il cosiddetto dividend payout è destinato ad aumentare di 5 punti percentuali su base annua fino al 65% nel 2018. Si conferma attraente tutto il settore utilities a partire dalle società che controllano le reti: Snam e Terna hanno un rendimento del 5,4 e dal 4,8% rispettivamente. Tra i “big” che hanno deciso un ritocco all'insù della cedola c'è Generali. La compagnia triestina, nonostante gli utili in calo a 1,7 miliardi, prosegue nella sua politica di rialzo dei dividendi che sono stati portati da 45 a 60 centesimi per azione. Era dal 2008 che le azioni del Leone non pagavano tanto. Le azioni di Generali hanno un rendimento del 3,28%, superiore alla media degli ultimi 5 anni (2,34%). Restando nel settore assicurativo si confermano molto redditizie anche le UnipolSai (6,4%).

Rendimenti più contenuti per le banche (1,8% in media) i cui azionisti hanno comunque poco da lamentarsi vista la performance del settore in Borsa nel primo trimestre di quest'anno (+28%). Tra gli istituti che hanno aumentato la cedola si segnalano Intesa Sanpaolo (da 5 a 7 centesimi), Unicredit (da 10 a 12 centesimi) e Ubi (da 6 a 8). Sono tornate a staccare dividendi Bper (2 centesimi) e Bpm (0,022 euro).
Nel complesso è tutto il paniere Ftse Mib a pagare cedole interessanti visto che il dividend yield medio si attesta al 2,5 per cento. E la remunerazione è destinata ad aumentare: il consensus degli analisti di S&P Capital Iq stima che le società del paniere Ftse Mib aumenteranno di circa il 7% i dividendi sui bilanci 2015 (che saranno pagati nel 2016). È probabile tuttavia che, nonostante ciò, il monte dividendi per il 2016 non sarà così alto come quello del 2015. Questo perché se la maggior parte delle società probabilmente aumenterà la remunerazione agli azionisti c'è sicuramente un nome di peso come Eni che, come accennato, ha deciso per il taglio. Un taglio che si farà sentire dato che, ad oggi, il cane a sei zampe eroga una fetta consistente del monte cedole complessivo.

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