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Le banche affossano Milano (-2,65%). Mps sprofonda a…

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la giornata dei mercati

Le banche affossano Milano (-2,65%). Mps sprofonda a -16%. Petrolio ancora debole

Andamento titoli
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Giornata all’insegna della volatilità per i mercati azionari europei, condizionati ancora una volta dal continuo calo del prezzo del petrolio e oggi anche dalla chiusura di Wall Street per il Martin Luther King Day. L’indice Ftse Mib ha chiuso in ribasso del 2,65%, unico fortemente negativo nel Vecchio Continente, affossato dal tonfo del titolo Monte dei Paschi (che è arrivato a perdere il 16%) e degli altri bancari. Lo spread BTp-Bund si è attestato a 109 punti base, con il rendimento del decennale italiano all’1,57%. L’euro si è mantenuto poco sotto 1,09 dollari (cambio euro/dollaro e convertitore di valuta). Il greggio è invece scivolato ancora dopo la fine delle sanzioni nei confronti dell’Iran: il Brent è arrivato a scendere sotto i 28 dollari al barile, minimi dal 2003 per poi attestarsi a 29 dollari, il Wti è intorno ai 30 dollari.

La danza del barile
È sempre il prezzo del petrolio a condizionare l’atteggiamento degli investitori. La fine delle sanzioni nei confronti dell’Iran come conseguenza dell’accordo sull’energia nucleare di fatto comporterà un ulteriore incremento dell’offerta di barili su un mercato che già sconta l’indebolimento della domanda globale. Tutto questo contribuisce a spingere ancora più in basso i prezzi del petrolio, che a questo punto si stanno riportando sui livelli del 2003. La circostanza non sembra però almeno per il momento affossare ulteriormente le Borse , che resistono dopo la debacle di venerdì scorso e dopo aver bruciato qualcosa come 5mila miliardi di euro nelle prime due settimane del 2016.

Pochi appuntamenti macro
La giornata festiva negli Stati Uniti e la mancanza di dati macroeconomici di rilievo in Europa tende a togliere un po’ di potenziale volatilità ai listini quest’oggi. Petrolio e Cina restano sempre sui riflettori, anche se nel resto della settimana non mancheranno gli appuntamenti importanti, a cominciare dalla diffusone del Pil cinese di domani per proseguire con la riunione della Bce a Francoforte di giovedì prossimo.

La Cina interviene ancora
Il recupero finale del listino di Shanghai è anche legato in parte alla decisione della banca centrale cinese di contrastare le speculazioni sullo yuan applicando alle banche straniere operanti su territorio cinese regole simili a quelle degli istituti locali. Dal 25 gennaio prossimo, secondo quanto confermato oggi dalla Banca del Popolo (PboC), sarà applicato un aumento dei requisiti di riserva obbligatori delle banche straniere sui depositi in yuan per evitare fuoriuscite eccessive di capitali e regolare in modo migliore i movimenti della stessa valuta cinese. La decisione, spiega la PboC servirà a «prevenire rischi finanziari e a proteggere la stabilità finanziaria» di Pechino e a rafforzare la «gestione della liquidità».

Banche sotto attacco a Piazza Affari
Mps ha subito oggi un nuovo vero e proprio rovescio dopo aver sofferto una correzione complessiva del 30% da inizio anno: sospeso per eccesso di ribasso, il titolo dell’istituto senese è poi rientrato in contrattazione e ha ceduto oltre il 13%, ma la Consob ha dovuto vietare le vendite al ribasso (short selling) sul titolo per oggi e domani. Pesante l’andamento e raffica di sospensioni anche per gli altri istituti di credito italiani, a cominciare dalle Popolari per proseguire con le “big” Unicredit e Intesa Sanpaolo.

A scatenare le vendite sembrerebbe essere stata l’indicazione legata al lancio di una nuova inchiesta/questionario ad opera della Bce sullo stato dei crediti non esigibili del sistema bancario europeo. Si tratta di un’azione legata al nuovo ruolo di supervisore della Bce, ma la notizia colpirebbe oggi in modo particolare le banche italiane a causa del livello di sofferenze particolarmente elevato (oltre 200 miliardi di euro) che affligge il nostro sistema finanziario. In forte ribasso anche Saipem, mentre tra i pochi titoli controtendenza figura invece Telecom Italia, dopo che Vivendi ha ulteriormente aumentato la propria partecipazione portandola al 21,4% circa.

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