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Petrolio volatile, listini nervosi. A Piazza Affari ancora vendite sui…

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LA GIORNATA DEI MERCATI

Petrolio volatile, listini nervosi. A Piazza Affari ancora vendite sui bancari

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I listini europei hanno chiuso in modo nervoso penalizzati da un prezzo del petrolio tornato sotto pressione sull'onda del dato sulle scorte Usa. Francoforte e Parigi hanno mantenuto un andamento positivo mentre Madrid e Londra hanno chiuso in calo. In serata chiusura in negativo anche a Wall Street: Dow Jones -0,25% a 16.413,09 punti, Nasdaq -1,03% a 4.487,54, S&P500 -0,47% a 1.917,83 punti. A Piazza Affari il FTSE MIB ha ceduto l'1,53% - peggior performance in Europa - zavorrato dallo scivolone finale delle banche. Le vendite si sono abbattute in modo particolare su Mps, sospesa a pochi minuti dalla chiusura delle contrattazioni e che, a fine giornata, ha perso il 10,09%. Male anche Bpm (-6,45%), Unicredit (-5,54%), Banco Popolare (-5,51%), Intesa Sanpaolo (-4,88%) e Ubi Banca (-5,52%). Per contro Telecom Italia ha guadagnato il 3,87% spinta da un report di Bofa Merrill Lynch. Acquisti anche su St (+5,21%) che investirà 270 milioni per rilanciare lo stabilimento di Catania.

Il prezzo del petrolio, in linea di massima, resta volatile. Gli operatori comunque sono stati focalizzati sulle mosse dei Paesi produttori dopo l’incontro di ieri a Teheran, estremo (ma non ultimo) tentativo di convincere l’Iran ad aderire agli accordi presi il giorno prima tra Arabia Saudite e Russia. In mattinata l’oro nero era impostato al rialzo. Il che è bastato alle Borse per salire un po’. Almeno in estremo Oriente.

In nottata, infatti, il listino di Tokyo aveva chiuso con il segno positivo. Seul, dal canto suo, aveva guadagnato l’1,3% e Sydney il 2,2% . Deboli invece le borse cinesi con Shanghai che ha archiviato la seduta in calo dello 0,16% e Shenzhen dello 0,45%. In quest’ultimo caso non ha evidentemente aiuatato il dato sull’inflazione di Pechino. L’indice dei prezzi al consumo, a gennaio, ha registrato una crescita dell’1,8% su base annua. Un numero superiore a quello di dicembre ma inferiore alle previsioni degli analisti. Il bicchiere, insomma, è stato visto mezzo vuoto. Più in generale, comunque, va ricordato che Moody’s prevede il Pil cinese in aumento del 6,3% nel 2016 e del 6,1% nel 2017, a fronte della salita del 6,9% registrata nel 2015.

Ciò detto ad aiutare, in un primo momento, i mercati ci sono state anche le minute della Fed. Queste hanno evidenziato i rischi per l’economia americana dovuti all’andamento stesso del prezzo del petrolio, delle materie prime e alle turbolenze sui mercati finanziari. Un mix che ha allentato le pressioni per un nuovo rialzo dei tassi di interesse. Copione simile per i verbali della Bce, pubblicati oggi, che confermano come il Consiglio direttivo sia pronto a varare nuove misure di stimolo a marzo anche se non c’è ancora un accordo sugli interventi da adottare.

In un simile contesto i listini europei, dopo un avvio al rialzo, avevano abbassato la testa. Poi, di nuovo, hanno accelerato al rialzo. Infine, però, hanno accelerato al ribasso in scia all’apertura negativa di Wall Street. In particolare, male Milano che, colpita dall’apertura negativa di Wall Street, ha sofferto le vendite sui bancari.

Nel mondo del reddito fisso lo spread tra il decennale italiano e quello tedesco è intorno a 135 punti base, con il rendimento del BTp intorno all’1,57%. La differenza tra i tassi spagnoli e quelli tedeschi, invece, è a quota 150 basis point.

Il cambio euro verso il dollaro, dal canto suo, viaggia intorno a 1,11.

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