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Borse, mini-rally delle banche grazie all’ok di Draghi al sostegno pubblico

Le parole di Mario Draghi, che nel corso della conferenza stampa a seguito del direttivo Bce ha parlato apertamente di un «salvagente pubblico» per mettere in sicurezza le banche in crisi seppur in «circostanze eccezionali» hanno favorito la ripresa delle quotazioni delle svalutatissime banche italiane. A fine seduta le azioni di Banco Popolare (+3,96%), Bper (+3,21%) e Unicredit (+2,13%) figurano tra le più acquistate sul paniere principale della Borsa di Milano. Il guadagno dell’indice settoriale si è limitato comunque a un +0,96% che, considerate le valutazioni iperscontate delle banche italiane, non è gran cosa. Un segnale dell’incertezza che ancora permane sul destino del settore in Italia nella settimana che precede la pubblicazione delle pagelle (stress test) che proprio la Bce nelle sue vesti di autorità di vigilanza svelerà a fine mese. Pagelle che metteranno ancora una volta in luce la vulnerabilità del capitale di alcuni nostri istituti di credito alle prese con il ben noto problema della cattiva qualità del credito.

La Bce, che a inizio mese ha imposto al Monte dei Paschi di Siena di disfarsi di quasi 10 miliardi di euro di crediti deteriorati lordi nei prossimi due anni e mezzo, guarda al problema dei prestiti inesigibili con preoccupazione perché, come ha ricordato lo stesso Draghi, la loro presenza è un ostacolo alla trasmissione della politica monetaria perché scoraggia le banche a fare prestiti. Nel dichiarare la necessità di un intervento pubblico a salvaguardia delle banche Draghi ha riconosciuto in ogni caso anche che questa misura dovrebbe essere «concordata con la Commissione europea nel quadro delle norme esistenti sulla concorrenza». In altre parole non è materia sua ma compito della politica valutare se i margini di flessibilità, che pure la normativa esistente riconosce, sono applicabili. Nulla di nuovo sotto il sole quindi e questo spiega perché, dopo una iniziale reazione positiva, le azioni delle banche italiane ed europee abbiano ridotto i guadagni.

Il saldo a fine seduta per i principali indici continentali mostra un rialzo dello 0,25% per l’indice Ftse Mib di Piazza Affari, un calo dello 0,43% per l’indice Ftse 100 di Londra e performance vicino alla parità per le Borse di Francoforte, Parigi e Madrid. Poco mossi anche i mercati obbligazionari (lo spread tra il Bund tedesco e il BTp italiano ha chiuso sostanzialmente invariato a quota 126) e valutari. Il cambio euro-dollaro, che in genere è molto sensibile alle notizie di politica monetaria, ha registrato oscillazioni nella norma e con un massimo di 1,10561 e un minimo di 1,09836 toccati nel corso della giornata. Variazioni compatibili con l’assenza di novità di rilievo dal direttivo Bce che, come da attese, è stato all’insegna dell’attendismo. Draghi ha di fatto rimandato ogni decisione al futuro senza troppo sbilanciarsi nel creare aspettative.

«Sembra che, in modo analogo alla Bank of England, anche la Bce sia in una fase “wait and see” (aspettare e vedere ndr.) al fine di valutare l'effettivo impatto della decisione del Regno Unito di uscire dall'Unione Europea. Negli ultimi due anni, l'economia dell'Eurozona ha avviato una lenta, ma continua ripresa, ma guardando in prospettiva sembra che ci possano essere dei rischi concreti per la ripartenza della crescita economica» ha commentato Anthony Doyle, investment director di M&G Investments. Nessun intervento quindi anche perché, se si esclude la volatilità di fine giugno, i mercati hanno mostrato di reggere bene il colpo della Brexit come ha riconosciuto lo stesso Draghi. Nelle ultime tre settimane il mercato azionario in tutto il mondo ha recuperato circa 4mila e 500 miliardi di dollari di capitalizzazione.

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