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L’effetto Trump sulle Borse vale 100 miliardi

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l’impatto del voto usa

L’effetto Trump sulle Borse vale 100 miliardi

La vittoria di Donald Trump alle elezioni americane non ha provocato quell’ondata di volatilità e panico stile Brexit che molti avevano temuto. Ma certo l’evento politico più importante dell’anno ha avuto un impatto netto sui mercati, con un aumento della capitalizzazione in tre sedute di circa 100 miliardi di dollari (94,7 miliardi per la precisione).

Scommessa sull’inflazione

Fuga dalle obbligazioni, denaro sulle azioni. Se si volesse fare una sintesi estrema della reazione dei mercati alla vittoria di Trump si potrebbe ricorrere tranquillamente a questa frase. Una reazione che è stata orientata alla scommessa sui possibili effetti inflattivi del piano di stimolo fiscale che Trump ha annunciato in campagna elettorale. L’impennata delle aspettative di inflazione che ne è derivata, combinata con le rinsaldate aspettative sul prossimo rialzo dei tassi da parte della Fed, ha spinto gli investitori a fare una netta rotazione di portafoglio dal reddito fisso all’azionari0. A fronte di un generale rialzo dei tassi sul mercato obbligazionario c’è stata un’impennata dei prezzi delle azioni. In particolare a Wall Street, che ha aggiornato i suoi massimi storici sull’indice Dow Jones registrando, nelle tre sedute post voto, un incremento di 341 miliardi di capitalizzazione.

Chi vince: le materie prime

Il rialzo dei prezzi delle azioni non è stato generalizzato ma è andato a premiare o penalizzare le società e i settori in base all’orientamento della nuova amministrazione. Tra i premiati figura il comparto minerario. I titoli del rame (S&P500 copper) hanno guadagnato il 15% dalle elezioni. Quelli dell’acciaio il 14,3 per cento. Le azioni della DryShips, compagnia di navigazione greca specializzata nel trasporto dell’acciaio quotata al Nasdaq, in tre sedute sono salite del 203 per cento. La ragione di questo rally è chiara: il mercato si aspetta un boom di commesse con il piano di rilancio infrastrutturale annunciato da Trump. Per la stessa ragione corrono il settore costruzioni (+10%) e i comparti industriali legati alle infrastrutture. Festeggia anche l’industria del carbone (+9% incremento medio).

L'EFFETTO TRUMP SULLE BORSE MONDIALI
Le prime cinque e le ultime cinque borse per differenza di capitalizzazione. Dati in miliardi di dollari dall'8/11/2016 (Fonte: Ufficio studi IlSole24Ore)

Chi vince: banche e assicurazioni

A dispetto della retorica anti-Wall Street sfoggiata da Trump in campagna elettorale, è convinzione comune che il nuovo inquilino alla Casa Bianca, al pari degli altri presidenti repubblicani, sarà più propenso a togliere le regole su banche e assicurazioni invece che aggiungerne di nuove. Il settore finanziario, che in Europa come negli Stati Uniti, ha subìto la politica dei tassi zero delle banche centrali in termini minore margine di interesse (per le banche) e rendimenti al lumicino (nel caso delle assicurazioni) vede buoni spiragli dal futuro rialzo del costo del denaro. Non è un caso quindi che l’indice settoriale S&P500 financials in appena due sedute abbia guadagnato l’8 per cento. L’aumento dei tassi, per contro, riduce l’appeal di titoli difensivi ad alto dividendo come le utilities che non a caso sono state pesantemente bersagliate in Europa (-4,75% dal post elezioni) e Stati Uniti (-6,4%).

Chi perde: hi-tech e auto

La controversa ricetta protezionista del candidato repubblicano, secondo i timori di molti, potrebbe provocare un rallentamento del commercio globale dagli effetti potenzialmente recessivi. Più che il mercato azionario nel suo complesso in questa fase tale prospettiva sembra penalizzare solo i settori più direttamente interessati come quello automobilistico (che produce molto in Messico) e quello tecnologico (si pensi ad Apple che ha il grosso dei suoi fornitori in Cina).

Chi perde: Borse emergenti

L’adozione di politiche protezionistiche da una parte e la prospettiva di un rialzo dei tassi di interesse con contestuale rafforzamento del dollaro non è una buona notizia per i mercati emergenti. Il primo perdente in questo caso è il Messico. Il nuovo inquilino alla Casa Bianca, che in campagna elettorale ha insultato e minacciato di deportazione gli immigrati messicani, vuole rinegoziare il trattato Nafta sul libero commercio. La Borsa messicana ha perso il 6,8% mentre il Peso è collassato (-12,66%). Anche se l’indice delle Borse emergenti Msci ha perso molto (-2,47%) non tutti i mercati hanno da perderci come dimostra il rally messo a segno dalla Borsa di Mosca (+3,25%). Le relazioni con la Russia, tornate ai livelli da guerra fredda con Obama, potrebbero migliorare con Trump che più volte ha espresso ammirazione per Vladimir Putin.

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