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Mps: fiducia sul quorum in assemblea, rebus conversione dei bond

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verso AUMENTO DI CAPITALE

Mps: fiducia sul quorum in assemblea, rebus conversione dei bond

Come in ogni thriller, anche nell’aumento del Monte dei Paschi la suspense non manca. In alcuni casi se ne farebbe volentieri a meno (vale per il quorum assembleare, al momento tutt’altro che scontato), in altri è in parte voluta: reduci da tre settimane di road show, il ceo Marco Morelli e le due banche capofila del consorzio di garanzia, Jp Morgan e Mediobanca, sembrano aver raccolto segnali più incoraggianti del previsto ma per il momento preferirebbero giocare a carte coperte.

La consapevolezza di tutti è che quanto maggiore sarà la suspense, tanto più i titolari dei bond saranno motivati a convertire: l’alternativa, come è scritto nei prospetti, è la risoluzione della banca, se non addirittura il bail-in. Ma c’è la Vigilanza sul chi va là: la Bce, da cui si attendono gli ultimi via libera, ma a quanto si apprende in particolare la Consob sarebbero in pressing sulla banca affinché in assemblea si forniscano ai soci indicazioni puntuali sui riscontri fin qui ricevuti dai potenziali grandi sottoscrittori dell’aumento, cioè gli anchor investor, ma anche relativamente ai bond. Il pressing per ora è stato informale, ma non si escludono comunicazioni ufficiali da qui a giovedì: motivo della richiesta sarebbe quello di mettere i soci in condizione di esprimersi su un mandato nei fatti molto ampio da assegnare al cda sulla ricapitalizzazione.

Nel corso del Cda di oggi si è registrata fiducia da parte dei consiglieri, sul raggiungimento del quorum del 20%, in vista dell’assemblea di giovedì. Come si accennava, i riscontri del pre marketing sono considerati più che accettabili, anche se tra i potenziali investitori lo spartiacque rimane il voto del 4 dicembre; difficile che prima di allora la banca possa ottenere qualche impegno anche informale. Aperture più convinte dai bondholder: le condizioni di conversione hanno deluso gli obbligazionisti retail (che in settimana hanno per lo più venduto) ma non gli istituzionali, che - a partire da Generali, come anticipato da Il Sole 24 Ore - starebbero seriamente valutando lo swap. E in parallelo resta aperta la partita del Fresh da un miliardo: si tratta con i possessori, in particolare la cordata di istituzionali guidata da Attestor, e in ambienti vicini al negoziato non si esclude che dal tavolo possa prendere forma la prospettiva di una conversione integrale, con un contributo da un miliardo ai fini dell’aumento. Il problema è che le diverse partite dipendono l’una dall’altra: di qui l’attesa per l’informativa che Morelli darà giovedì in assemblea.

Sempre che venga regolarmente costituita. Per l’ordinaria, che eleggerà Alessandro Falciai neo presidente al posto di Massimo Tononi, non c’è quorum e quindi non si prevedono sorprese. Invece, il 20% del capitale necessario per costituire l’assemblea straordinaria al momento non è ritenuto ancora acquisito. Con il rischio non del tutto marginale di non poter neanche partire con la ricapitalizzazione da cinque miliardi e con la cartolarizzazione.

Troppo esiguo, ormai, lo zoccolo duro dei soci noti, troppo ridotta la quota degli istituzionali esteri e troppo elevata la componente dei fondi speculativi dentro al capitale di una banca reduce da almeno tre mesi di volatilità estrema. Il contributo dei soci noti (Mef, Axa, Falciai, Fondazione, Fintech) arriverà all’11-12%, a cui potrebbe aggiungersi una quota di 3-4 punti di capitale portati in dote dai grandi istituzionali esteri, che ancora nell’assemblea di aprile - quando si era palesato il 31% del capitale - erano ampiamente in doppia cifra; da allora però molto hanno venduto (o prestato), e al momento sembra che il contributo sarà minimo. Così, nell’ambito della sollecitazione di deleghe affidata a Morrow Sodali, si lavora sulle due categorie che restano: gli azionisti retail, comunque poco sensibili a una causa che in passato li ha visti perdere gran parte del loro investimento e in futuro li vedrà condannati a una fortissima diluizione (anche se a titolo di compensazione riceveranno i titoli junior degli Npl cartolarizzati) e la grande platea di hedge fund e simili. Che hanno tutto l’interesse a un via libera dell’operazione, ma che - a quanto emerge - sono poco avvezzi al voto e operano con logiche così vicine all’automatismo da ignorare quasi completamente ciò che accade nel sottostante dei loro investimenti. Convincerli a intervenire, pertanto, non è compito facile.

Un quadro attendibile della situazione si avrà non prima di mercoledì mattina, ma già domani si farà il punto. In caso di mancato quorum le uniche alternative possibili sono una nuova convocazione per fine dicembre o una sospensione dei lavori in attesa di veder costituito il quorum, due vie tutt’altro che agevoli. Sta di fatto che dentro e fuori dalla banca c’è chi in queste ore sta ragionando su eventuali “piani B”.

.@marcoferrando77

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