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Mps, aumento appeso ai bond retail. Oggi il cda valuta l’ultimo…

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LA QUESTIONE BANCARIA

Mps, aumento appeso ai bond retail. Oggi il cda valuta l’ultimo tentativo

La strada del salvataggio privato è di quelle inesplorate e impervie, ma oggi il cda del Monte dei Paschi potrebbe decidere di imboccarla comunque. Perché non ha niente da perdere e, al contrario, consentirebbe di guadagnare tempo in attesa che torni un inquilino con pieni poteri a Palazzo Chigi, l’unico in grado di varare il salvataggio di Stato.

Il Cda di oggi

L’appuntamento è per le 16 a Milano, nella sede di via Santa Margherita. Sul tavolo del board finiranno tutti gli approfondimenti legali condotti a partire dalla serata di venerdì, quando gli stessi consiglieri hanno deciso di effettuare «tutte le attività propedeutiche al completamento» dell’aumento di capitale sul mercato entro l’anno.

Da trovare, come noto, ci sono cinque miliardi. Al momento la raccolta, pur virtuale, si ferma al miliardo messo a disposizione degli istituzionali pronti a convertire i propri bond subordinati. Stando a quanto trapela dalle banche d’affari il fondo sovrano del Qatar, la Qia, potrebbe tornare in campo con il suo miliardo promesso al governo Renzi e sul mercato degli istituzionali si potrebbe raccogliere - mediante bookbuilding - fino a due miliardi, visto anche il dispiegamento di forze che vede al fianco di Mps otto banche d’affari guidate da Jp Morgan e Mediobanca.

Gli obbligazionisti retail

Si valuta anche la conversione del Fresh 2008, con il suo contributo potenziale di altri 300 milioni, ma la nuova impalcatura studiata nelle ultime ore si regge essenzialmente sul contributo di almeno un miliardo degli obbligazionisti retail. Cioè sui risparmiatori, titolari ad esempio dell’emissione da due miliardi effettuata nel 2008 per finanziare l’acquisizione di Antonveneta; in teoria, avrebbero potuto essere della partita già nella finestra di conversione di due settimane fa, ma le cautele erano state tali da rendere praticabile la partecipazione del pubblico retail in misura marginale. Per scelta prudenziale della banca (ovviamente gradita e pertanto avallata dalla Consob), chi ha un profilo Mifid di basso rischio, e quindi non compatibile con un investimento azionario, nelle settimane scorse non avrebbe potuto convertire i suoi bond in azioni neanche l’avesse esplicitamente richiesto (e in molti l’hanno fatto, secondo quanto risulta a Il Sole); ora, nella nuova finestra di conversione che si potrebbe aprire in settimana, la banca toglierebbe questo filtro. Ma serve l’autorizzazione della Consob: nelle ultime ore gli uffici della banca hanno interloquito informalmente con l’authority, ma un via libera ufficiale dovrebbe arrivare non prima di martedì, e comunque dopo che la banca avrà esibito la lettera di Francoforte che boccia la richiesta di proroga dell’aumento.

L’alternativa dei bondholder

Per l’autorizzazione della Consob, dunque, serve tempo. E non è detto che arrivi, vista la delicatezza del tema. Ma anche dovesse esserci, la partita sarebbe ancora tutta da giocare: per legge, anche qualora cadessero i vincoli Mifid, la rete della banca - particolarmente tonica, visto che a metà novembre è stata capace di portare in pochi giorni oltre 10mila deleghe di voto in assemblea, decisive per centrare il quorum necessario - non potrebbe contattare direttamente i titolari dei bond, ma dovrebbe attendere che si presentino spontaneamente in filiale. È un altro ostacolo non da poco: impiegati, direttori e gestori del Monte non potranno spiegare ai propri clienti-obbligazionisti che - visto il rischio di nazionalizzazione - l’alternativa è tra la conversione volontaria a premio dei titoli, cioè al valore nominale nonostante un prezzo di mercato pressoché dimezzato e una conversione obbligatoria a sconto, che vedrebbe bruciata buona parte dell’investimento al momento della trasformazione in azioni.

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