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Vivendi sale al 20% di Mediaset

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L’OFFENSIVA DEI FRANCESI

Vivendi sale al 20% di Mediaset

Silvio Berlusconi ha rotto il silenzio ed è intervenuto con parole dure contro l’operazione promossa da Vivendi su Mediaset definendo la manovra «ostile». Lo ha fatto pochi istanti prima che il gruppo transalpino annunciasse al mercato di aver raggiunto, «almeno per il momento», l’obiettivo: è al 20% del gruppo del Biscione. L’intera vicenda, però, è ora nel mirino della procura di Milano che ha aperto un’indagine a carico di ignoti per manipolazione del mercato in seguito all’esposto presentato da Fininvest contro il gruppo francese Vivendi. La denuncia è stata firmata dall’avvocato Niccolò Ghedini.

Intanto, va segnalato che il pacchetto francese, sulla carta, è più che sufficiente per chiedere la convocazione di un’assemblea e la relativa rappresentanza in consiglio di amministrazione. Ma il pool di legali della famiglia Berlusconi sarebbe al lavoro per arginare ulteriori affondi. In particolare, si sta cercando di capire se ci sono gli estremi per chiedere a un giudice ordinario un provvedimento d’urgenza per bloccare i diritti di voto in capo a Vincent Bolloré sulla scia della denuncia già presentata. Si vedrà.

Nel mentre, come ha detto ieri il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri, il gruppo d’ora in poi dovrà proteggersi dalla concorrenza esterna «ma anche dall’interno stesso dell’azienda». Senza contare che, e sono in molti a crederlo, Vivendi potrebbe proseguire nella sua ascesa portandosi il più possibile a ridosso del 30%. Mossa che si rivelerebbe ancor più aggressiva di quanto già non sia stato l’aver dichiarato un 20% in poco più di quarantotto ore. Tanto più che quel numero di azioni potrebbe rappresentare una vera e propria minoranza di blocco. Rispetto a quest’ipotesi, da Parigi rispondono con un «no comment» ma lo spettro che ciò accada si agita evidentemente nel palazzo di via Paleocopa. Di qui la presa di posizione netta dell’ex premier. «L’acquisto di azioni Mediaset da parte di Vivendi, non concordato preventivamente con Fininvest, - ha detto Berlusconi - non può essere considerato altro che un’operazione ostile». A ciò la famiglia Berlusconi intende rispondere in maniera compatta, soprattutto su un punto: «Non abbiamo alcuna intenzione di lasciare che qualcuno provi a ridimensionare il nostro ruolo di imprenditori. Per questo abbiamo aumentato la nostra partecipazione e continueremo a farlo nei limiti consentiti dalle leggi».

Fininvest ha di fatto raggiunto il tetto massimo di titoli acquistabili nell’arco di un anno, salvo non intenda lanciare un’Opa totalitaria. A maggio scorso, sulla scia dell’accordo firmato proprio con Vivendi per Premium aveva rilevato l’1,27% del capitale che, sommato allo shopping recente, 3,527%, porta di fatto il conto a un soffio dal 5%. E non potrà compiere ulteriori operazioni fino ad aprile 2017. Peraltro, Mediaset non può neppure arrotondare ulteriormente le azioni proprie, oggi pari al 3,75%. Il rischio, infatti, è che possa scattare comunque in capo alla holding l’obbligo d’Opa.

A questo punto, si ipotizza sul mercato, per mettere ulteriormente al sicuro la società di Cologno potrebbero intervenire soggetti terzi. Plausibile? Di certo il mondo da sempre vicino al Cavaliere sembra aver fatto quadrato attorno al gruppo. Ecco perché non si può escludere che partner di lunga data, qualcuno ipotizza anche la famiglia Doris, possa intervenire per dare man forte allo storico socio. Si vedrà. Molto dipenderà da come lavoreranno le diplomazie. Di certo i due advisor di Mediaset, UniCredit e Intesa Sanpaolo, sono al lavoro per supportare al meglio l’azienda di Cologno Monzese. E la strada maestra passa evidentemente dalle modifiche all’assetto societario. Anche perché, allo stato, Berlusconi sembra aver chiuso la porta al dialogo: «Vivendi ha avuto l’opportunità - ha sottolineato ieri - con l’accordo strategico firmato nello scorso aprile, di avviare con Mediaset una collaborazione che si preannunciava proficua per entrambi i gruppi. Purtroppo, questo accordo è stato disconosciuto da Vivendi nei modi e con le conseguenze anche giudiziarie che sono note. Non è certo questo il miglior biglietto da visita che Vivendi possa esibire nel riproporsi come azionista industriale della società». Comprensibile quindi che, durante il vertice con i famigliari e nei successivi contatti, Berlusconi abbia più volte ribadito che ora bisogna «resistere in tutti i modi» innanzitutto costruendo un’argine che serva per rendere molto improbabile il successo di un’eventuale Opa ostile dei francesi.

E con i suoi tempi, anche la politica è intervenuta oggi in maniera netta sulla vicenda. Il ministro allo Sviluppo Carlo Calenda ha avvertito: quella che appare una «scalata ostile» non è il modo più appropriato di procedere «per rafforzare la propria presenza in Italia». Calenda ricorda anche che la società di Cologno «opera in un campo strategico come quello dei media, il modo in cui si procede non è irrilevante».

Infine, il mercato continua a credere che lo scontro non sia finito: ieri le azioni Mediaset sono salite dell’1% ma tra scambi boom pari al 7% del capitale.

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