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Europa chiude in calo, a Milano ancora giù le banche

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la giornata dei mercati

Europa chiude in calo, a Milano ancora giù le banche

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Seduta all'insegna della cautela per le Borse mondiali. Le Borse europee (qui l'andamento degli indici principali) hanno chiuso la penultima giornata di contrattazioni del 2016 in lieve calo. L'unica eccezione è Londra, che ha invece fatto segnare un nuovo record di chiusura salendo dello 0,2 per cento. Il listino della City è stato trainato dal buon andamento delle compagnie legate all'oro grazie alla solidità dei corsi del metallo giallo. A pesare su Piazza Affari (-0,18% per il FTSE MIB) è stata la nuova giornata di vendite sul settore bancario: il Banco Popolare ha lasciato sul terreno il 3,76%, Banca Pop Mi il 3,5%, Ubi Banca il 3,13% e Unicredit l'1,87%. In un'intervista al Sole 24 Ore il ministro delle Finanze, Pier Carlo Padoan, ha lasciato intendere che il governo non ha molti margini di manovra sulle richieste avanzate da Bce per il rafforzamento patrimoniale di Siena. Sembra ormai a un passo, intanto, la cessione di tre "good bank" a Ubi.

Ai cali dei titoli bancari ha fatto da contraltare il rialzo delle utilities: Terna è salita del 2,14%, Snam Rete Gas dello 0,98% e Italgas dello 0,87%. -0,54% per Mediaset, mentre si raffredda la speculazione sulle mosse di Vivendi e i volumi tornano a posizionarsi ben al di sotto della media degli ultimi trenta giorni.

Anche Wall Street ha chiuso vicino alla parità con il Dow Jones che ancora una volta non riesce a chiudere sopra il fatidico livello record di 20mila punti: -0,07% per il Dj, mentr eil Nasdaq cala dello 0,12% e lo S&P500 giù dello 0,02%. Diversi trader si aspettano comunque prese di profitto all'inizio del 2017 in attesa di capire quali siano le reali intenzioni di Donald Trump, il 45esimo presidente Usa che ha promesso tagli alle tasse e spese infrastrutturali. Un'altra incognita sta nella Federal Reserve, che nella sua riunione finita il 14 dicembre ha segnalato tre possibili rialzi dei tassi nell'anno venturo (il mercato se ne aspettava due). Resta da vedere se la banca centrale dovrà ricredersi come fatto nell'anno che sta per finire, quando c'è stata solo una stretta contro le quattro anticipate alla fine del 2015.

Banco e Bpm pesanti: - 9% circa da taglio Fitch su rating

Quanto alle banche, il dossier Mps e l'imminente operazione di cessione delle good banks a Ubi (e probabilmente anche Bper) consigliano cautela e prese di beneficio sul settore spingendo l'indice Ftse Italia Banche in chiara flessione. In un'intervista a Il Sole 24 Ore, il ministro dell'Economia Padoan, pur sottolineando l'opacita' alla base della nuova richiesta della vigilanza Bce sulla ricapitalizzazione da 8,8 miliardi per Mps, ha sottolineato gli scarsi margini di manovra sul dossier per l'Italia anche se il premier Paolo Gentiloni - nella conferenza stampa di fine anno - ha ribadito che qualunque siano le dimensioni dell'aumento di Siena non è in discussione la rilevanza dell'intervento pubblico sulle banche.

Banco Popolare e Banca Pop Mi ancora in netto calo in Borsa a pochi giorni dall'efficacia della fusione tra i due gruppi che scatterà il prossimo 1 gennaio e che vedrà sul Ftse Mib la quotazione delle azioni denominate Banco Bpm a partire dal giorno successivo. La correzione in Borsa, che sta interessando negli ultimi giorni tutto il settore del credito, penalizza in modo particolare i due titoli: in tre sedute, dopo che venerdi' l'agenzia Fitch ha abbassato il rating dei due istituti in vista della fusione portandoli entrambi a "BB-", le quotazioni sono scese di circa il 9% per entrambi i titoli.

Il taglio di Fitch è stato motivato con una debole qualità degli asset del nuovo gruppo e con il contesto economico in Italia che «pesa negativamente sul profilo di credito complessivo del nuovo gruppo e rende le cessioni di esposizioni deteriorate e i conseguenti benefici attesi più difficile da raggiungere».Nella sua analisi Fitch punta il dito in particolare sulla gestione dei non performing loans evidenziando che «la pressione sul capitale dovuta agli alti livelli di crediti deteriorati non garantiti rimane alto, nonostante gli sforzi del Banco Popolare per aumentare le riserve di copertura durante il 2016». L'analisi dell'agenzia di rating è contestata dai due istituti secondo cui Fitch non ha valutato i vantaggi derivanti dalla fusione mentre il portafoglio crediti del nuovo gruppo risulta «qualitativamente migliore della media nazionale».

Ubi e Bper risalgono: pronte all'offerta per le 4 good banks
Sempre nel settore bancario, l'attenzione, oltre che sul caso Mps, va inoltre sulla cessione delle 4 banche salvate nel 2015 attraverso l'intervento del Fondo di risoluzione che dovrebbe concretizzarsi entro fine anno: in questi giorni, secondo le indiscrezioni di stampa, sia Ubi Banca - al lavoro da tempo per Banca Etruria, Banca Marche e Carichieti - sia Banca Pop Er che punta a Cariferrara dovrebbero formulare le offerte vincolanti per rilevare gli istituti.

Nel settore del lusso, spicca Moncler. Vivace nelle ultime sedute Fincantieri che è data in prima fila per la francese Stx France e ha annunciato il prolungamento del periodo di offerta sulla controllata Vard: l'opa si chiuderà il prossimo 12 gennaio. Nel resto d'Europa, soffrono minerari, banche e auto.

Si sgonfiano gli scambi su Mediaset. Governo 'vigila' su Vivendi
Si normalizza il volume degli scambi su Mediaset dopo una decina di sedute con intense contrattazioni seguite al blitz di Vivendi arrivata a detenere poco meno del 30%: gli scambi sono stati limitati a 9 milioni di pezzi trattati. Era dal 12 dicembre che non si verificava una seduta con negoziazioni pari a meno di 10 milioni di azioni Mediaset.

Con Fininvest titolare di oltre il 38%, Vivendi vicina al 30% e i grandi fondi internazionali probabilmente già posizionati per cogliere eventuali opportunità dal riassetto, i margini di manovra in Borsa sul capitale sembrano piuttosto limitate prima di capire se Vivendi cercherà un accordo con la holding della famiglia Berlusconi, che potrebbe anche fare scattare una eventuale offerta obbligatoria, e se punterà a forzare la mano attraverso un'opa in proprio o attraverso la richiesta di un'assemblea straordinaria per mirare a un ingresso nel board di Cologno Monzese. Nel corso della conferenza stampa di fine anno, il presidente del Consiglio intanto ha precisato che il Governo resta attento e «vigile» sulla questione in virtù dell'importanza del gruppo Mediaset nel settore dell'informazione e della televisione in Italia pur precisando tuttavia che non ci saranno interventi da parte dell'esecutivo.

Debutto positivo sull'Aim per la società informatica Gpi
Gpi, la società trentina attiva nei servizi informatici per le strutture sanitarie, ha chiuso la prima giornata sul mercato Aim di Borsa Italiana con un guadagno del 2,79% nelle prime battute. Alla cerimonia di debutto il presidente, Fausto Manzana, ha spiegato che «abbiamo iniziato questo percorso perchè vedevamo un consolidamento nel nostro settore». Le prospettive di Gpi sono quelle di crescere su nuovi mercati. «Qualche anno fa avevamo come obiettivo di diventare importanti in Italia come lo eravamo in Trentino, oggi è di fare altrettanto a livello europeo». La crescita nel Vecchio Continente avverrà sia per linee interne che per linee esterne. Le prime operazioni, già annunciate, verranno perfezionate oggi. «Acquistiamo la Insiel di Trieste e Professional Clinical Software di Klagenfurt in Austria che porteranno fatturato aggiuntivo per oltre 30 milioni di euro», ha proseguito Manzana. Intanto il 2016 di Gpi si chiuderà con 21,7 milioni di Mol e 5,7-5,8 milioni di utile netto. Per quanto riguarda la politica di dividendo, sul bilancio 2016 «distribuiremo il 50% dell'utile netto e credo che sarà un approccio che proseguiremo anche in futuro».

Stabile lo spread, scende all'1,81% il rendimento del BTp

Giornata poco mossa per lo spread BTp/Bund con il rendimento dei
decennali italiani in lieve calo. Il differenziale di rendimento tra il decennale benchmark italiano e il pari scadenza tedesco ha chiuso la seduta sugli stessi livelli di ieri a 162 punti base. Il rendimento del BTp è, invece, sceso all'1,81% dall'1,84% di ieri.

Pieno asta Btp 5, 10 e 30 anni, tassi in calo
Il Tesoro ha collocato tutti i 5 miliardi di euro di Btp a 5, 10 e 30 anni offerti oggi in asta, con i tassi in calo rispetto ai massimi del 2015 toccati nel collocamento di novembre scorso. Il rendimento medio del quinquennale è sceso allo 0,54% dallo 0,91% di novembre e quello del decennale è calato all'1,77% da 1,97% precedente. Il tasso del trentennale (con vita residua di 10 anni e scadenza novembre 2026) è pari a 1,71%. Assegnati anche Ccteu con scadenza 2024 per 1,75 miliardi di euro.

Rimbalzo dell'euro sopra 1,04 dollari, petrolio corregge dopo dati DoE

Rimbalzo per l’euro nei confronti del dollaro verso quota 1,05 dollari, anche se il cambio resta sui minimi dal 2002: l'euro passa di mano a 1,0486 dollari da 1,0416 di ieri sera. Lo yen è scambiato a 122,02 per un euro (da 122,10 di ieri) e a 116,38 per un dollaro (da 117,22).

In correzione il barile di petrolio dopo i dati del dipartimento dell'Energia Usa, che hanno registrato un aumento a sorpresa delle scorte di greggio nell'ultima settimana. Subito dopo la pubblicazione del dato il future febbraio sul Wti cede lo 0,44% a 53,82 dollari al barile.

Negli Usa le richieste di sussidi di disoccupazione scendono come previsto

Sul fronte macroeconomico, intanto, negli Stati Uniti le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione nella settimana al 24 dicembre sono scese rispetto ai massimi degli ultimi sei mesi raggiunti sette giorni prima. Secondo quanto riportato dal dipartimento del Lavoro, i "claims" sono scesi infatti di 10mila unità a 265.000, contro le 275.000 della settimana precedente (dato invariato rispetto alla prima stima). Il dato si attesta in media sotto quota 300.000 da 95 settimane, la serie migliore dal 1970 quando la forza lavoro americana era più piccola di quella di oggi. L'indice è in linea alle previsioni: gli analisti attendevano un calo proprio a 265.000 unità. Nel mese di novembre, d'altra parte, il deficit commerciale degli Stati Uniti è cresciuto del 5,5% a 65,3 miliardi di dollari, dato superiore ai 62,5 miliardi previsti dagli analisti. Il mese scorso le esportazioni sono salite rispetto a ottobre dell'1% a 121,7 miliardi, mentre le importazioni sono cresciute dell'1,2% a 187 miliardi.

(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus)

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