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Gas russo vincente sul mercato europeo con il «Generale inverno»

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Gas russo vincente sul mercato europeo con il «Generale inverno»

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Anche nelle guerre del gas il Generale Inverno è schierato con la Russia. Il freddo polare e le forti nevicate che stanno investendo l’Europa hanno spinto ai massimi storici le esportazioni di Gazprom, assegnandole la vittoria nei confronti dei concorrenti. Alla faccia dello shale gas americano, che ha cominciato ad arrivare sui mercati internazionali sotto forma di Gnl. E alla faccia della Commissione europea, che da anni si batte per diversificare le fonti di approvvigionamento e attenuare la dipendenza energetica da Mosca.

Il gigante russo del gas – avvantaggiato anche da prezzi molto competitivi – sta bruciando un record di fornitura dietro l’altro. L’ultimo, che risale a domenica, è di 621,8 milioni di metri cubi esportati in un solo giorno verso Europa e Turchia. Anche il 2016 si è chiuso con un primato (e l’inverno scorso era stato tutt’altro che freddo): 179,3 miliardi di mc, in forte crescita rispetto ai 158,6 miliardi del 2015 e ben oltre il precedente record, stabilito nel 2013 con 161,5 miliardi di mc.

Gazprom afferma di aver estratto 419 miliardi di mc di gas l’anno scorso e di avere capacità di riserva per altri 150 miliardi: un “cuscinetto” che, assicura il ceo Alexei Miller, «ci permette di aumentare rapidamente le forniture sul mercato domestico e all’estero durante i picchi di consumo invernali».

Con il clima estremo di questi giorni non è scontato che tutto fili liscio. Gli inverni sono sempre molto freddi in Russia, ma stavolta la colonnina di mercurio è precipitata addirittura 60 gradi sotto zero in alcune aree del Paese, come la Siberia, dove ci sono numerosi giacimenti di idrocarburi. È anche per questo motivo, dicono i maligni, che Mosca sta dimostrando uno zelo sorprendente nel tagliare la produzione di petrolio come promesso all’Opec: con temperature così basse gli impianti di estrazione hanno difficoltà a funzionare.

L’Ucraina, protagonista di infinite dispute con Gazprom nel passato, ha già messo le mani avanti: «Aspettiamo che attacchino a suonare il loro motivo preferito, ossia l’allarme sul fatto che stiamo rubando il gas dagli stoccaggi sotterranei – si legge nella pagina Facebook di Naftogaz, la compagnia ucraina – Se sono a corto di gas non abbiamo nessun obbligo di aiutarli con le nostre riserve».

In realtà i russi hanno di fatto già cominciato a emanciparsi dalla necessità di trasportare il gas attraverso l’Ucraina: i flussi via Germania sono sempre più consistenti, con il gasdotto Nord Stream – che Gazprom progetta di raddoppiare – utilizzato alla massima capacità da quando la Commissione Ue, a fine ottobre, ha concesso a Mosca di sfruttare maggiormente i tubi di Opal, che raccordano Nord Stream alla rete ceca.

Ad attirare i clienti europei è soprattutto il prezzo del gas russo, che resta tuttora molto conveniente grazie al fatto che ha conservato un certo grado di indicizzazione (ritardata di 6-9 mesi) al petrolio.

Per motivi analoghi sono molto richieste anche le forniture dall’Algeria, che l’Italia in particolare ha più che raddoppiato rispetto a un anno fa: il contratto da poco rinegoziato da Eni con Sonatrach prevede solo un «meccanismo di aggiustamento» al prezzo del gas al Psv.

Nei principali hub europei i prezzi spot del gas da qualche settimana hanno preso il volo, spinti da un forte aumento dei consumi nel termoelettrico che non è legato solo clima rigido ma anche ad altre emergenze, tra cui il blocco di alcune centrali nucleari francesi. Al Ttf olandese (impiegato come benchmark per le nostre bollette) questo mese la media è di 19,73 €/MWh, in rialzo di oltre il 60% da settembre e ai massimi da un anno e mezzo.

Nonostante l’impennata, il prezzo potrebbe salire ancora per riuscire ad attirare verso il nostro continente un maggior numero di carichi di Gnl. In un mercato sempre più liquido e globale il gas liquefatto – dagli Stati Uniti e non solo – si dirige verso i mercati più remunerativi e in questo momento a fare da calamita è l’Asia, dove il prezzo è ai massimi da due anni, vicino a 10 $/Mtbu, e la domanda è almeno altrettanto robusta che in Europa.

Nove metaniere sono in viaggio dagli Usa verso il Nordest asiatico, mentre la Francia sta soffrendo difficoltà di approvvigionamento: il gestore della rete, GRTgaz, lunedì ha diffuso un avviso di massima allerta per le forniture di gas nelle regioni meridionali del Paese, esortando a importare al più presto Gnl nei porti del Mediterraneo.

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