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La mossa anti-scalata di Generali scatena il mercato che guarda al…

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La battaglia

La mossa anti-scalata di Generali scatena il mercato che guarda al possibile affondo di Intesa

(Imagoeconomica)
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Vola Generali, balza Mediobanca e scende Intesa Sanpaolo. Il mercato crede al possibile riassetto del Leone targato Ca’ de Sass e soprattutto scommette sul possibile lancio da parte dell’istituto di un’Ops, un’offerta pubblica di scambio, su Trieste. La reazione arriva a valle di un lungo week end di indiscrezioni e dopo che ieri, sulla scia dei rumor, Generali ha opzionato tramite un prestito titoli, 505 milioni di azioni della banca pari al 3,01% dell’istituto. Quanto basta per impedire a Intesa Sanpolo, stante la normativa sulle partecipazioni incrociate, di salire oltre il 3% di Trieste, pena il congelamento dei diritti di voto.

L’operazione del Leone, se tradotta nell’acquisto definitivo dei titoli, può valere fino a 1,2 miliardi di euro. Ma che cosa sta realmente progettando Intesa? Formalmente, nulla. «No comment», ha dichiarato lunedì il presidente di Ca’ de Sass, Gian Maria Gros-Pietro che oggi ha rilanciato: «È confermato per venerdì il cda ed è per la preparazione del budget, non si parla assolutamente della cosa che a voi giornalisti interessa», cioè di Generali. E a chi gli chiedeva se il tema del Leone fosse stato affrontato anche coi soci, Gros-Pietro ha risposto: «Noi vediamo periodicamente gli azionisti, ma non abbiamo mai parlato con loro di Generali».

Intanto i vertici di Generali, Intesa e Unicredit sono stati convocati in Consob. La convocazione - secondo quanto si apprende da fonti finanziarie - è prevista per mercoledì o giovedì. Unicredit è stata convocata in qualità di azionista di Generali.

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Detto ciò, le novità emerse negli ultimi giorni, in particolare l’affondo del Leone, potrebbero aver cambiato le priorità. Anche perché a questo punto la banca ha poche opzioni sul tavolo se intende davvero muovere su Trieste: un’Opa o piuttosto un’Ops su oltre il 60% del capitale. In particolare, in un’ottica industriale sarebbe probabilmente più plausibile lo strumento dell’offerta pubblica di scambio per realizzare un conglomerato bancario-assicurativo. Sempreché l’istituto non sia riuscito a sfuggire al meccanismo delle partecipazioni incrociate grazie al fatto di aver già costruito l’eventuale posizione sul Leone.

Ultima ipotesi: la ricerca di un accordo per costruire un progetto condiviso dalle compagini azionarie di entrambe le società, per quanto assai lontane. Intesa Sanpaolo vede come primo azionista Compagnia Sanpaolo con il 9,3%, seguito da Fondazione Cariplo al 4,8% e Fondazione Cariparo al 3,3%; mentre primo azionista di Generali è Mediobanca col 13%, seguito da Caltagirone al 3,56% e la Delfin di Del Vecchio al 3,16%.

Certo è che per Intesa Sanpaolo si tratta di un passaggio chiave. La banca guidata da Carlo Messina si trova al termine di un piano industriale avviato tre anni fa (con una razionalizzazione del portafoglio partecipativo che comprendeva peraltro la piccola quota detenuta nelle Generali) finora molto apprezzato dal mercato ma a questo punto chiamato alla prova più impegantiva: distribuire a valere sull’esercizio 2017 4 miliardi di dividendi agli azionisti.

Un traguardo non facile visto il contesto di mercato, che potrebbe spingere la banca a costruire un nuovo business plan o a sparigliare con un’operazione straordinaria. Proprio come quella che potrebbe prendere forma attorno a Generali e alla costruzione di un colosso della bancassicurazione.

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