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    Dossier | N. 18 articoliFree Lunch

    Il «gioco dell’oca» del Montepaschi per mettere d’accordo otto istituzioni

    La crisi di un colosso come il Monte dei Paschi e il debutto della complessa ricapitalizzazione precauzionale, un intervento pubblico inedito in ambito bancario mai utilizzato finora sotto il cappello della direttiva BRRD, sono finiti in contemporanea sul tavolo di otto istituzioni, cinque europee e tre italiane. Per aggiungere una complicazione alla complessità del caso Mps, queste istituzioni si sono trovate spesso in contrapposizione, perseguendo ognuna di loro un obiettivo proprio, non perfettamente nè tecnicamente compatibile con gli scopi delle altre.

    Quando sul Montepaschi verrà messa la parola fine, l’Europa avrà imparato una lezione: la gestione delle crisi bancarie deve essere velocizzata e snellita, anche se questo volesse dire il dover affidare la guida delle trattative a un’istituzione capofila (che può dire l’ultima parola) tra le otto coinvolte.

    Questo garbuglio senza precedenti in parte spiega come mai una crisi bancaria di dimensioni quasi sistemiche come quella del Monte, che andava gestita con la massima tempestività ed efficacia per scongiurare il rischio contagio e la sfiducia di correntisti, depositanti e investitori, si stia trascinando da lunghi mesi con tempi oltremisura dilatati: ad oggi la soluzione definitiva è all’orizzonte ma potrebbe non arrivare se non tra qualche settimana, dunque in piena estate. Per una banca in bonis ma in difficoltà temporanea, che deve ripartire alla svelta, mettersi alle spalle il passato e macinare utili sul mercato, questi tempi lunghi possono essere fatali:  potrebbero esserlo per le due Venete, dovessero anch’essere finire nel tunnel della ricapitalizzazione precauzionale, ha convenuto un analista del settore bancario.

    «La DG concorrenza mira a ridurre al minimo gli aiuti di Stato e quindi l’intervento del Tesoro nella ricapitalizzazione della banca - ha sbottato uno dei partecipanti al tavolo delle trattative su Mps, che ha preferito mantenere l’anonimato - . La Bce- SSM per contro ha come obiettivo la massima solidità patrimoniale della banca e quindi tende ad alzare l’asticella. Il Meccanismo di risoluzione, invece, tira il campo al suo mulino che è quello della risoluzione e del risanamento senza l’intervento dello Stato o comunque con l’applicazione ferrea del burden sharing e del bail-in».

    In quanto alla Banca d’Italia e al Tesoro italiano, la soluzione del Montepaschi non viene gestita come un caso isolato, un esperimento per testare la ricapitalizzazione precauzionale, ma piuttosto come un problema grave che ha implicazioni importanti sull’intero sistema bancario. Il burden sharing, che è una precondizione indispensabile per avviare la ricapitalizzazione precauzionale (un’iniezione di capitale come precauzione di una banca in bonis), quando applicato a una grande banca come il Montepaschi va gestito con la massima accortezza, nella consapevolezza di risvolti che soltanto le autorità italiane possono cogliere in pieno. In linea di principio, il burden sharing vuole che le perdite siano innanzitutto distribuite sugli azionisti. Se questo non dovesse bastare, allora per coprire il “buco” si attinge ai prestiti subordinati, con perdite estese ai sottoscrittori di questi bond: le perdite non coperte ulteriori vengono colmate dallo Stato (nel caso in cui il ricorso al mercato sia fallito) ma con un coinvolgimento dei contribuenti tenuto “al minimo”, come non si stanca di ricordare il commissario Vestager. Nel caso del Montepaschi e della ricapitalizzazione precauzionale, Tesoro e Banca d’Italia hanno qualche margine di manovra per proteggere totalmente il capitale investito dai risparmiatori retail ai quali sono stati venduti i subordinati, per evitare contagi (e non affossare il Monte con il rischio di migliaia di cause sulle quali vanno fatti accantonamenti). L’Italia si è seduta al tavolo degli otto proponendo anche una perdita parziale del capitale degli istituzionali detentori di subordinati, un burden sharing “adeguato” per evitare impatti sulla stabilità finanziaria : resta da vedere dove sarà l’asticella del burden sharing nella prima ricapitalizzazione precauzionale europea con il benestare degli otto.

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