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Non solo litio. Bhp sceglie il nickel per scommettere sull’auto…

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Materie prime

Non solo litio. Bhp sceglie il nickel per scommettere sull’auto elettrica

(Reuters)
(Reuters)

Anche Bhp Billiton scende in campo nella corsa alle materie prime per l’auto elettrica, annunciando un piano di riconversione degli impianti australiani di Nickel West: operazioni che appena tre anni fa puntava a dismettere, ma che oggi vuole rilanciare con l’ambizione di diventare il maggior fornitore mondiale di solfato di nickel, un materiale impiegato in grandi quantità nelle batterie di ultima generazione.

Decine di piccole e medie società di esplorazione sono impegnate nella ricerca e nello sviluppo di nuove miniere, con l’attenzione rivolta soprattutto al litio, i cui consumi sono in forte crescita nell’industria automobilistica e nell’hi-tech. Ma la «febbre da Tesla» finora non sembrava aver contagiato i colossi minerari, con l’eccezione di Glencore, che si è affrettata a mettere le mani su alcuni dei più ricchi depositi di cobalto nel mondo, nella Repubblica Democratica del Congo, grazie ai quali ora controlla circa un quarto dell’offerta globale di questo metallo.

Rio Tintoil mese scorso ha siglato un memorandum d’intesa per lo sviluppo di un promettente deposito di litio in Serbia, ma non ha ancora preso una decisione finale di investimento.

La cautela dei big potrebbe essere legata al fatto che, nonostante le forti prospettive di sviluppo, mercati come quello del litio e del cobalto sono comunque destinati a restare di nicchia in confronto a quelli di altre materie prime con uno spettro di impieghi più ampio. Il mercato di esportazione del minerale di ferro, dominato da Vale, Rio Tinto e per l’appunto Bhp Billiton, vale 86 miliardi di dollari, quello del litio appena 2,5 miliardi.

La scommessa è meno rischiosa quando si tratta dei metalli “tradizionali”. Il destino del nickel non è infatti legato al successo della mobilità elettrica, anche se certamente potrà trarre vantaggio dalla sua diffusione: Bloomberg Energy Finance stima che il settore delle batterie assorbirà 190mila tonnellate l’anno di nickel entro il 2030, contro le attuali 5.200 tonnellate.

Anche il rame e l’alluminio hanno solo da guadagnare. Secondo uno studio delll’International Copper Association (Ica) ci sono 40 kg del metallo rosso in un’auto ibrida e 83 kg in un’elettrica pura, contro i 23 kg impiegati in quelle con motori a combustione.

Quanto all’alluminio, la ricerca di una maggiore efficienza energetica dei veicoli (elettrici e non) ha già dato una forte spinta all’impiego nell’automotive, creando una domanda aggiuntiva di 1,6 milioni di tonnellate tra il 2013 e il 2016 secondo BofA-Merrill Lynch.

Bhp – che produce anche rame, mentre ha trasferito allo spinoff South32 le attività nell’alluminio – per adesso ha scelto di puntare sul nickel, sfruttando l’opportunità per resuscitare impianti che si era rassegnata a chiudere.

Nickel West, che comprende fonderie e miniere nell’area di Kalgoorlie (Western Australia), era stata messa in vendita nel 2014 senza raccogliere offerte appetibili e negli ultimi cinque anni è costata 2,6 miliardi di dollari di svalutazioni in bilancio.

Adesso Bhp investirà 43 milioni per convertire gli impianti in modo da avviare entro aprile 2019 la produzione di 100mila tonnellate l’anno di solfato di nickel da destinare al settore delle batterie, che diventerà prioritario rispetto all’industria dell’acciaio inox.

Eduard Haegel, direttore di Nickel West, confessa di essere stato folgorato da un intervista televisiva di Elon Musk, il fondatore della Tesla. «Abbiamo deciso di capire meglio come funziona il mercato delle batterie a ioni di litio e ci è stato subito chiaro che la domanda sta accelerando e che noi abbiamo un vantaggio competitivo».

Haegel ha già visitato qualche impresa del settore e nei prossimi mesi ha in programma un tour in Asia per promuovere contratti di fornitura con i principali produttori di batterie.

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