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Dossier Preparatevi a scommettere contro i bitcoin

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    Dossier | N. 83 articoliCriptovalute: bitcoin e le altre

    Preparatevi a scommettere contro i bitcoin

    (Bloomberg)
    (Bloomberg)

    Negli ultimi anni i bitcoin sono stati equiparati al selvaggio west del mondo finanziario. Adesso, però, si stanno facendo più civilizzati. Beh, almeno un po’. Nelle prossime settimane la Borsa Merci di Chicago (CME, Chicago Mercantile Exchange) si ripromette di iniziare a quotare i future bitcoin, con un meccanismo centralizzato di compensazione. Cboe Global Markets ne seguirà da vicino l'esempio. Questo permetterà agli investitori di scommettere sul valore futuro dei bitcoin senza possederli veramente, proprio come gli investitori usano la borsa di Chicago per scommettere sui suini, per dire, senza aver mai posseduto un maiale.

    È una buona idea? Alcuni membri della CME non la pensano così. Questa settimana Interactive Brokers, importante compagnia di compensazione bancaria, ha preso l’insolita decisione di far uscire un'inserzione pubblicitaria su carta stampata per chiedere controlli molto più rigidi e conformi ai regolamenti. Interactive Brokers teme infatti che la potenziale instabilità dei bitcoin faccia sì che questi future creino ingenti perdite per gli operatori commerciali e che questo possa ripercuotersi sullo stato di salute della CME e danneggiare a sua volta altri operatori ancora, tenuto conto della loro struttura in parte condivisa.

    La Borsa Merci di Chicago – e non c’è da stupirsi di ciò – liquida la faccenda come una sciocchezza: sostiene che tutti i rischi saranno arginati da regole che consentiranno agli operatori di far pagare un prezzo più alto, così da generare margini più grossi (del 30 per cento circa) e di conseguenza assorbire le perdite.

    Saranno tenuti a bada anche da interruttori di circuiti che, in caso di ampie oscillazioni dei prezzi, porranno fine a un determinato scambio. In ogni caso, per chi non è addentro all'intera faccenda è prematuro dire se i pessimisti hanno ragione: per il momento non c’è semplicemente chiarezza a sufficienza al riguardo di quanto grande potrà diventare il mercato dei future in bitcoin, delle modalità con le quali opereranno o meno e dell'effettiva capacità del CME di assorbire eventuali perdite.

    Ma mentre il dibattito sulle regolamentazioni si fa sempre più effervescente e cresce, gli investitori devono vedersela con una faccenda molto più impellente: i prezzi dei bitcoin. Finora, i ferventi sostenitori dei bitcoin credevano e assicuravano fiduciosi che, se o quando la valuta si fosse “civilizzata”, il suo prezzo sarebbe lievitato.

    Dopo tutto – questo era il loro ragionamento – incorporare i bitcoin nel mondo degli investimenti mainstream dovrebbe aumentarne esponenzialmente il fascino e la domanda, accrescendone il valore. È assai probabile che vi sarà un effetto contrario. Finora gli investitori non hanno avuto la vita facile a scommettere contro i bitcoin. L'unico modo di “venderli allo scoperto” era venderli. Ma il contratto dei future CME permetterà agli investitori di piazzare scommesse contro. Non serve essere teorici della cospirazione per immaginare che alcuni critici dei bitcoin faranno proprio questo.

    Ma c'è anche una seconda faccenda, più impalpabile ancora: la “mappa” culturale della finanza, volendo usare un termine antropologico. Finora i bitcoin sono stati percepiti per lo più come un prodotto estremamente circoscritto. Il principio di fondo, tra gli investitori, era che i bitcoin occupassero uno spazio preciso nel quale non valgono le normali regole di investimento.

    Quando invece i bitcoin sono stati inseriti nei mercati dei derivati, quel confine è scomparso e gli investitori a quel punto hanno iniziato a pretendere che nelle loro valutazioni si applicassero criteri “normali”. Tenuto conto delle questioni irrisolte su come funzionino i bitcoin, ciò potrebbe portare a un maggiore scetticismo. In verità, questo è quanto è accaduto spesso in passato nell'evoluzione dei mercati finanziari.

    Si pensi, per esempio, al Giappone: prima della metà degli anni Ottanta, il suo mercato azionario pareva essere su un pianeta a parte, soggetto a regole e valutazioni tutte sue. Quando però sono stati lanciati contratti sui titoli derivati giapponesi, poi integrati all'interno del più ampio sistema dei mercati globali in conseguenza della riforma finanziaria, quella sensazione di “un mondo a parte” si è dissolta.

    Il cambiamento subentrato nelle modalità con le quali il Giappone era visto attraverso una lente comparativa di investimento non è l'unica ragione a monte del crollo dell'indice Nikkei del 1990. Di certo, però, vi ha contribuito. Lo stesso è accaduto con i mutui statunitensi. Fino al 2005 o giù di lì, gli outsider non erano in grado di assegnare un prezzo o valutare facilmente i rischi dei mutui subprime americani: i prezzi dei bond garantiti da ipoteca erano poco chiari, e l'unico modo di imbrogliare il mercato era vendere bond.

    Quando però sono stati lanciati alcuni derivati sui mutui, come l'indice ABX, all'improvviso è diventato facile scommettere contro. A quel punto, l'indice ABX è stato pubblicato su alcuni giornali come il “Financial Times” nel 2007, creando un chiaro indicatore delle opinioni. E questo ha contribuito alla sensazione di panico che si è andata autoalimentando dopo il 2008.

    Naturalmente, sul lungo periodo questo tipo di evoluzione è assai auspicabile. I mercati esistono per consentire agli investitori di esprimere le loro scommesse sui prezzi. Di solito, a lungo termine sono più stabili se i prezzi sono chiari e se c'è una molteplicità notevole di attori. Se i future in bitcoin fossero esistiti anche solo pochi anni fa, probabilmente questo mese i prezzi non avrebbero oscillato in modo così vistoso e imprevedibile.

    Come dimostra la storia dell'ABX o dei 225 future Nikkei, quell'assunto filosofico è di scarsa consolazione quando gli investitori e le loro controparti si trovano scottati. E questo, naturalmente, è proprio il motivo per il quale Interactive Brokers ha pagato quell'inserzione pubblicitaria. Investitori ed enti di regolamentazione farebbero bene quindi a prendere nota di ciò: grossi margini potranno proteggere la Borsa di Chicago nel suo complesso (così per lo meno auspicano) dagli shock dei bitcoin. Ma non proteggeranno gli scommettitori incauti.

    Traduzione di Anna Bissanti

    © 2017, The Financial Times

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