Non sarà un 2018 noioso, alla Banca centrale europea. Come i mercati ricordano a tutti. Le minute della riunione di dicembre hanno rivelato che presto ci saranno novità importanti nella politica monetaria. Non nella politica di acquisti di titoli, il quantitative easing (qe), che resterà invariato fino a ottobre, né nei tassi che inizieranno a salire - le idee su questo punto non sono cambiate e difficilmente cambieranno - solo dopo la fine del qe, ma nella forward guidance, quel complesso di indicazioni che la Bce offre ai mercati e ai cittadini sulle sue possibili mosse future.
I mercati hanno reagito di conseguenza. Anche se in modo forse troppo nervoso rispetto alla reale portata delle innovazioni anticipate dalla Bce. Immaginando un rialzo dei tassi più imminente - che, nelle espressioni del riassunto della seduto di dicembre, non sembra all’ordine del giorno - gli investitori hanno spinto verso l’alto sia l’euro, che ha superato quota 1,20 dollari, sia i rendimenti dei Bund tedeschi (qui l’andamento in tempo reale dei tassi dui bund decennali tedeschi).
Revisione a inizio 2018
La novità è importante, anche se le conseguenze pratiche sono meno drammatiche. La politica monetaria “funziona” però plasmando le aspettative e la forward guidance non si è soltanto rivelata uno strumento prezioso, e il suo ruolo - ora che le misure straordinarie cominceranno a ridimensionarsi - è destinato ad aumentare. Il consenso del board della Bce è ora di rivisitarlo nelle prime riunioni dell’anno: «Il linguaggio relativo alle varie dimensioni dell’orientamento di politica monetaria e alla forward guidance potrebbero essere rivisitate all’inizio dell’anno prossimo», spiegano le minute.
Cambiamento graduale
Non ci saranno strappi, però. «La cornice della forward guidance evolverà gradualmente», avverte il riassunto della riunione. «È stato suggerito (dai componenti del board, ndr), che la comunicazione del Consiglio direttivo debba essere modificata gradualmente nel tempo per evitare bruschi e non necessari movimenti nelle condizioni finanziarie», hanno poi spiegato le minute che, per essere ancora più chiare, hanno subito ribadito che «anche quando gli acquisti netti si azzereranno, l’orientamento della politica monetaria resterà molto espansiva attraverso lo stock cumulato dei titoli acquistati, i futuri reinvestimenti (dei titoli scaduti, ndr) e la forward guidance sui tassi».
Non è chiaro - e le minute non potevano essere più esplicite - a quali novità i consiglieri della Bce stanno effettivamente pensando (e di cosa hanno discusso il mese scorso). È possibile però, da un cenno presente nelle minute, che la portata della forward guidance possa essere ampliata in modo da comprendere le «varie dimensioni dell’orientamento di politica monetaria»: il riassunto della riunione parla esplicitamente di un «concetto più ampio» di forward guidance che pure, oggi, appare abbastanza complessa.
La vera sorpresa, in questa rivelazione, non è tanto nel fatto che la forward guidance cambierà, anche se sembra di capire che si trasformerà sempre più in uno strumento standard della politica monetaria della Bce e che amplierà la sua portata - due elementi molto importanti - quanto i tempi, più rapidi di quanto si immaginasse. L’esigenza di confermare continuamente ai mercati che i tassi saranno alzati solo dopo, molto dopo, la fine del qe - una sequenza spesso posta in dubbio dagli investitori - avrebbe fatto immaginare una sostanziale immutabilità delle formule usate attualmente.
I mutamenti invece sono imminenti, anche perché la ripresa prende energia e l’orientamento di politica monetaria rischia di diventare più accomodante anche se è lentamente avviata alla normalizzazione. Toccare, e subito, la forward guidance significa anche che la strategia di uscita, e poi di normalizzazione, dalla fase ultraespansiva non si limiterà a un mero tapering - una progressiva riduzione degli acquisti - seguita poi da un consueto, e lontano, rialzo dei tassi ma sarà da subito più articolata.
Sarà anche interessante capire se la lenta graduale evoluzione della forward guidance rivelerà una maggiore tolleranza della Bce a un’inflazione non più bassa, ma sicuramente moderata. Un cambiamento di obiettivo, nel medio periodo, sembra da escludere; ed Eurolandia, “ricca” di debiti pubblici e privati, ha bisogno di un po’ di inflazione per rendere più morbida l’evoluzione del circuito del credito. Non è da escludere, però, che sui prezzi siano in gioco anche fattori strutturali - un eccesso complessivo di offerta globale, per esempio - di cui anche la Bce, prima o poi, dovrà tener conto. In modo, anche in questo caso, graduale.
© Riproduzione riservata