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Fake news, ecco i fondi che non investono più in Facebook e Google

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Fake news, ecco i fondi che non investono più in Facebook e Google

(Marka)
(Marka)

Tutto previsto o quasi. Nei 23 fondi azionari al top per responsabilità sociale Facebook non era più nei portafogli già da fine ottobre 2017 e Google/Alphabet era presente soltanto in tre di questi prodotti. È quanto emerge da un’analisi di Plus24-Sole24Ore realizzata sui dati Morningstar in conseguenza delle polemiche scatenate dalla presa di posizione della multinazionale Unilever: il gruppo ha minacciato aziende come Facebook e Youtube (Google) di ridurre gli investimenti pubblicitari se le piattaforme non faranno di più nella lotta contro contenuti violenti, nella tutela dei minori e nell’eliminazione delle fake news. Unilever è uno dei principali inserzionisti al mondo e lo scorso anno ha speso 9 miliardi di dollari in attività di marketing per marchi come il tè Lipton, il sapone Dove e le zuppe Knorr.

Il rating di sostenibilità

Morningstar, data provider americano, da qualche anno assegna il rating di sostenibilità a un universo di fondi comuni. Il giudizio è contraddistinto dal simbolo del “globo terrestre” e il rating va da uno a cinque globi. Quest’ultimo è il rating massimo di sostenibilità. Nell’analisi sono stati selezionati i prodotti azionari con il più alto punteggio (cinque globi), specializzati su Usa, azionario internazionale e settori; la ricerca ha riguardato soltanto le classi primarie. Alla fine si è arrivati alla selezione di 23 fondi azionari.

I tre fondi con Google
Alphabet/Google, come detto, era presente in tre fondi al top per sostenibilità: Eurizon Azionario Internazionale Etico (codice Isin IT0001083424), Legg Mason ClearBridge Us equity sustainability (IE00BZ1G4Q59) e Raiffeisen-Nachhaltigkeitsf-Aktien R VT (AT0000677927). Il fondo di Legg Mason è quello con la percentuale di azioni più alta pari a 4,58%, seguito da Raiffeisen con 1,50%

ed Eurizon con 0,88%. «Unilever non è la prima impresa ad avere problemi con i “content” che si trovano su Google o Facebook. È diventato un vero problema e le Big Tech stanno cercando di risolverlo – dichiara Wolfgang Pinner, responsabile Sri di Raiffeisen Capital Management -. Per esempio, Google sembra voler impegnare maggiori risorse verso questo tema. A nostro avviso, questa procedura di Unilever sembra voler essere un avvertimento più che un provvedimento». E aggiunge a proposito del portafoglio sostenibile di Raiffeisen: «Per noi quello dei “content” e della vigilanza su questi, sono temi importanti anche da un punto di vista sostenibile,

tanto da essere già coperti dalla nostra ricerca. Per questo motivo, dunque, i commenti di Unilever al momento non cambiano la nostra valutazione». Pinner conferma però che Google è finito nella loro watchlist, la lista dei titoli da tenere d’occhio. Eurizon e Legg Mason invece non hanno commentato.

I fondi di Etica Sgr
Tra i 23 fondi al top sostenibilità vi è anche Etica azionario di Etica Sgr. «Per quanto riguarda le piattaforme social, Facebook e Twitter sono attualmente fuori dall’universo investibile per punteggi Esg troppo bassi in base alla nostra metodologia – fanno sapere da Etica Sgr -. Per quanto riguarda Alphabet è attualmente fuori dall’universo investibile per valutazioni di potenziale rischio reputazionale legate a tematiche come per esempio fiscalità, tutela della privacy e concorrenza».

I fondi azionari al top della sostenibilità
Fondi azionari con cinque globi Morningstar specializzati in Usa, azionario internazionale e settorii,dati al 31 ottobre 2017

Valutazioni e sottovalutazioni
Prima BlackRock con la lettera di Larry Finck, adesso Unilever. I giganti della

finanza e del largo consumo stanno abbracciando i principi della finanza sostenibile. «I valori a cui Unilever fa riferimento - spiega Simona Merzagora, managing director di NN Investment Partners, esperta di finanza sostenibile - sono fiducia, trasparenza, responsabilità dell’impresa verso i propri clienti nel fornire non soltanto prodotti di buona qualità ma che hanno anche l’ambizione di creare valore nella società in cui operano». Merzagora sintetizza questi valori con il termine “intangibili” in cui entrano a pieno titoli gli elementi Esg ovvero ambiente, sociale e governance. «È necessario includere gli aspetti Esg nelle valutazioni societarie perché in tal modo viene definito meglio il valore dell’investimento», aggiunge Merzagora. L’utilizzo del filtro Esg e non soltanto dell’analisi finanziaria consente di giudicare se un’azienda in Borsa è sopravvalutata o sottovalutata. «Senza dimenticare – conclude Merzagora – il dovere fiduciario nei confronti dei clienti, visto che noi gestori dobbiamo investire al meglio per fare i loro interessi».

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