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L’aumento Creval e il retail: per mille azioni già 5mila euro in…

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da mifid 2 limiti a sottoscrizione privati

L’aumento Creval e il retail: per mille azioni già 5mila euro in fumo

(Imagoeconomica)
(Imagoeconomica)

Non ci sarebbe bisogno neppure di fare i conti per dire che il prezzo delle azioni Creval è già arrivato dove dovrebbe dopo l’aumento di capitale da quasi 700 milioni: al prezzo d’offerta di 0,1 euro. L’operazione - partita ieri - è “iperdiluitiva”: prevede l’emissione di un numero di azioni enormemente superiore a quello delle vecchie esistenti. Per ogni azione vecchia posseduta, l’aumento offre la possibilità di sottoscrivere 631 nuove azioni al prezzo unitario di 0,1 euro. A conclusione il capitale sociale passerà da 11,088 milioni di azioni a 7,007 miliardi di azioni.

Venerdì il titolo della banca valtellinese ha chiuso in Borsa a 7,8 euro. Chi avesse avuto in portafoglio mille azioni, avrebbe avuto in mano un controvalore di 7.800 euro, ma per seguire l’aumento di capitale dovrebbe investire altri 63.100 euro. Alla fine si troverebbe in mano 632 azioni per un valore di carico unitario di 0,11 euro. In Borsa però le azioni si sono già allineate al prezzo dell’aumento di capitale, assestandosi a 0,1042 euro, mentre il diritto (valido per sottoscrivere 631 nuove azioni) ha chiuso a 2,55 euro. Chi fosse rimasto a guardare, già dopo il primo giorno di aumento di capitale si ritroverebbe in mano un controvalore inferiore a 2.700 euro per le sue mille azioni e relativi diritti e 5mila euro sarebbero già andati in fumo.

I diritti sono negoziabili in Borsa fino al prossimo 2 marzo, e sono esercitabili per sottoscrivere le nuove azioni fino all’8 marzo, dopodiché perderanno ogni valore. Buona parte dell’attuale azionariato - che deriva dalla trasformazione di una banca popolare in Spa (2016) - non ha però probabilmente le caratteristiche per sottoscrivere le azioni che, in applicazione della direttiva Mifid 2 - entrata in vigore quest’anno -, sono state classificate con il massimo livello di rischio.

Nel caso in cui la banca non ritenesse idoneo il profilo dell’investitore, l’investitore già azionista dovrebbe presentare una dichiarazione che intende comunque sottoscrivere, mentre se non fosse già azionista non potrebbe partecipare all’operazione. Questo screma di per sé una fetta della domanda potenziale, quella del retail, rimettendo il verdetto sull’esito della ricapitalizzazione alle valutazioni degli investitori professionali. Che hanno la possibilità di intervenire in arbitraggio, dato che è in pista il cosiddetto sistema “rolling” che permette di richiedere le nuove azioni anche prima della conclusione dell’operazione, evitando così le strozzature connesse agli aumenti iperdiluitivi. Per contro chi ottiene le nuove azioni anzitempo non può avvalersi della revoca della sottoscrizione, neppure nel caso in cui ci fosse un aggiornamento del prospetto per l’emergere di fatti nuovi.

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