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Huawei, parla il ceo Richard Yu: «Diventeremo numero uno anche senza gli Stati Uniti»

Il Ceo Richard Yu (Afp)
Il Ceo Richard Yu (Afp)

PARIGI - «Non mi interessa tanto la quota di mercato, ma riuscire a investire sulla tecnologia per portare l’innovazione nei nostri smartphone» dice Richard Yu, ceo di Huawei Consumer Business Group durante le prime battute di un’intervista con alcuni giornali internazionali tra cui Il Sole 24 Ore, unica testata italiana. Yu è appena sceso dal palco dove ha presentato i nuovi P20 e P20 Pro, modelli di punta dell’azienda cinese in vendita da oggi (prezzo dai 679 a 899 euro) che puntano soprattutto sul comparto fotografico: il modello Pro in particolare monta tre diverse fotocamere di cui una da 40 megapixel. «Montare un sensore del genere su una superficie così piccola non è una cosa semplice e soprattutto è molto costoso. Lavoravamo a questi telefoni da circa 2 anni e mezzo».

C’è un cambio evidente nel racconto che Huawei fa di se stessa. Il focus è più sulle tecnologie e il design piuttosto che sui volumi da un paio di anni, ma lo è ancora di più da quando si è spinta sui processori costruiti in casa dedicati all'intelligenza artificiale. Settore in cui se la gioca con Apple, Samsung e produttori di chip come Qualcomm e di tecnologie di rete come Google e Amazon. Huawei è oggi il numero 3 al mondo negli smartphone, dietro a Samsung e Apple. Nel primo calo storico del mercato fotografato da Gartner a febbraio (-5,6% nel quarto trimestre), il gruppo cinese è l'unico della top 3 che ha accresciuto le vendite: secondo gli ultimi dati globali Samsung ha ora il 18,2%, Apple il 17,9% e Huawei il 10,8. «Probabilmente entro la fine del 2019 saremo i numeri 2 al mondo – spiega Yu – ma il mio target non è tanto questo, quanto portare la miglior fotocamera dell'industria ai consumatori, come stiamo facendo con il P20, oppure la batteria che dura di più. In questo siamo superiori a Apple e Samsung, loro hanno solo un marchio più forte. Investiamo oltre 10 miliardi di dollari in ricerca e sviluppo all'anno, con una crescita del 20% rispetto ai 12 mesi precedenti per avere in prodotti migliori».

Il problema del brand a dire il vero non c’è in Italia, dove Huawei è a un passo da Samsung – nei mesi natalizi è stato quasi un testa a testa - e sopra Apple. L’italia dopo la Cina è il primo mercato per il gruppo cinese. C’è un problema enorme dall’altra parte dell'Oceano, dove Trump, aiutato dagli ammonimenti di Cia e Fbi, ha di fatto quasi bandito gli smartphone di Huawei dal mercato per un tema di sicurezza e presunti legami con il governo cinese. I più grossi operatori locali non vendono i loro smartphone top di gamma e di recente anche Best Buy ha detto che non tratterà più telefoni Huawei. Yu dice più volte che non vuole parlare di questo, ma non è tipo molto capace di tenersi e con tono palesemente amareggiato risponde che «è una vicenda molto difficile. Non è un problema di tecnologia, non è un problema di prodotti. Abbiamo fatto di tutto per dimostrare che siamo attenti alla sicurezza. I consumatori ci amano, anche gli operatori e i retailer. È qualcun altro che… è un tema polico. Detto questo è solo questione di tempo, noi diventeremo numero 1 al mondo anche senza il mercato statunitense».

A proposito di America, parliamo di Facebook. Cosa ne pensa della vicenda Cambridge Analytica, con dati personali degli utenti usati per scopi che andavano ben oltre la loro consapevolezza? «È un tema molto preoccupante. Noi non abbiamo mai condiviso dati degli utenti con terze parti. Credo che una buona risposta sia in arrivo in Europa con la Gdpr (la nuova normativa sui dati personali, ndr). Sono convinto che sia una questione basilare da affrontare con un nuova regolamentazione».

Huawei è ormai anche un produttore di chip, visto che i nuovi telefoni, come anche il Mate 10, hanno al loro interno il Kirin 970 con un modulo dedicato all'intelligenza artificiale. Pensate di vendere i vostri chip ad altri? «Dovrei venderli a Apple o Samsung – scherza – perché dietro di noi ci sarà un consolidamento, altrimenti molti produttori moriranno. Resisterà solo chi avrà la capacità di mercato e finanziaria per fare investimenti e portare nuova innovazione su intelligenza artificiale e 5G».

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