Il London Metal Exchange rischia di diventare una sorta di discarica per l’alluminio russo, che con le sanzioni Usa è diventato quasi intoccabile. Quasi 100mila tonnellate di metallo – molto probabilmente in gran parte targato Rusal – sono entrate nei magazzini della borsa londinese, consegne che hanno accresciuto del 9,4% le scorte disponibili (on warrant), portandole a superare 1 milione di tonnellate. E questo potrebbe essere solo un primo assaggio di quello che accadrà nei prossimi giorni.
Un aumento così rapido e consistente delle scorte è un evento davvero raro. Eppure le quotazioni dell’alluminio, dopo un’iniziale cedimento, hanno ripreso a correre, spingendosi al record da sei anni: 2.331 dollari per tonnellata (tre mesi). Dopo le sanzioni contro Mosca il prezzo è salito di oltre il 15%. Diversi analisti avevano previsto che il metallo russo potesse riversarsi nei magazzini della borsa londinese. Quest’ultima infatti, a differenza del Cme, non ha sbarrato subito le porte alle forniture del gruppo di Oleg Deripaska: la «sospensione» del marchio Rusal entrerà in vigore solo il 17 aprile.
Inoltre non c’è alcun vincolo sull’alluminio che era già custodito dal Lme prima del 6 aprile, giorno in cui Washington ha decretato le sanzioni, cosa che potrebbe spingere alcuni operatori ad evitare – almeno finché non ci sarà maggiore chiarezza – qualunque ritiro dai magazzini della borsa. Fino a venerdì questi contenevano 450,650 tonnellate di alluminio di provenienza «Europa orientale», si presume in gran parte prodotto proprio da Rusal.
È probabile che anche le consegne di ieri, 94.450 tonnellate in tutto, portino lo stesso marchio. Il grosso è arrivato nei depositi olandesi di Rotterdam (dove c’è stato un aumento del 23,2% a 368.175 tonnellate) e Vlissingen, dove gli stock sono quasi raddoppiati a 65.275 tonnellate. Secondo Eoin Dinsmore, analista di Cru, potrebbe esserci un milione di tonnellate di alluminio di origine russa pronto per essere consegnato al Lme nei prossimi giorni: «Chiaramente la borsa è il luogo più trasparente in cui metter il metallo se si hanno problemi a finanziarsi o a venderlo».
Per Harbor Aluminium le forniture di Rusal che potrebbero essere parcheggiate al Lme sono ancora più grandi: fino a 6 milioni di tonnellate, un fiume in piena che potrebbe travolgere la borsa, ostacolando il suo funzionamento. Nell’ultimo decennio le scorte di alluminio sono state a lungo oggetto di speculazioni, che in qualche caso hanno provocato gravi distorsioni sul mercato: il Lme si era ritrovato con magazzini “intasati” al punto che in alcuni casi si erano create attese di anni per il ritiro del metallo.
Le quotazioni in alcune fasi sono rimaste depresse, mentre i premi volavano alle stelle. Il timore è che – sia pure in termini diversi e per motivi inediti – i problemi possano riemergere. Le stesse banche che hanno finanziato operazioni di carry trade con l’alluminio (a onor del vero oggi meno diffuse di un tempo) a questo punto potrebbero avere fretta di scaricare eventuale metallo di Rusal rimasto come collaterale. Lo schema classico delle speculazioni prevedeva che l’alluminio – comprato fisicamente e subito venduto sul mercato dei futures – venisse depositato in magazzino (al Lme o altrove, in luoghi meno regolati e visibili) per essere impegnato in cambio di denaro.
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