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Ecco quanto può costare alle banche il caro-spread

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i rischi per il credito

Ecco quanto può costare alle banche il caro-spread

È come se, a ogni soffio sul fuoco dello spread, l'incendio divampasse soprattutto sulle banche. Sul loro patrimonio. E, in un ultima analisi, sul credito. Sono gli istituti il vero obiettivo delle vendite di questi giorni. Basta guardare i numeri. Dal 15 maggio, data in cui è circolata la prima bozza del contratto di governo tra Lega e M5S, l'indice bancario italiano è caduto del 18,4%, il doppio di quanto perso dall'indice di Piazza Affari (-9,2%). E così, mentre lo spread tra Btp e Bund si allargava di oltre 100 punti base, le banche riuscivano a perdere qualcosa come 25 miliardi di capitalizzazione.

A perdere sono stati tutti i titoli. Da Banco Bpm (ieri -6,6%; -25,8% nelle ultime dieci sedute), a Mps (-7%; -24,5%), da Ubi Banca (-5,4%; -22%) a Mediobanca (-6,1%; -20%), da Unicredit (-3,8%; -17%) fino ad arrivare a Bper (-5,8%; -16,4%) e Intesa Sanpaolo (-3,2%; -16%).E pensare che, fino ad allora, il credito italiano si era distinto per essere il migliore in Europa. Un po' per la lunga stagione di incertezza vissuta negli ultimi anni, un po' per il lavoro certosino fatto dagli istituti per pulire i portafogli dai crediti deteriorati, il Ftse Banks si è era riscattato, riuscendo a guadagnare il 14,3% da inizio anno e sovraperformando gli indici europei, praticamente fermi al palo (+0,82% lo Stoxx 600, -2,5% lo Stoxx bancario).

LA CADUTA DELLE BANCHE ITALIANE
Il confronto tra l'indice del credito italiano, Piazza Affari e gli indici europei. Valori da inizio anno ribasati a 100.(Fonte: elaborazione Il Sole 24 Ore su dati Reuters)

Ma perché quando l'Italia torna a far paura sui mercati, le banche sono l'asset che subisce il contraccolpo più duro delle vendite? A intimorire gli investitori oggi sono le prospettive di nuove elezioni politiche, e soprattutto l'ipotesi che i partiti euro scettici possano avere la meglio. Il rischio, estremo, di un'uscita dell'Italia dalla moneta unica, e di una eventuale ridenominazione dei titoli di Stato (con la relativa perdita generata dalla svalutazione della moneta) costringe i grandi investitori - fondi di investimento, fondi pensioni o assicurazioni - ad alleggerire i portafogli dei titoli italiani per ridurre il rischio.

“Per ogni 100 punti base di allargamento del differenziale, il valore mark-to-market dei Btp in mano agli istituti si riduce di 3,5 miliardi di euro”

 

Se i bond governativi al momento godono della protezione parziale dalla Bce, che con i suoi acquisti riesce a evitare tracolli eccessivi, sui listini azionari questo “ombrello” non c'è. Una condizione, questa, che attira anche gli investitori che speculano al ribasso su un basket di titoli particolarmente liquidi come sono le banche italiane. Da qua, le vendite più violente ricadono sulle banche, che sono tra le maggiori detentrici di debito pubblico. L'aumento dello spread, del resto, si traduce in un calo del valore del portafoglio dei titoli governativi.

Secondo i calcoli di Equita Sim, per ogni rialzo dello spread di 100 punti, i primi dieci istituti italiani arrivano a perdere circa 3,48 miliardi in termini di valore dei titoli di Stato italiani in portafoglio. Significa una perdita del 3,7% della capitalizzazione, pari a 3,4 miliardi di euro. Ma il mark to market negativo sui bond sovrani impatta direttamente anche sul Cet 1 ratio, che scende di 37 punti base.Con un ratio patrimoniale più fragile e un rischio sovrano sulle spalle, le banche scontano anche una minore capacità di erogare credito a famiglie e imprese. Il legame pericoloso tra Btp e banche rischia insomma di riaccendersi. E di bruciare non solo il capitale degli investitori, italiani e stranieri, ma anche di soffocare del tutto la fragile ripresa economica.

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