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Perché in un mese le azioni Fang hanno perso più del Pil di Grecia e…

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L'Analisi |LE AZIONI FANG

Perché in un mese le azioni Fang hanno perso più del Pil di Grecia e Portogallo

Hanno raggiunto valutazioni talmente da capogiro che una correzione importante - come quella registrata da inizio ottobre - rende eclatante la proporzione della perdita (virtuale). Ci riferiamo alle Fang stocks, ovvero a (F)acebook, (A)mazon, (N)etflix e (G)oogle Alphabet. Da ottobre hanno perso oltre 500 miliardi di dollari, più del Pil di Grecia e Portogallo messi insieme (400 miliardi).

Se poi andiamo ad arricchire l’acronimo di un’altra A, quella di Apple (e quindi passiamo al Faang) dobbiamo aggiungere altri 130 miliardi alla svalutazione borsistica. Il titolo della società di Cupertino da inizio ottobre ha perso il 12% (da 227 a 200 dollari ad azione) tornando sotto la soglia del trilione di dollari di capitalizzazione traguardata proprio a inizio ottobre. I conti di Apple dell’ultimo trimestre - presentati venerdì scorso - hanno deluso gli investitori perché sono stati venduti 46,89 milioni di iPhone contro i 47,5 milioni previsti. Questo spiega la brusca correzione.

Le trimestrali hanno condizionato anche gli altri titoli del gruppo Faang. Nel terzo trimestre Amazon ha fatto molto bene (utile decuplicato a 2,9 miliardi di dollari, molto sopra le stime) ma ha indicato che il quadro peggiorerà nell’ultimo quarto dell’anno, peraltro quello più importante perché coincide con il periodo natalizio. E questo ha messo pressione sul titolo che, come Apple, ha perso la soglia del trilione di dollari scivolando a 770 miliardi. Nel dettaglio la società fondata de Jeff Bezon (oggi l’uomo più ricco del pianeta) stima una crescita dei ricavi inferiore alle previsioni: nella migliore delle ipotesi cresceranno del 20% a 72,5 miliardi di dollari. Ma gli analisti avevano già messo in cantiere 74 miliardi di dollari. Ecco come mai chi avesse acquistato Amazon un mese fa oggi affronterebbe una perdita in conto capitale superiore al 20%.

Anche Alphabet, la società che controlla Google, ha lanciato qualche segnale di difficoltà. Nel terzo trimestre hanno deluso in particolare i ricavi, cresciuti del 21% a 33,7 miliardi di dollari. Quello che preoccupa gli investitori è però in particolare la discesa del costo per click, un elemento chiave per la pubblicità online. Per questo motivo da inizio ottobre il titolo in Borsa ha ritracciato del 15%.

Non tutte le Fang stocks hanno deluso le attese. È il caso di Netflix. Lo scorso 17 ottobre ha pubblicato conti migliori delle previsioni (utili triplicati, ricavi su del 33% mentre il numero degli abbonati è salito di 6,96 milioni, a fronte dei 5,09 milioni attesi da Wall Street). Dopo un balzo iniziale il titolo però si è accodato algoritmicamente alla correzione complessiva delle azioni statunitensi e in particolare dei titoli tech.

Anche Facebook ha sorpreso positivamente gli investitori. Per la verità i ricavi hanno deluso (sono cresciuti del 33% ma meno del previsto). Dei conti è piaciuta in particolare la visione prospettica data dal fondatore Mark Zuckerberg che ha indicato che i margini smetteranno di ridursi dopo il 2019. Un segnale in controtendenza per una società che ha registrato negli ultimi due trimestri la crescita più bassa di nuovi utenti della sua storia e che ha iniziato a far storcere il naso a molti investitori. Per questa ragione Facebook da inizio anno è in passivo (-16%) a fronte del +35% di Amazon, del +18% di Apple e del +60% di Netflix. Mentre Alphabet è vicina alla parità ma lontana dal +20% dei massimi annui.

A conti fatti (e riportati) le Faang stocks sono chiamate adesso a una doppia sfida per restare sui vertiginosi livelli attuali. Continuare a migliorare se stesse (e a battere le stime) in un contesto economico in cui i principali attori (Usa, Cina ed Europa) hanno già raggiunto il picco di crescita di periodo e con ogni probablità dal 2019 rallenteranno il passo.

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