Dopo i maxi-contratti con gli americani, la Polonia ha completato la strategia per l’indipendenza energetica da Mosca dando via libera alla costruzione del Baltic Pipe: un gasdotto lungo 900 chilometri che dal 2022 – proprio quando scadranno i contratti con Gazprom – le consentirà di rifornirsi direttamente dalla Norvegia, via Danimarca.
Ad annunciare la decisione finale di investimento sono state la polacca Gas System e la danese Energinet, che realizzeranno l’opera per un costo stimato tra 1,6 e 2.14 milioni di euro.
Se la Polonia è ormai persa, la Russia continua però a conquistare quote di mercato in Europa, non solo con le tradizionali vendite via pipeline (che coprono oltre il un terzo delle nostre importazioni) ma ora sempre di più anche con il gas naturale liquefatto: una competizione diretta con gli Stati Uniti, che sta provocando una crescente irritazione a Washington e che potrebbe accelerare un ulteriore giro di vite alle sanzioni in campo energetico già da tempo minacciate dagli americani.
Grazie al rapido sviluppo di Yamal Lng, impianto inaugurato solo un anno fa da Novatek con la francese Total e la cinese Cnpc, Mosca è già diventata il secondo fornitore europeo di Gnl, con una quota del 17% tra 1° e il 26 novembre secondo dati Icis, contro il 25% del Qatar.
Solo l’8% delle importazioni ci è arrivato dagli Usa, che sono superati anche dall’Algeria (15%) e dalla Nigeria (13%). Ed è solo l’inizio.
Molto presto, forse già entro fine anno, la Russia potrebbe conquistare il primo posto in classifica. Yamal Lng sta infatti avviando il terzo treno di liquefazione, che farà salire la capacità da 11 a 16,5 milioni di tonnellate l’anno (in aggiunta ai 9,6 milioni dell’altro impianto russo di Gnl, Sakhalin-2) e dalla settimana scorsa ha trovato il sistema per accelerare l’export, appoggiandosi a porti in Norvegia per trasbordare il Gnl dalle metaniere rompighiaccio a navi più piccole e agili.
Il transfer avveniva già in precedenza in Francia, Belgio e Olanda. Ma la Norvegia è molto più vicina alla Russia e consente di liberare più in fretta le metaniere adatte ai climi artici.
Il sindaco di Honningsvag, la località sui fiordi norvegesi in cui avvengono i trasbordi, ha dichiarato che ne sono previsti (per contratto) 150-160 tra novembre e giugno: un via vai di navi che secondo i calcoli della Reuters equivale a movimentare 11,7 milioni di tonnellate di gas liquefatto.
Gli Usa, impegnati a loro volta nella conquista del mercato europeo, non gradiscono. «Volumi addizionali di gas russo mineranno gli sforzi di diversificazione dell’Europa», avverte il dipartimento di Stato Usa, interpellato da Reuters. «Stiamo lavorando a stretto contatto con i nostri partner europei per accrescere la loro sicurezza energetica, promuovendo la diversificazione dei combustibili, delle rotte di trasporto e dei Paesi fornitori».
La risposta di Mosca è arrivata a stretto giro, attraverso l’Ambasciata russa a Oslo: «Dichiarazioni del genere sono un esempio lampante del ricorso a strumenti politici per perseguire una competizione iniqua, che trasgredisce ai principi del libero commercio».
Polemico anche il Governo norvegese. «L’Europa ha un mercato del gas che funziona bene – ha dichiarato il ministero dell’Energia – Il trasferimento ship-to-ship del Gnl russo nel nord della Norvegia è un affare commerciale, che non riguarda il ministero».
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