Non l’hanno fermato né il ghiaccio polare né le sanzioni americane. Yamal Lng – l’impianto di Novatek che ha imposto la Russia anche sul mercato del gas liquefatto – è stato completato a velocità da primato, in anticipo di un anno rispetto ai piani originari (considerati ambiziosi) e senza sforare il budget di 27 miliardi di dollari.
«È un risultato senza precedenti per l’industria», ha commentato Patrick Pouyanné, ceo di Total, che ha presenziato alla cerimonia di inaugurazione accanto al premier russo Dmitry Medvedev. E davvero si tratta di un successo straordinario, tanto straordinario da aver fatto drizzare le antenne a Washington, oggi lanciata a conquistare l’Europa con il gas «made in Usa».
La compagnia francese non sembra in allarme. Al contrario. Non solo non ha rallentato le atti vità in Russia, ma è in piena espansione e progetta nuovi investimenti.
Di Novatek – colpita dalle sanzioni americane fin 2014, quando Mosca si era annessa la Crimea – Total non è solo parter privilegiata, ma addirittura azionista con il 19,4%. In Yamal Lng partecipa con una quota del 20%, pari a quella della cinese Cnpc (Novatek ha il 51%, il fondo Silk Road il resto). E lo scorso aprile si è accordata per rilevare il 10% di Arctic Lng 2, il prossimo progetto di Novatek, da 25,5 miliardi di $, in cui si candida a investire anche Saudi Aramco.
I successi nell’Artico russo finora hanno premiato la fiducia. Il primo carico di gas liquefatto da Yamal era salpato solo a dicembre dell’anno scorso. Da allora ne sono partiti più di cento (il traguardo è stato celebrato pochi giorni fa), diretti in qualche caso persino negli Stati Uniti. E Mosca, che via tubo soddisfa oltre un terzo del fabbisogno europeo di gas, ora è anche uno dei nostri maggiori fornitori di Gnl, con il 17% del mercato a novembre contro appena l’8% degli Usa secondo Icis.
A Yamal Lng – costruito sul permafrost, in un’area sperduta sopra il circolo polare artico dove le temperature crollano a -50° C d’inverno – il secondo treno di liquefazione del gas era già pronto ad agosto, ultimato in poco più di sei mesi. Ieri si inaugurava il terzo, che porta la capacità complessiva a 16,5 milioni di tonnellate l’anno di Gnl: una volta rigassificati sono 22,5 miliardi di metri cubi, volumi pari a quasi un terzo dei consumi italiani.
In construzione c’è anche un altro mini-impianto da 0,9 Mtpa (avvio previsto a inizio 2020), ma Yamal Lng fin d’ora rappresenta una realtà importante. Mosca, sottolineava ieri Medvedev, ha appena moltiplicato per due volte e mezza la capacità di produzione di Gnl e ora controlla circa il 10% dell’offerta mondiale.
Il mercato preferenziale, almeno nel breve periodo, dovrebbe continuare ad essere l’Europa, che potrà ricevere anche carichi spot, ha detto Pouyanné. La produzione di Yamal Lng supera infatti la capacità nominale, che per oltre il 90% è assegnata con contratti di lungo termine (uno dei clienti è Gazprom).
In Asia la domanda oggi è debole, nonostante nell’emisfero nord sia inverno, e il Gnl sul mercato spot scambia ai minimi da sei mesi (8,8 $/mmBtu). I noli delle metaniere inoltre si mantengono a livelli record, incoraggiando le spedizioni verso mete più vicine. Tanto più che ora Novatek impiega la Norvegia come punto di trasbordo del Gnl dalle navi di classe artica: una pratica che ha già sollevato reazioni irritate al dipartimento di Stato Usa.
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