«Il BTp è in una fase di congestione di mercato. Cioè: da marzo ad oggi ha “ondeggiato” attorno a livelli di prezzo che non sono troppo cambiati» spiega Silvio
Bona, analista tecnico indipendente. «Una dinamica, però - aggiunge Alessandro Aldrovandi, analista finanziario -, contraddistinta
da oscillazioni sempre più ampie che preludono, nel breve periodo, al possibile cambiamento della situazione. Cioè: il ribasso
dei corsi del governativo».
Così gli esperti valutano il titolo di Stato decennale italiano. Un bond che, ovviamente, contribuisce ad individuare lo Spread BTp-Bund. Quest’ultimo, a ben vedere, dai 252,2 punti base di inizio anno è passato ai 260 di ieri. I numeri, insomma, segnalerebbero
un leggero deterioramento della situazione del nostro decennale. Sennonché, essendo lo Spread una differenza tra due rendimenti,
bisogna sempre considerare anche il tasso del titolo tedesco. Ebbene: quest’ultimo è passato da un rendimento positivo di
0,25 punti agli attuali 24 basis point negativi. Lo yield del BTp, dal canto suo, è sceso dal 2,7% al 2,36%. Cioè: il tasso
italiano è in realtà calato ma meno di quello tedesco. Ecco quindi che, per meglio comprendere la situazione in cui ci troviamo,
è più utile guardare al solo asset di casa nostra. Un titolo che, a causa delle molteplici variabili geo-politiche, rimane
comunque difficile da decifrare. In tal senso l’analisi tecnica può essere un utile strumento d’interpretazione. Come? In
primis, considerando l’andamento del rendimento del governativo.
«Il tasso del BTp - afferma Bona - è, sul lungo periodo, inserito in un canale rialzista». Vale a dire: si susseguono resistenze
e supporti posizionati a livelli via via maggiori. «All’interno di questo trend il rendimento del titolo di Stato, negli ultimi
tempi, è sceso. Si è avvicinato alla parte inferiore del canale» (supporto dinamico dove la pressione agli acquisti è superiore
a quella delle vendite, ndr) ed «è probabile possa diminuire ancora un po’». Nel momento in cui il tasso arriverà in area
2,2% «dovremmo assistere al suo rimbalzo, con il corrispondente calo del prezzo del BTp stesso». A quel punto bisognerà
vedere «se il rendimento sarà in grado di “bucare” al rialzo la resistenza statica (livello dove la pressione dei ribassisti
è maggiore degli acquirenti, ndr) posizionata in area 2,7%. In quell’ipotesi assisteremmo all’inversione di tendenza del
calo dei tassi degli ultimi tempi».
Le quotazioni del titolo...
A ben vedere le valutazioni sul rendimento vengono confermate anche guardando l’altra faccia della medaglia. Cioè il prezzo
del BTp decennale. «Il grafico del titolo indica una resistenza a 132 punti - dice Aldrovandi -. Se fosse superata verso l’alto
potrebbe proseguire l’attuale trend. Le premesse, tuttavia, sono differenti». Vale a dire? «Dal punto di vista dell’analisi
tecnica si è creato quello che in gergo si chiama “broadening pattern”. Cioè: un susseguirsi di oscillazioni, all’insù e all’ingiù,
sempre più ampie che, statisticamente, preannunciano l’inversione di tendenza». L’eventuale ritracciamento del governativo
italiano sarebbe confermato nel caso della violazione, «al ribasso, del supporto posizionato in area 128,5 punti» conclude
Aldrovandi.
...e quelle del future
Ciò detto, tiene a precisare l’analista indipendente Roberto Camerlingo, «il cambiamento strutturale dell’attuale impostazione
laterale si avrà solamente quando il future andrà al di sotto di quota 112 euro». L’esperto sottolinea che «da inizio anno
il derivato sul decennale italiano si è mosso lateralmente nell’intervallo compreso tra 127 e 129,5 euro. Poi, negli ultimissimi
tempi, c’è stato il suo rialzo che l’ha portato in area 131 euro». A questo punto è essenziale monitorare il livello inferiore
del canale prima descritto (127 euro). «Se questo”pavimento” venisse rotto all’ingiù il titolo di stato italiano potrebbe
arrivare fino all’area 112-114 euro».
Al di là dei vari livelli e numeri indicati è chiaro che gli esperti sottolineano come la quotazione del decennale italiano sia in “stand by”. Gli investitori, in caccia di rendimento a fronte dei tassi sotto zero di molti altri titoli governativi, hanno deciso di esporsi sul debito italiano. Questa situazione, però, è contingente. Non può escludersi che, nel momento in cui venisse dato il via libera alla Procedura d’infrazione da parte dell’Ue (la data rilevante è il 9 luglio con la riunione dell’Ecofin), gli operatori rivedano le loro posizioni. Senza dimenticare, poi, gli interventi delle agenzie di rating. In particolare: il 9 agosto è la volta di Fitch (BBB negativo) . Successivamente, il 6 settembre, tocca a Moody’s (Baa3 stabile). Infine: il 25 ottobre sarà di scena S&P (BBB negativo). Si tratta di appuntamenti importanti non perchè, come troppi sostengono, siano l’espressione di un complotto contro l’Italia. Bensì perchè, nel momento in cui il merito di credito del Paese finisse vicino al livello di “spazzatura” (o perdesse il livello di “investment grade”), gli operatori istituzionali sarebbero per regolamento obbligati a vendere i BTp. L’attuale compagine governativa fa la voce grossa, per solleticare il suo elettorato, e snobba i rischi legati allo scontro con Bruxelles. Vedremo se i mercati, che piaccia o non piaccia possono”farci male”, continueranno a valutare sensato l’attuale premio al rischio sull’Italia. Allacciamoci le cinture...
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