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Dossier Oro al record da 5 anni. Tutti i perché di un rally che potrebbe…

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    Dossier | N. 8 articoli L'oro torna a brillare

    Oro al record da 5 anni. Tutti i perché di un rally che potrebbe durare

    La Federal Reserve sembra aver dato la spinta decisiva all’oro, proiettandolo ai massimi da oltre 5 anni, a un soffio da 1.400 dollari l’oncia: uno slancio che ha permesso di superare forti resistenze tecniche e che secondo alcuni analisti potrebbe aver spianato la strada a un rally vigoroso e duraturo, come non se ne vedevano da molto tempo.

    Il metallo prezioso ha reagito con un balzo di oltre il 2,5% alla riunione della banca centrale statunitense, raggiungendo un picco di 1.394,11 dollari – record da settembre 2013 – durante le ore di contrattazione sui mercati asiatici. Benché le quotazioni abbiano in seguito limato i rialzi l’oro, sostenuto anche dalle crescenti tensioni in Medio Oriente, continua tuttora a scambiare sopra 1.380 dollari: ben oltre la soglia di 1.350 dollari che nell’ultimo decennio si era dimostrata una barriera difficilissima da scavalcare.

    Il fatto che la resistenza abbia finalmente ceduto (l’ultima volta era successo, per un breve periodo, nell’estate 2016) ha favorito ulteriori acquisti da parte dei fondi algoritmici, sempre più attivi sui mercati finanziari.

    La Fed non ha modificato i tassi di interesse, ma si è mostrata aperta ad un taglio del costo del denaro nei prossimi mesi, che sarebbe il primo dal 2008. Potrebbe anche non farlo: al momento il comitato monetario è diviso e l’economia Usa, nonostante qualche segnale di debolezza, è ancora solida. Ma anche le altre maggiori banche centrali – a cominciare dalla Bce – sono tornate a una politica monetaria accomodante. E comunque quel che più conta sono le aspettative del mercato, che al momento lasciano poco spazio ai dubbi.

    Il cambio del dollaro è sceso ai minimi da sei mesi nei confronti di un paniere delle maggiori valute e il rendimento dei titoli di Stato Usa a dieci anni è ulteriormente crollato, finendo sotto il 2% (altra importante soglia tecnica e psicologica) per la prima volta da novembre 2016.

    L’oro non stacca cedole. Ma oggi come oggi non si tratta di un grave handicap, vista la massa crescente di debito (sovrano e corporate) con rendimenti sotto zero: nel mondo circolano obbligazioni con rendimento negativo per 12.500 miliardi di dollari di controvalore, un record storico.

    Il lingotto nel frattempo sta riguadagnando appeal anche come bene rifugio, non solo di fronte al rischio di una brusca frenata dell’economia globale (legata in gran parte alle guerre commerciali) ma anche di fronte alle crescenti tensioni geopolitiche.

    Oggi l’Iran ha abbattuto un drone Usa, che sostiene avesse sconfinato nel suo spazio aereo: un evento che potrebbe scatenare un’ulteriore escalation militare nell’area. Le quotazioni del petrolio hanno reagito con un rialzo di circa il 3%, che ha spinto il Brent sopra 63 dollari al barile.

    Dopo essere stati a lungo ribassisti, gli hedge funds sono tornati a scommettere sull’oro: l’esposizione netta al Comex è tornata ad essere «lunga» (all’acquisto) per 156.718 contratti.

    Quanto agli investimenti in Etf, il patrimonio è cresciuto in 12 degli ultimi 14 giorni e nel mese di giugno è aumentato di circa il 3%, ossia intorno a 3 miliardi di dollari.

    Anche i volumi di scambio, segnala il World Gold Council, sono esplosi: questo mese ce ne sono stati per un controvalore di oltre 150 miliardi di dollari al giorno, soprattutto sul mercato Otc londinese, contro una media di 115 miliardi nel 2018 e nella prima parte di quest’anno.
    @SissiBellomo

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