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Questo articolo è stato pubblicato il 13 febbraio 2013 alle ore 08:44.

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Il Parco, poi, partecipa a tre distretti tecnologici: Agrobio e pesca ecocompatibile, Navtec (trasporti navali, commerciali e da diporto) e micro e nano sistemi. Oltre a essere capofila del distretto biomedico in via di costituzione di cui fanno parte università, centri di ricerche e aziende: «Il distretto biomedico siciliano, che si costituirà ufficialmente nelle prossime settimane, fa parte delle eccellenze che costituiscono il patrimonio italiano della ricerca da proporre in Europa – ha affermato Fabrizio Cobis, dirigente della direzione generale per il coordinamento e lo sviluppo della ricerca del Miur nel corso di un recente incontro proprio a Catania – per investire bene le risorse comunitarie disponibili non bisogna più operare individualmente ma all'interno di un sistema. Valorizzare un territorio non equivale soltanto a fornire finanziamenti ma soprattutto a individuare i migliori ambiti di competenza e favorirne condizioni di contesto stabili. Ecco perché il Distretto biomedico e il Progetto Siasops hanno potenzialità nazionali e internazionali ma con positive ricadute per le politiche di sviluppo locale».

Se vogliamo parlare di budget, gli investimenti totali ammontano a 47,2 milioni da quando il parco esiste mentre quelli pianificati nel triennio 2011-2015 raggiungono quota 22,2 milioni. Ma nonostante l'impegno e anche le collaborazioni con gli incubatori di impresa il parco siciliano stenta a far germogliare dentro di sé nuove aziende innovative: «Il nostro vero traguardo è quando la ricerca diventa business – incalza il presidente – premiando l'esperienza e la competenza e tramutandoli in risultati. Tra i nostri obiettivi c'è per esempio il progetto Smart4 Sicily: si tratta di un sistema permanente di sostegno alla ricerca industriale per il trasferimento alle imprese delle tecnologie e dell'innovazione presenti sul territorio. Una piattaforma virtuale per il matching tra domanda e offerta di tecnologie, competenze, spazi fisici e finanza. Presto le imprese protagoniste di questa rete potranno accedere alla piattaforma web delle tecnologie del territorio, pubblicate e condivise dai ricercatori con le informazioni sulle attività svolte, in corso e future». A questa logica rispondeva il progetto di integrazione con Sviluppo Italia Sicilia: in quel caso il parco poteva essere al servizio di imprese che avrebbero investito nell'isola, ma anche per la nascita di nuove imprese.

Una collaborazione che continua, soprattutto per quanto riguarda l'incubatore di imprese di Messina che fa capo appunto a Sviluppo Italia Sicilia. Ma qualsiasi strategia di sviluppo, di crescita del Parco non può prescindere dal ruolo della Regione siciliana: il progetto del Parco, anche sull'esempio di altre strutture simili, è quello di aprirsi ancora di più ai privati, di farli diventare determinanti nelle scelte di governance: «Siamo pronti a dialogare e discutere con chi è interessato, anche per compiti istituzionali, a rafforzare la ricerca al servizio delle aziende».

IL RATING DEL SOLE
Il punteggio
Attraverso una griglia di 8 variabili ciascun distretto viene definito nei suoi punti di forza e di debolezza. Nel caso del Pst siciliano spiccano le capacità di accedere ai fondi e di fare rete, nonché buoni rapporti con il mondo scientifico
IL GIUDIZIO
-
PUNTI DI FORZA
1
CAPACITÀ DI ACCEDERE AI FONDI

È sicuramente uno dei punti di forza del Parco: i progetti sono quasi tutti finanziati con i fondi europei sia a gestione nazionale sia a gestione diretta della Ue
ALTA
-2
CAPACITÀ DI FARE RETE

Soprattutto negli ultimi anni sono state avviate numerose collaborazione che si sommano a quelle che erano già in corso puntando ancora di più sulle alleanze
BUONA
-3
RAPPORTI CON IL MONDO SCIENTIFICO

A partire dal presidente (quello attuale, ma anche il suo predecessore Antonio Catara) che arriva dall'Università di Catania il legame è sempre forte
DISCRETA
-
PUNTI DI DEBOLEZZA
1
CAPACITÀ DI REGISTRARE BREVETTI

Sono cinque i brevetti registrati frutto della ricerca del Parco scientifico
e tecnologico della Sicilia. In quasi vent'anni di esistenza sono veramente un po' pochi
BASSA
-2
GRADO DI APERTURA

Con una presenza così ingombrante della Regione siciliana all'interno del parco (detiene l'88% delle quote) resta difficile coinvolgere i privati nelle attività di ricerca
SCARSA
-3
CAPACITÀ DI CREARE START UP

Nononostante l'impegno, soprattutto negli ultimi anni anche con accordi con Sviluppo Italia, dal Parco scientifico e tecnologico catanese non si è insediata alcuna start up
INSUFFICIENTE
-

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