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Questo articolo è stato pubblicato il 19 febbraio 2013 alle ore 08:15.

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Gli obiettivi sono ambiziosi: portare i risultati della ricerca di base al servizio delle imprese. Un contributo non da poco, soprattutto in questo periodo di grandi difficoltà per il mondo produttivo, dove la crisi ha sforbiciato pure gli investimenti per migliorare proccesi e prodotti.

Della "missione ricerca" si fa carico il Tecnopolo di Ravenna e Faenza, struttura nata come idea con il programma Por 2007-2013, diventata poi operativa nel 2011 dopo la selezione di programmi e progetti da parte della Regione Emilia-Romagna.
L'economia ravennate poggia su tre pilastri: il manifatturiero, il settore marittimo e l'agroindustria. Secondo gli ultimi dati del bollettino della Camera di Commercio, nel terzo trimestre 2012 la produzione dell'industria manifatturiera ha perso il 4,7% rispetto al terzo trimestre dell'anno precedente. Il fatturato ha lasciato sul terreno il 3,7% mentre gli ordini sono in calo di quasi il sei per cento. Il barometro della congiuntura segna però ancora condizioni perturbate con un calo stimato dell'1,8% per il valore aggiunto industriale nel 2013. Un quadro che si riflette ovviamente in modo negativo anche sui livelli occupazionali.
In questo contesto si inserisce l'attività di ricerca e sprimentazione del Tecnopolo, che fin dalla nascita si è indirizzato essenzialmente su tre filoni: lo studio e l'applicazione di nuove fonti di energia; la nautica; i nuovi materiali.

Due i centri di competenza: quello di Ravenna, dove oltre a nautica e energia è stata avviata anche una sezione dedicata al restauro dei beni culturali utlizzando innovative tecniche di intervento; quello di Faenza dove invece sono studiati e realizzati nuovi materiali, in particolare nel settore ceramico, data la vicinanza con il distretto emiliano-romagnolo.
I promotori del Tecnopolo di Ravenna sono la Provincia, la Camera di Commercio, le amministrazioni comunali di Ravenna e Faenza, l'Autorità portuale. Agli enti pubblici si aggiunge la stretta collaborazione scientifica e tecnologica dell'Università di Bologna e del Cnr (Centro nazionale ricerche). Una struttura organizzativa che ha al suo apice il consorzio pubblico-privato Centuria Rit (Romagna innovazione tecnologica), società che opera come parco scientifico e che ha come obiettivi lo sviluppo dell'innovazione, lo scambio della conoscenza tecnologica e essere uno dei punti di riferimento per il mondo industriale.

«Può sembrare un fatto inusuale – spiega Alberto Rebucci, dirigente attività produttive e politiche comunitarie della Provincia di Ravenna –, ma il Tecnopolo non ha un proprio consiglio di amministrazione. I promotori hanno scelto, d'intesa con la Regione, di far parte del consorzio Centuria che ha il compito di coordinare tutte le singole attività dei poli di ricerca del territorio».

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