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Questo articolo è stato pubblicato il 27 febbraio 2013 alle ore 08:30.

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Ruoli distinti – il parco scientifico, l'incubatore – per servire una provincia che conta oltre 92mila imprese operative, cui si aggiungono altre 18.500 sedi secondarie o stabilimenti di altre unità con sede altrove. Dati che ne fanno la prima provincia del Veneto per attività imprenditoriale, la nona in Italia, e vedono la prevalenza della piccola dimenzione: il 93,8% ha meno di nove addetti.

Eppure, qui la presenza di società di capitali è maggiore di quella livello nazionale, e Padova vanta il primo posto in regione – il sesto in Italia – per entità dei brevetti: nel corso del 2011 ne sono stati depositati 2.110, un terzo del totale veneto.
In questo quadro il parco scientifico Galileo nasce nel 1997, per curare la progettazione europea per conto dell'università. Nel 2001 la fusione con l'azienda speciale della locale Camera di commercio, Tecnopadova, orientata all'innovazione. «Una storia lunga, che oggi rende necessario un ripensamento», spiega Giuseppe Stellin, nella doppia veste di presidente del parco e di prorettore dell'università di Padova con delega al trasferimento tecnologico. «Una società di consulenza, Kpmg, è stata incaricata di studiare il possibile riposizionamento del Galileo». Se il legame fra ateneo e parco scientifico è assicurato, il ponte con le aziende si regge su servizi e attività mirati. Oggi le aree di attività principali riguardano il design industriale e i nuovi materiali, per sostenere l'innovazione di prodotto nelle aziende anche di piccole dimensioni.
Sid – Scuola italiana design – è uno dei marchi del parco scientifico: fra biennio post diploma e specializzazione, è al tempo stesso centro di istruzione e di innovazione al quale le aziende possono rivolgersi direttamente, per avere un punto di vista giovane e non condizionato (come è avvenuto in passato per Alfa Romeo) affidando un progetto agli studenti, oppure, per richieste più particolari, accedendo al creative lab composto da designer professionisti.

La seconda area strategica è Matech: l'obiettivo è fare scouting tecnologico e trasferimento alle aziende in tema di materiali innovativi: «Parliamo di prodotti già sul mercato, che individuiamo nelle fiere all'estero, e che annullano i costi di ricerca e sperimentazione» dice Massimo Malaguti, direttore, mostrando la banca dei materiali, dove si trovano tessuti prodotti con fibre ottenute dagli ascarti di lavorazione del latte e vetri che premendo un pulsante cambiano da trasparenti a opachi. Un format che viene riproposto nei "Matech point" attivato in altre regioni, dal Friuli-VG alla Basilicata.
In fase di potenziamento è anche l'attività di Ban (business angel network): nel 2012 le richieste sono esplose con 212 proposte di impresa esaminate nei momenti di incontro organizzati fra potenziali investitori e aspiranti imprenditori. Una convenzione è in fase di studio fra il Galileo e l'incubatore dell'ateneo cittadino, Start Cube, per attivare una sorta di processo a due stadi, dividendo i compiti di chi gestisce le primissime fasi e di chi invece si occupa di sostenere crescita e ricerca di capitali.

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